Harry e Katniss avevano di meglio da fare

Stefano Tevini | Due calci al balloon |

A volte se sei l’eroe della storia, o proprio perché lo sei, il tuo destino è condurre una vita di merda, per certi versi persino peggio di quella che facevi prima che l’ordine delle cose, nella forma delle scelte creative dell’autore (o autrice) di cui farai la ricchezza, andasse in pezzi. Poniamo che già di base parti in una situazione non proprio definibile come confortevole. Non hai un soldo e l’ambiente intorno a te si può definire lussuoso come una favela. Per mettere insieme il pranzo con la cena ricorri a qualche espediente o alla volontà di non lasciarti morire di fame di qualcuno che, in ogni caso, ti disprezza. Sì, perché nella società in cui vivi ti trovi pure in fondo alla catena alimentare. Sei un paria, fai schifo un po’ a tutti. E poi. Poi arriva la chiamata. Quell’evento che ti svolta la vita, che in un modo o nell’altro ti porta via da dove sei. Per te inizia un nuovo, inedito percorso. Fatto di traumi, di morte, di stress, di responsabilità più grandi di te, della tua vita sotto minaccia costante. Ti farai degli amici veri, sinceri, che in buona parte vedrai morire uccisi brutalmente. Qualcuno ti prenderà in odio e farà di tutto per rendere la tua vita una merda e tieni presente che già prima non è che ti trovassi in una condizione invidiabile. Qualcuno ti tirerà per la giacchetta, buttandoti addosso la responsabilità di non far diventare il mondo un inferno per tutti quanti. E sarà tutto sulle tue spalle. Alla fine ce la farai? Certamente, ma qualcosa ti avrà segnato. Metterai su famiglia, più o meno raggiungerai una stabilità che non è del tutto serenità, dentro ti resteranno le ferite di un destino che non hai scelto. Però genererai un fatturato che madonna mia, tu che ad avere le pezze al culo ci avevi fatto l’abitudine.

Ora, se ti riconoscessi in questo profilo sommariamente tracciato potresti chiamarti Harry Potter o Katniss Everdeen, protagonisti di due franchise milionari che forse iniziano a essere un filino demodé ma che nel complesso macinano ancora un botto di soldi. Non è questa la sede in cui voglio discutere il valore delle opere, né dei libri né degli adattamenti, quel che mi preme è sottolineare come entrambi gli eroi citati, Harry e Katniss, siano fondamentalmente ragazzi senza futuro e tirati per la giacchetta in una situazione su cui hanno meno controllo di quel che si pensi e al cui fondo arrivano non tanto compiendo gesta leggendarie da grandi eroi con le palle di cuoio ma, fondamentalmente, soffrendo e stringendosi intorno ad altri sfigati come loro. Ecco, questo mi ricorda molto quel che vedo in giro. Ce l’hanno fatto capire velatamente anni addietro, quel che adesso è una verità che se non la vedi o sei privilegiato e quindi difendi i tuoi interessi, connivente quindi sei un simp che spera nell’ascesa sociale (if capitalism had a dick you’d be the first in line to suck it), o sei vittima di quel declino cognitivo collettivo sparato che fa la fortuna di chi ti vende sistemi “chiavi in mano” per diventare ricco noleggiando la Lambo e la piscina in diretta da Dubai.

E se già si sono fottuti il futuro di più di una generazione, se ci han detto mettetevela via, l’idea di star peggio dei vostri genitori, se noi siamo persi, pare che qualcuno inizi a rompersi le palle. La narrazione del «conformati al sistema, spaccati la schiena e se vali qualcosa i risultati arrivano ma mi raccomando, se vuoi la tua fettina di torta piccina piccina e pure dietetica con il dolcificante al posto dello zucchero tieni la testa bassa e fai il bravo», ecco, questa roba non funziona più. Magari l’ondata di dimissioni che sembra andar di moda negli ultimi anni andrà spegnendosi ma il seme è piantato e, per certi aspetti, Rowling e Collins l’hanno capito per tempo. Te lo dicono che la vita non è quella storia là del «credici e realizzerai i tuoi sogni», ti raccontano che il mondo ti mastica e ti risputa a brandelli, oltre che tutto sporco di saliva che fa pure un po’ schifo. Te lo dicono che vieni tirato dentro volente o nolente in un ingranaggio che lascerà di te una buccia vuota sbattuta in un angolo quando non sarà più in grado di fatturare.

E quindi? Tutto qui? No. Un messaggio di questo genere è arrivato, a passi felpati, e qualcuno si identifica in una situazione che sempre meno intende sopportare. Dalle mie parti si chiama un inizio.

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