Di Batman, bellezza e atrocità

Paolo Interdonato | post-it |

Prosegue la mia relazione tossica con l’orrido social network di proprietà del tipo che voleva fare a botte con Elon Musk e che, per come vanno le cose, potrebbe essere un futuro presidente degli Stati Uniti che The Boys scansate proprio.
Senza alcun ritegno, il mio compagno di vita digitale mi rinfaccia di quella volta che, con grande stupore, avevo scoperto che il numero di maggio 1969 della rivista “Esquire” conteneva un servizio fotografico con Nico e Andy Warhol che facevano cosplay di Batman e Robin.

Tra il 1966 e il 1968, il Batman noto al più vasto pubblico era quello televisivo interpretato da Adam West. Te lo ricordi? Un tipo morbido, con un pigiama grigio, le sopracciglia disegnate a matita sulla maschera e il cinturone che serviva soprattutto a nascondere la pancetta. Si muoveva in un mondo pastello e di gusto discutibile che, con il tempo, abbiamo imparato a definire “camp”.

“Esquire” era una rivistona destinata a un pubblico maschile interessato a moda e arte. Harold Hayes, che diresse il mensile tra il 1961 e il 1963, stava facendo un gran lavoro. Aveva cambiato il formato della rivista rendendo le sue pagine più grandi di quelle delle concorrenti e aveva coinvolto gli scrittori che stavano dando forma e vita al “New Journalism”. Sulle pagine di “Esquire” si leggevano gli interventi di gente come Norman Mailer, Tim O’Brien, Gay Talese e Tom Wolfe.
Sul numero di maggio, c’era una selezione di queste foto.

Solo per darti un’idea dei tempi e della rivista, appena tre mesi dopo, sul numero datato agosto 1969, “Esquire” pubblica un reportage firmato da Normand Poirier. Si intitola “An American Atrocity” ed è il primo articolo scritto da un reporter statunitense  a fornire informazioni dettagliate sui crimini commessi dall’esercito USA contro i civili vietnamiti.

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