Un personaggio anarchico e pericoloso: Pablo Picasso

Lella Parmigiani | Interni |

L’incontro “Picasso esule”, tenutosi al Festival della Letteratura di Mantova, ha aperto una nuova prospettiva su Pablo Picasso, uno dei più grandi maestri dell’arte del Novecento.

Annie Cohen-Solal, critica d’arte da sempre interessata alle problematiche dell’immigrazione e autrice del saggio Picasso: Una vita da straniero, in dialogo con Niccolò Ammaniti, ha rivelato un lato meno noto di Picasso: quello di un immigrato, osannato a livello mondiale ma trattato sempre come “persona sospetta” dal governo francese. Nonostante il suo enorme contributo all’arte, Picasso fu costantemente sorvegliato dalle autorità francesi e schedato dalla polizia come «personaggio anarchico e pericoloso» sin dal suo ingresso in Francia a diciannove anni.

 Annie Cohen-Solal e Niccolò Ammaniti al Festival della Letteratura, incontro “Picasso esule”
Annie Cohen-Solal autrice di Picasso: Una vita da straniero e curatrice della mostra a Mantova  “Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza”

Escluso ed emarginato anche dall’Accademia delle Belle Arti perché considerato troppo avanguardista e indecifrabile per la critica francese, non venne mai invitato a partecipare alle mostre collettive istituzionali e, nel 1929, il Louvre rifiutò persino la sua donazione delle Demoiselles d’Avignon.

Il suo status di straniero perseguitato, mai riconosciuto come cittadino francese, con la costante minaccia di espulsione, lo mantenne in una condizione di precarietà fino alla morte. A ciò Picasso reagì nascondendo il suo stato di oppresso al  mondo e sfoggiando alterigia nei confronti di tutto.

Una vita da straniero nasce proprio dal ritrovamento di una vasta quantità di documenti archiviati dalla prefettura di polizia di Parigi negli anni Quaranta: schedari, fotografie, impronte digitali che ci svelano un Picasso diverso da quello a cui siamo abituati, un uomo segnato dall’emarginazione e dalle difficoltà legate alla sua condizione di esule, con ferite che influirono profondamente sulla sua vita e sulla sua arte, creando un legame inscindibile tra la sua produzione artistica e la sua complessa esistenza.

In parallelo con il Festival,  è stata inaugurata la mostra Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza, curata dalla stessa Cohen-Solal. L’esposizione svela un Picasso meno conosciuto, che trovò rifugio nei momenti difficili nella poesia, cimentandosi anche come illustratore di libri, scenografo e costumista. Queste esperienze furono il risultato di collaborazioni con una cerchia di amici poeti, tra cui Guillaume Apollinaire, Max Jacob e Jean Cocteau, che lo accolsero e sostennero nei momenti difficili, anche economicamente.

Ingresso della mostra a Palazzo Te, Mantova

La mostra, che consta di 50 opere dell’artista, oltre a documenti e scritti frutto delle relazioni amicali che fu capace di tessere, si chiude con un’ultima sezione che offre uno sguardo più intimo e profondo sul tema della metamorfosi, vissuta da Picasso come strategia di sopravvivenza artistica ed esistenziale.

La metamorfosi, intesa come cambiamento, trasformazione continua, ricerca e superamento, capiamo oggi come diviene un concetto centrale sia nella sua vita che nella sua arte; una metamorfosi intesa come forza eversiva, esplorata attraverso la figura del Minotauro, la figura mitologica con cui l’artista qui si cela per  esprimere il suo conflitto interiore e la sua sfida alla società francese.

A Palazzo Te, la mostra, che presenta anche opere inedite in Italia, sarà visitabile fino al 6 gennaio 2025. . E se non riuscite ad andare a Mantova, non preoccupatevi: a Milano, dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025, a Palazzo Reale, si terrà un’altra esposizione intitolata Picasso lo straniero, con ottanta opere e ulteriori documenti a testimonianza della xenofobia di cui fu vittima in Francia e che, oggi, alla luce delle nuove scoperte, tracciano una più completa lettura della sua opera artistica.

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