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Federico Beghin | post-it |

Nel suo Play du jour del 14 settembre, qui su (Quasi), Mabel Morri ha analizzato la Serie A 2024-25 componendo una guida al campionato. Visto che sono malato di calcio, ho cercato di completarla con una breve disamina su Parma, Venezia, Cagliari e Lecce. Io non ho le capacità di narrazione né la profondità di pensiero di Mabel, perciò abbi pazienza. 

Parma

I ducali quest’estate hanno acquistato dalla società belga del Sint-Truiden il portiere Zion Suzuki. Di nazionalità giapponese, figlio di madre nipponica e di padre statunitense con origini ghanesi, Suzuki è nato a Newark (New Jersey) ed è cresciuto a Saitama. Basta il passaporto, unito al ricordo di Capitan Tsubasa e di giocatori in carne e ossa come Nakamura e Nakata, per farlo diventare subito un calciatore di culto. Dopo la buona partita contro il Milan, Zion si è reso protagonista di un’entrata scellerata ai danni di Neres del Napoli. Doppio giallo ed espulsione, con il difensore Del Prato chiamato a difendere la porta del Parma per i minuti rimanenti. 
Estremo difensore a parte, la squadra attira la mia attenzione per la presenza di due giocatori ancora giovani che potrebbero fare un passo in più nella loro carriera in una piazza abbastanza tranquilla, ambiziosa ma non opprimente. Parlo di Bernabé e di Cancellieri, ai quali aggiungo Man, classe 1998 che ho visto all’opera in qualche occasione gli anni scorsi e mi ha sempre dato l’idea di essere uno talentuoso, forse un po’ discontinuo.
Obiettivo? Salvezza, temo non agevole.

Venezia 

Uno dei miei amici più cari tifa per il Venezia e, per l’affetto che ci lega, sono arrivato a simpatizzare per i lagunari. Lo so, detto da un padovano come me, è come una bestemmia, ma vabbè… siamo veneti, si sa che qui le bestemmie non sono un problema. 
Proprio in virtù dell’affetto di cui sopra, sono stato onesto e diretto fin da subito con il mio amico: secondo me per il Venezia la stagione sarà durissima e temo che si concluderà amaramente.
Per una neopromossa affrontare la Serie A è già difficile di per sé, lo diventa ancora di più se cambia l’allenatore e il calciomercato viene impostato con le idee poco chiare. Già Mabel nella sua guida ha elogiato mister Vanoli, davvero bravo a riportare il Venezia nel campionato che la città merita, perciò non mi dilungo. Preferisco soffermarmi sul nuovo allenatore, Eusebio Di Francesco. Il mister ha buone idee e sa far giocare bene le sue squadre. Con la Roma compì una grande impresa in Champions qualche stagione fa, perciò nonostante le successive esperienze infelici si è garantito del credito. Nel 2023-24 l’ho ritrovato alla guida del Frosinone: ho guardato ben dodici partite dei ciociari, perché tra le loro fila militavano in prestito gli (ex) bianconeri Soulé, Barrenechea e Kaio Jorge. La squadra è retrocessa all’ultima giornata, dopo una buona prima parte di stagione. La banda del Di Fra ha spesso giocato bene e all’attacco, purtroppo però nel calcio non è sempre sufficiente: sono necessari anche la solidità difensiva e il cinismo tipici di quelle squadre smaliziate che strappano i tre punti anche giocando male. Il Frosinone, invece, ha subito troppi gol, finendo per pareggiare o perdere ingenuamente tante sfide, quasi senza rendersi conto degli errori commessi. 
Il mio timore è che Di Francesco non riesca a mettere una pezza alla sbadataggine difensiva che ha caratterizzato la sua truppa nella scorsa stagione. Se la replicherà a Venezia, puntando solo sul bel gioco e sugli schemi offensivi, c’è il rischio che i lanci di Nicolussi Caviglia e i gol di Pohjanpalo non bastino per salvare la squadra con lo sponsor più bello della Serie A. 

Cagliari 

Orfano di Gigi Riva, scomparso il 22 gennaio 2024, e di Claudio Ranieri che si è ritirato dal calcio dopo aver regalato ai sardi una salvezza quasi compromessa, il Cagliari riparte da Davide Nicola.
Per quanto mi riguarda, sono felicissimo che il mister abbia ottenuto la possibilità di sedersi su una panchina prestigiosa fin dall’inizio del campionato. Lui, che è l’uomo delle salvezze miracolose da allenatore subentrato in corsa, adesso si trova a dover costruire un progetto proprio, certo ereditato da Ranieri ma comunque impostato a partire dalla preparazione estiva e non in pieno inverno, e può contare su giocatori di esperienza quali Yerri Mina, Palomino, Viola, Lapadula e Pavoletti. Proprio i due attaccanti, ormai ultratrentenni, sono chiamati a caricarsi sulle spalle una compagine che ha bisogno dei loro gol e del loro mestiere. Forse più di questo che dei gol, visto che non hanno mai garantito continuità nella loro prolificità… dovranno essere bravi a guidare, insieme a Nicola, i giovani presenti in rosa, su tutti Gaetano, Luvumbo e Piccoli. Inoltre, nel Cagliari giocano ragazzi affidabili come Jankto, Zortea e Augello. Interessante la scommessa Scuffet per la porta, uno che da ragazzino-ino-ino sembrava poter diventare il nuovo Buffon, ma che si è perso tra coraggiose scelte controcorrente e lunghi giri fino alla Turchia, a Cipro e alla Romania. Per il portiere è forse un «o la va o la spacca», mentre per il team sardo può essere una stagione di grandi soddisfazioni.

Lecce 

Durante la scorsa stagione del Lecce mi ha colpito molto un’ala rapidissima, che puntava continuamente gli avversario, saltandoli così spesso da rientrare tra i migliori della categoria, stando alle statistiche.
Di punto in bianco, Banda è un po’ sparito: ha giocato in tutto 1461 minuti. All’inizio di questo nuovo campionato risulta ancora infortunato, ma resto curioso di vederlo all’opera. 
La rosa del Lecce può contare sull’apporto di Ante Rebic, che ha vinto lo scudetto con il Milan di Pioli, e di Luis Hasa, talento cresciuto nella Next Gen della Juve che potrebbe diventare un rimpianto per i bianconeri. Al loro fianco, giocatori potenzialmente di culto come il portiere Falcone, il difensore culturista Baschirotto, il diciannovenne Dorgu e il bomber-che-non-segna-mai Krstovic. Tutto questo bendidio è affidato a uno degli allenatori più fighi della Serie A: mister Luca Gotti, che sa essere elegante in giacca, camicia e cravatta, in giacca e collo alto, in maglietta e in tuta. Se basterà lo stile per salvare il Lecce non lo so, ma spero di sì.

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