Prima di riprendere il nostro viaggio, vorrei fare un passo indietro (come se la cadenza di questi appuntamenti fosse così veloce da poterci permettere addirittura delle soste, ma così è: dopotutto non ci legge nessunə!). Per cui ritorniamo su Cose da fare in una giornata di pioggia (con una piccola anticipazione) e sulla sezione dedicata alla Cabala, riportando il “botta e risposta” che ho avuto qualche giorno fa, via e-mail, con il sempre disponibile John Coulthart.
sm: Rick Veitch ha realizzato le illustrazioni per la prima puntata di Cose da fare in una giornata di pioggia ma per le altre ti sei occupato tu della parte grafica. Come hai gestito la cosa? Come hai scelto le immagini a corredo? Hai ricevuto indicazioni dai Moore?
JC: Erano state pianificate le illustrazioni soltanto per la prima puntata, per le altre non era stato deciso nulla. All’inizio ho suggerito di chiedere a Rick [Veitch] di realizzarne delle altre ma Alan non pensava fosse il caso di usare disegni con ragazzini per sezioni che riguardavano sesso e droghe e cose simili. Di conseguenza questa è stata un’altra parte del libro per cui ho fatto da art director, scegliendo immagini con qualche legame con i contenuti proposti. La prima immagine che ho scelto è stata l’illustrazione a tutta pagina di un sabba realizzata da Émile Bayard per Histoire de la Magie (1870). [L’illustrazione comparirà nella terza puntata di Cose da fare, N.d.T.]
L’avevo rintracciata qualche anno prima dopo aver notato che era erroneamente attribuita a Gustave Doré ed ero curioso di scoprirne le origini. Una volta stabilito di utilizzarla per Cose da fare in una giornata di pioggia ho deciso di completare il resto delle puntate con altre illustrazioni antiche dello stesso tenore in modo da dare una sensazione di omogeneità. Alla fine, il cerchio si è chiuso con un’altra immagine di due giovani maghi che ho adattato da un’illustrazione trovata in una vecchia rivista.
Quale è stato il tuo approccio per la sezione dedicata alla Cabala? Mi pare abbia cercato di togliere, di semplificare, in termini di immagini… Mi piace il cambio di colore ad indicare, via via, le diverse Sefirot…
In questo caso è stato come lavorare su un manuale quindi la decisione è stata quella di presentare gli elementi di base dell’Albero della Vita nel modo più chiaro possibile. L’illustrazione a tutta pagina è molto dettagliata e probabilmente, a prima vista, può confondere una persona che non l’ha mai vista prima. Ho creato le illustrazioni più piccole per accompagnare il testo al fine di mostrare la disposizione di base delle dieci sfere da cui deriva tutto il resto della filosofia. Quando si studia la Cabala, come prima cosa, occorre imparare i nomi e le posizioni delle Sefirot. Una volta che la loro disposizione è chiara tutto il resto è una conseguenza.
Ripartiamo da pagina 84: (rullo di tamburi) ecco la prima tavola de Le avventure di Alessandro, biografia a fumetti di Alessandro di Abonutico, uno dei “riferimenti” fondanti per le magiche vicende personali di Alan Moore. Ai disegni l’eccelso, indimenticabile & indimenticato Kevin O’Neill con un chiaro richiamo a Dennis the Menace di Davy Law e The Bash Street Kids e Minnie the Minx di Leo Baxendale, popolarissimi fumetti britannici con protagonisti bambini discoli al limite del delinquente.
Per chi non lo sapesse (ma chi segue lo scrittore di Northampton lo avrà di certo già sentito nominare) Alessandro è un “mistico” del II secolo, fondatore del culto di Glicone. Abbiamo conferma della sua esistenza sia dai ritrovamenti archeologici sia grazie al pamphlet Alessandro o il falso profeta, firmato dal suo contemporaneo Luciano di Samosata, che sin dal titolo lascia pochi dubbi circa il giudizio dello scrittore sul nostro mago.
Lascerei ora la parola direttamente a Moore che chiariva la questione, in occasione degli auguri di Buon 2012. Beh, gli auguri credo possano estendersi anche a questo nostro 2025 (ne abbiamo bisogno, direi!).
«Ciao a tutti, mi chiamo Alan Moore e mi guadagno da vivere inventando storie su cose mai realmente accadute.
Riguardo alle mie convinzioni spirituali, forse è per questo che adoro un dio serpente dalla testa umana del secondo secolo chiamato Glicone, che fu smascherato come il pupazzo di un ventriloquo quasi 2000 anni fa. Famoso in tutto l’Impero Romano, Glicone fu la creazione di un impresario noto come Alessandro il falso profeta, un nome terribile per gli affari.
Un boa constrictor vivo e addomesticato faceva da corpo per il pupazzo, mentre la testa posticcia aveva occhi dalle palpebre pesanti e lunghi capelli biondi. Per molti versi Glicone somigliava un po’ a Paris Hilton, ma forse era più simpatico e biologicamente più credibile.
A parte questo, sono interessato al dio serpente puramente come simbolo, anzi uno dei simboli più antichi dell’umanità, che può rappresentare la saggezza, la guarigione o, secondo l’etnobotanico Jeremy Narby , il nostro stesso DNA, con le sue spire e il suo richiamo serpentino.
Ma sono anche interessato ad una divinità che si è rivelata essere il pupazzo di un ventriloquo. Dopotutto, non è forse questo il modo in cui usiamo la maggior parte delle nostre divinità. Possiamo esaminare i nostri vari libri sacri e, scegliendo un passaggio ambiguo o un’interpretazione piuttosto che un’altra, possiamo praticamente spingere i nostri dei a legittimare i nostri scopi. Possiamo spingerli a dire quello che noi vogliamo che dicano.
Il grande vantaggio di adorare un vero burattino, ovviamente, è che se le cose iniziano a diventare indisciplinate o sfuggono di mano, puoi sempre rimetterlo dentro la scatola. E sai, non importa se non vogliono essere rimessi nella scatola, devono andare dentro la scatola.
A ogni modo, grazie mille per l’attenzione e, sia da parte mia che di Glicone, un Felice Anno Nuovo a tutti.»
Nella prima mono-tavola di O’Neill, seguendo il resoconto di Luciano, vediamo il nostro Alessandro, giovane di notevole bellezza che si guadagna da vivere prostituendosi, diventare apprendista di un guaritore e mago girovago. Alla sua morte, Alessandro eredita il mestiere ed è così pronto per nuove, magiche avventure.
Chiuderei riportando due bonus (dopotutto siamo andati avanti di ben una pagina!): la descrizione di Alessandro fatta da Luciano seguita da un’illustrazione di Alberto Savinio, artista da me sempre amato. Testo (tradotto da Luigi Settembrini) e illustrazione tratti da Luciano – Una storia vera (Bompiani, 1994).
(Un grazie speciale all’amico Emerito Magus per il ritrovamento.)
«[…] era grande e bello, e veramente divino; bianca la pelle, poco folta la barba, la chioma mescolata di capelli posticci così simili che nessuno avrebbe potuto distinguere, gli occhi lucenti e splendenti, la voce dolcissima insieme e sonora, insomma bellissimo, e senza una meda. In siffatto corpo era un’anima, e un’indole… o Ercole scacciamali, o Giove protettore, o Dioscuri salvatori, meglio venire a mano di nemici e avversarii che d’un uomo tale! D’intelligenza, di sagacia, d’astuzia era singolarissimo: avido di sapere, pronto a imparare, memoria meravigliosa, gran disposizione alle scienze, in ogni facoltà superlativo, ma ne usava al peggio; ed essendo padrone di questi nobili strumenti, tosto superò i più famosi malvagi, e i Cercopi, ed Euribate, e Frinonda, e Aristodemo, e Sostrato. […]»
Continua…