È l’agosto del 2024. Sono tornato a Roma dalla Sicilia e, con mia moglie, decidiamo di fare binge-watching della terza stagione di The Bear, una serie creata da Christopher Storer e che seguiamo fin dalla prima stagione. La trama ruota attorno a Carmy, un giovane chef che torna a Chicago per gestire la paninoteca di famiglia dopo la morte del fratello. Ci mettiamo comodi e guardiamo la prima puntata. Sono perplesso.
Giugno 1984. Ho dieci anni e sono in quarta elementare. È l’ultimo giorno di scuola e la maestra Maria ci ha consegnato i libri che dovremo leggere durante l’estate. Sono tanti e vari. Nessuno sembra adatto a un bambino con DSA come me.
Agosto 2024. L’episodio inizia esattamente il giorno dopo il finale della seconda stagione, con Carmy che comincia a creare un nuovo menu da zero. Durante il processo, emergono ricordi delle sue esperienze nei diversi ristoranti e delle tragedie familiari che lo hanno condotto fino a quel momento. I ricordi si intrecciano senza soluzione di continuità. Dov’è che ho già visto questa narrazione?
Aprile 1995. Sono a Palazzo Venezia con la divisa dell’Aeronautica Militare. Vivo un periodo difficile della mia vita e sono in servizio di leva obbligatorio, cercando di capire cosa fare del mio futuro. L’unico vantaggio della divisa è che posso visitare mostre gratuitamente. A Palazzo Venezia c’è una mostra su un sito archeologico siriano scavato da una missione italiana: Ebla (Tell Mardikh).
Agosto 2024. Nel primo episodio, i ricordi oscillano tra momenti tranquilli in cucina ed esperienze tossiche con un vecchio capo. C’è la gioia di creare qualcosa che nutrirà i clienti e, dall’altro lato, l’ossessione per la perfezione. Il ciclo di ricordi di Carmy mi trascina in uno stato quasi meditativo.
È il maggio del 2023. Ho appena finito di leggere The Human Target di Tom King e Greg Smallwood, una miniserie in 12 numeri. La storia è una corsa contro il tempo del protagonista per salvarsi la vita. Il concetto di tempo è centrale nella narrazione lineare del racconto. La regia è basata su piani stretti con pochissimi campi lunghi. Il quinto episodio, forse il migliore, adotta una narrazione non lineare, intrecciando la storia delle origini del “bersaglio umano” con il presente e i ricordi di Martian Manhunter mentre sta esplorando la mente del protagonista. Si sa che Tom King si ispira a Alan Moore. Ma qui l’omaggio è più che evidente.
Agosto 2024. Le puntate successive si susseguono, focalizzandosi su conversazioni continue tra Carmy e il resto dello staff del ristorante. Questi episodi tentano di riportare l’energia dello show, ma la loro rapidità e la mancanza di sviluppo narrativo li rendono meno efficaci. Nonostante tutto, la mia mente è bloccata al primo episodio.
È l’autunno del 1997. Sono al primo anno di università e studio archeologia. Il mio sogno è scavare a Ebla. In aula, uno studente ha in bella mostra l’edizione Play Press di Watchmen di Moore e Gibbons. Ho letto solo qualche numero nella rivista “Corto Maltese”, ma conosco l’impatto che il fumetto ha avuto nel genere supereroistico americano. Sarà questo il fumetto che chiederò come regalo di Natale.
Agosto 2024. Gli ultimi episodi di The Bear scorrono uno dopo l’altro. Ogni frammento di vita passata di Carmy si riflette anche negli episodi successivi. Tutto sembra un eterno presente che si appiattisce in un’unica storia. Mi sta piacendo? Non lo so.
Giugno 1984. Sono in quarta elementare e ho finalmente scelto un libro: Marcovaldo di Italo Calvino. Ancora non lo so, ma sarà il mio scrittore preferito. L’ho scelto solo perché era il libro con meno pagine, il titolo più divertente e una copertina che potevo disegnare anche io.
Agosto 2024. L’episodio che mi coinvolge di meno, nonostante l’ottima prova recitativa, è l’ottavo. Si concentra su Natalie e Donna, sorella e madre di Carmy, durante il parto della prima. Anche se ci sono momenti di tensione emotiva, l’episodio si trascina con un ritmo lento che interrompe la continuità narrativa.
Natale 1997. Ho appena finito di leggere Watchmen. Sono senza parole. La cosa che mi colpisce di più è la percezione del tempo del Dr. Manhattan, che vive tutti i momenti simultaneamente. In una scena particolare vediamo il tempo dalla sua prospettiva, attraverso flashback che raccontano il suo passato, mentre vive anche il presente e il futuro. Vede tutto come inevitabile, comprese le sue azioni. Quando gli chiedono se questo lo rende un burattino, il Dr. Manhattan risponde: «Siamo tutti burattini», ma lui «è solo un burattino che può vedere i fili».
Agosto 2024. Siamo all’ultima puntata, la decima. Tutte le fila della storia si chiudono. Il passato e il presente arrivano a un punto cruciale. Il climax è forte e coinvolgente, portando a un conflitto, a un danno e a una beffa. Il Carmy di oggi è la somma di tutte le esperienze passate, belle e brutte che siano.
Siria 2005. Torno per il mio sesto anno a scavare a Ebla. Porto con me l’unico libro di Italo Calvino che non ho ancora letto: Palomar. Prima di partire per l’Italia, lascio il libro nella piccolissima biblioteca della missione. Non lo so ancora, ma quella sarà la mia ultima campagna di scavo in Siria.
Agosto 2024. Il binge-watching è finito. Per strada c’è una strana nube. Roma quest’estate brucia. Sul balcone di casa rifletto sulla serie.
Settembre 1984. Torno a scuola dopo una vacanza al mare, trascorsa a giocare con gli amici, a leggere i fumetti di Tex e il libro di Calvino. Restituisco Marcovaldo alla maestra. Mi chiede se mi è piaciuto. Le confesso che è il primo libro che ho letto tutto d’un fiato. Lei sa quanto sia importante per un bambino con DSA. Mi regala il libro. Sorrido.
Agosto 2024. La terza stagione di The Bear ci immerge nella mente di Carmy, nelle sue scelte e nei suoi pensieri. Nonostante alcuni momenti forti, la stagione è segnata da una struttura narrativa che potrebbe non coinvolgere tutti gli spettatori. Sembra soffrire di un’eccessiva sperimentazione, perdendo di vista ciò che l’ha resa speciale in precedenza. Ma, nonostante questi problemi, la serie mi è piaciuta moltissimo.
Siria 2005. Sono seduto sotto la tenda della missione archeologica. Tutti dormono mentre io leggo Palomar di Calvino. Con una matita sottolineo le frasi che mi colpiscono di più. Un passaggio in particolare mi fa pensare al Dr. Manhattan:
«La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un’architettura interna.»
Agosto 2024. Mentre rientro in casa mi chiedo se Alan Moore, Tom King o Christopher Storer hanno mai letto Calvino. Chissà.
Laureato in archeologia del Vicino Oriente Antico alla Sapienza Università di Roma. Ha collaborato con diverse missioni archeologiche in Italia e all’estero (Siria e Turchia). Da sempre appassionato di fumetti, ormai quarantenne, decide di studiare sceneggiatura presso la Scuola di Fumetto Online di ComicOut. Ha all’attivo, nella veste di sceneggiatore, collaborazioni con diverse realtà editoriali, tra cui il settimanale Internazionale. Con Alessio Lo Manto crea i personaggi dellɜ archeologɜ Isa e Melano. I due appaiono prima su un breve articolo a fumetti per la rivista “Ex-NOVO Journal of Archaeology”, poi in alcune vignette per la Confederazione Italiana Archeologi e infine nel Graphic Novel «Diario di Scavo. Considerazioni finali» (Oblò-APS, 2021).
Moglie e figlɜ permettendo, continua a scrivere fumetti.