The Great When – Preambolo

Omar Martini | Leggere Long London |

In cui l’incauto scrivano dichiara pubblicamente di voler intraprendere un viaggio, senza avere ancora idea delle conseguenze di tale decisione.


Questo mese rappresenta un momento importante per Alan Moore e per quella che sarà la sua produzione futura. Oggi, primo ottobre, esce The Great When, il primo tomo del ciclo in cinque volumi “Long London” in cui, a detta dell’autore, negli interstizi della verità storica si incastreranno numerosi elementi fantastici in modo che, alla fine, il lettore non saprà più distinguere la realtà dalla finzione (i lettori italiani, per intrufolarsi in questi anfratti, dovranno invece aspettare fino al 25 ottobre per acquistare la traduzione pubblicata da Fanucci).
A questo importante inizio si affianca una fondamentale conclusione. Il 17 ottobre uscirà nel mondo anglosassone The Moon and Serpent Bumper Book of Magic, il volume a fumetti (forse una definizione più corretta sarebbe “volume contenente fumetti”) scritto con Steve Moore, dopo una lavorazione durata vent’anni, e che rappresenta l’ultimo libro a fumetti che lo sceneggiatore inglese ha intenzione di realizzare.

Amareggiato ed esacerbato da un costante rapporto conflittuale con la grossa editoria a fumetti (la coda del rapporto con DC Comics per la gestione della linea “America’s Best Comics” e degli adattamenti cinematografici e televisivi dei suoi fumetti ha raggiunto punte di arroganza e prevaricazione come raramente se ne sono viste nel mondo del fumetto), negli ultimi dieci-quindici anni ha centellinato pochi progetti in cui il respiro e l’ambizione erano sempre elevati: la conclusione di Lost Girls (anche questo, progetto portato avanti per numerosi anni); lo spin-off della serie creata da Garth Ennis “Crossed +100”, in cui ricrea una possibile lingua del futuro; la testata “Cinema Purgatorio”, con la sua rivisitazione della storia del cinema; l’evoluzione e la conclusione della Lega degli straordinari Gentlemen; la sua riscrittura dei miti lovecraftiani, iniziata casualmente negli anni Novanta con il racconto Il cortile nell’antologia Saggezza stellare. Si ha quasi l’impressione che, come per una forma di rispetto nei confronti dei lettori che ancora lo seguono, si sia sentito in dovere di portare a termine tutto quello che aveva iniziato e che, per quello che era in suo potere, poteva riuscire a finire (ovviamente, e sfortunatamente, Big Numbers non fa parte di questa cerchia). Se si guarda a questa sua ultima produzione fumettistica, niente può essere più lontano dal fumetto di intrattenimento contemporaneo di larga diffusione: temi adulti diversificati e variegati (una rielaborazione erotica della letteratura dell’Ottocento; un mash-up della “pop culture” degli ultimi secoli che supera il semplice “scorgi la citazione” per diventare un blob culturale che cannibalizza se stesso e, nutrendosi di sé, riesce a rimanere in vita; una visione critica degli orrori che si nascondono e si annidano dietro una certa letteratura di genere e di come si sono diffusi e ramificati in tutta l’industria dell’intrattenimento) si confrontano (e scontrano) con una visione del mondo estremamente semplificata rappresentata da una divisione manichea tra bene e male, non tanto diversa da quella dei primi fumetti di supereroi usciti più di ottant’anni fa.

Una posizione, quella di Moore, osteggiata dal settore a cui ha dedicato decenni della sua vita e produzione creativa, ma anche da certi autori che sembrano non comprendere appieno alcune delle sue posizioni di principio. Tutto questo viene osservato con indifferenza da un pubblico di lettori poco interessato alla questione, anche perché a volte i lettori stessi non conoscono quali opere ha realizzato Moore, dato che lo sceneggiatore in alcuni casi specifici ha fatto togliere il proprio nome dalle nuove edizioni e dai recenti adattamenti dei suoi fumetti. Se non condivisibile, è almeno comprensibile una decisione del genere: piuttosto che continuare a essere denigrato all’interno di un settore con cui ha difficoltà a rapportarsi, la scelta radicale è stata quella di allontanarsi definitivamente.
La decisione di dedicarsi (almeno per il momento) esclusivamente alla narrativa non è un semplice ripiego rispetto al fumetto, ma è l’evoluzione di un interesse che è sempre stato presente, come testimoniano i precedenti romanzi La voce del fuoco (uscito originariamente nel 1996) e Jerusalem (pubblicato nel 2016, ma la cui realizzazione è durata circa un decennio), nonché Illuminations, l’antologia uscita nel 2022 che raccoglie parte dei racconti che ha scritto a partire dal 1987. Non è però da scordare che la sua creatività si è espressa anche tramite la poesia, la musica, performance che hanno avuto un’unica rappresentazione (di cui Eddie Campbell adattò a fumetti Sacco amniotico e Serpenti e scale) e il breve intervallo cinematografico rappresentato dalla serie di cinque corti “Show Pieces”, e il successivo film, a loro collegato, The Show, tutti diretti da Mitch Perkins.

Questa varietà di esperienze e opere ha aiutato lo sceneggiatore a sviluppare e affinare uno stile di scrittura che riesce a essere, allo stesso tempo, denso e raffinato, dettagliato nella scelta dei vocaboli che trasmettono efficacemente concetti e caratterizzano in modo preciso ambienti e personaggi, anche da un punto di vista sociale, mantenendo però una scorrevolezza nella lettura. I suoi libri non si possono prendere e interrompere con disinvoltura, ma richiedono costanza e impegno, dando molto, in cambio al lettore, in termini di stimoli e ritorno intellettuali.
E la nuova opera? Di cosa tratterà? Il primo annuncio, avvenuto quando venne comunicato l’accordo tra l’autore inglese e l’editore Bloomsbury, era stato piuttosto vago e parlava genericamente di un ciclo di romanzi fantasy. Con l’approssimarsi della data di uscita, la promozione ha iniziato a montare e si intuisce subito che non si tratta del lancio di un libro qualunque, ma è qualcosa su cui credono (e investono) molto. La straordinaria copertina realizzata da Nico Delort si trova ovunque su internet; autori famosi come Iain Sinclair realizzano “strilli” entusiasti di rito; sono già disponibili recensioni di librai e lettori “comuni” che hanno ricevuto il libro in anteprima e che si dividono circa tra il 75% di entusiasti e il 25% di scettici; vengono offerte edizioni autografate del libro in pre-ordine da vari siti; sarà a disposizione un’edizione speciale offerta dalla catena libraria Waterstones con grafica e contenuti in esclusiva; il booktrailer e un micro-intervento video di Alan Moore bombardano i social media; riviste (cartacee e online) come “Publishers Weekly” o “The Bookseller” offrono commenti e interviste.
Sempre la catena Waterstones ha già organizzato per i primi di novembre un incontro virtuale tra Alan Moore e Susanna Clarke, un’autrice di letteratura fantastica che ha raggiunto la fama mondiale grazie al suo romanzo Jonathan Strange & il Signor Norrell, vincitore del premio Hugo e originariamente acquisito, sempre da Bloomsbury, con un anticipo di un milione di sterline, ancora prima che il romanzo fosse concluso. Le aspettative da parte dell’editore sono molto alte, ma forse la scommessa è già stata vinta in partenza: sembra che le vendite dei libri precedenti di Moore abbiano raggiunto il milione di copie e il nuovo romanzo è già stato venduto in undici paesi.

Per quello che riguarda la storia, al momento si sa che è ambientata nel 1949, in una Londra devastata fisicamente e psicologicamente, che si sta faticosamente rimettendo in piedi, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è un giovane di diciotto anni, Dennis Knuckleyard, che lavora in una libreria dell’usato e che trova casualmente un volume che non dovrebbe esistere (è un libro di fantasia citato all’interno di un romanzo). Il tomo proviene da una Londra alternativa, dove la realtà si mescola con la finzione narrativa, e deve essere riportato al proprio luogo di origine, altrimenti si scateneranno gravi eventi che potrebbero mettere in pericolo la Londra di entrambe le realtà. Questo compito non sarà naturalmente semplice e il ragazzo si troverà ad avere a che fare con maghi, gangster e assassini.
Non siamo più nell’ambito della psico-geografia e del (parziale) realismo dei due romanzi precedenti, l’ambientazione si è spostata dalla natia Northampton a Londra, e i territori e le situazioni sembrano riecheggiare le librerie fantastiche di Jorge Luis Borges, le realtà alternative di Michael Moorcock (già importante influenza per l’ex sceneggiatore di fumetti) e le città alternative e sotterranee di cui la letteratura fantastica britannica offre numerosi esempi (Neverwhere di Neil Gaiman, La città e la città di China Miéville o il ciclo “Gormenghast” di Mervin Peake, per citarne solo alcuni).


Ma qual è la ragione per cui vi parlo di questo libro di imminente uscita? Semplicemente perché, ispirato anche dalla lettura che Alessandro Lise sta facendo di Rusty Brown di Chris Ware, mi è venuta l’idea (folle?) di provare a fare un “book club” pubblico: leggere e parlare (spero) in diretta e su base settimanale di questo libro, scoprirlo gradualmente, scontrandomi anche con le sue difficoltà linguistiche (in una recensione una persona osservava che aveva trovato il prologo di difficile comprensione), e cercare di mettere in luce le qualità e i motivi di interesse di quest’opera, cercando di non considerare come oro colato le parole ultra-positive che sono già state spese, ancora prima dell’uscita. Sarà davvero così, oppure rimarrò deluso? Scopritelo assieme a me ogni martedì, fino alla conclusione della mia lettura.

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Una risposta su “The Great When – Preambolo

  • Antonio Furno

    Ho sempre avuto grossi problemi a leggere Alan Moore in originale, ma questa mi sembra l’opportunità giusta per riprovarci. Vado ad ordinare il libro.

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