Facciamo una rivista come se stessimo giocando. Non c’è nulla di più serio del divertimento. Per godere, devi impegnarti con tutto quello che hai, con tutto quello che sei. Certo, è un gioco intellettuale che inizia nella testa, ma, subito dopo, richiede il coinvolgimento di tutto il corpo.
Scriviamo, disegniamo, leggiamo, chiacchieriamo, litighiamo, recitiamo con tutto il corpo. Paiono vizi e vezzi dettati da una gran pigrizia, ma non lo sono. Non lo sono per niente.
Per giocare, godere e usare testa e corpo, ci diamo delle regole. Ce ne sono alcune che non puoi vedere, come le nostre regole editoriali (già: in redazione bisogna gestirsi l’ocd di uno dei due codirettori – che non è l’altro – è abbiamo un manuale che racconta le regole formali – e non solo – per i nostri articoli). E poi ci sono quelle evidenti e lampanti, determinate dal tema del mese e dall’editoriale.
Riassumo rapidamente quello che è successo su (Quasi) fino a ora. Un mese alla volta.
L’anno di (Quasi) inizia sempre a gennaio. Bella forza, dirai, è una convenzione che usiamo tutte e tutti.
Non è vero. Lo dici solo per darmi torto!
Settembre è un buon punto di partenza per l’anno: sono finite le vacanze estive che, per la maggior parte di chi lavora, sono il periodo di pausa più lungo nel corso dell’intero anno; inizia l’anno scolastico; il lavoro ci fa più schifo che mai; la pelle sente ancora di caldo e salsedine, oppure i piedi di scarponi e cammino, o – e sono i casi che preferisco – la testa di reggae, letture scarmigliate e notti che non finiscono.
Se lavori in accademia – Ah! L’accademia! Quanto amo quel posto! – l’anno inizia a ottobre.
Se lavori in una qualsiasi azienda, l’anno fiscale inizia nei posti e momenti più imprevedibili.
Per noi di (Quasi), l’anno inizia a gennaio. Da quando abbiamo iniziato a fare questa rivista, abbiamo definito una nostra tradizione. Siccome facciamo una rivista di storia, critica e autobiografia del nostro immaginario, ci piace mettere a fuoco quello che ci è successo. Il primo numero di ogni anno nuovo è dedicato agli eventi dei dodici mesi appena conclusi.
Ogni anno cerchiamo di raccontare quello che ci ricordiamo, quello che ci pare necessario ricordare. Quest’anno il titolo (Quasi) n. 71, uscito nel corso di gennaio 2024, è stato “Potrebbe piovere”. Per dire un anno intero (benché in sintesi), abbiamo avuto bisogno di sei editoriali: gennaio e febbraio, marzo e aprile, maggio e giugno, luglio e agosto, settembre e ottobre, novembre e dicembre.
Dietro una copertina di Sualzo, è comparsa un sacco di roba. A gennaio abbiamo iniziato a pubblicare con sistematicità i “POST-IT”, degli articoli potenzialmente brevi, ma mica ci riesce sempre in cui ti diciamo uno dei “1000 buoni motivi per stare al mondo”.
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi).