Il Lapino esiste, ed è bellissimo

Paolo Interdonato | Affatto |

Ah, le riviste. A noi vecchi arnesi novecenteschi sono sempre piaciute un sacco. Pensa che, da queste parti, ne facciamo addirittura una. Si chiama (Quasi), la rivista che non legge nessunə. Le riviste mettono insieme contenuti eterogenei, proprio come fa la timeline di qualsiasi social che usi tutti i giorni. Però, al contrario di ciò che succede quando compulsi TikTok o Instagram, l’affiancamento dei contenuti, in una rivista, è guidato dalla visione di una direzione. La rivista è sempre un prisma attraverso il quale leggere – nella sua totalità o in una specifica porzione – il mondo. Una rivista, per essere viva, nasce come necessaria: non è mai il frutto di un calcolo o di un’opportunità, ma di un’urgenza.

“Il Lapino” di Titti Demi è una rivista. Dopo un anno di esistenza in digitale su Substack, ora si materializza in una forma concreta e materica, cartacea e preziosa: 68 pagine stampate su carte raffinate, tirate in un centinaio di copie, come un segreto da sussurrare ai migliori amici.

La sua natura è chiara: è un atto d’amore. Un amore per il disegno che ha richiesto un obolo di fatica e divertimento, per il fumetto che richiede tempo e attenzione, per il racconto che mescola parole e immagini e sa farsi rito.

Ci sono molte cose da amare in questo primo numero. Il fumetto di Titti Demi, 14 pagine che sembrano contenere un mondo intero, tra segno denso, inchiostro nero, vita vissuta e racconto intimo e sguaiato al contempo. La qualità altissima delle disegnatrici e dei disegnatori coinvolti: Luiza Lehman, Marco Corona, Alpraz, Andro Malis, Rob, Margherita Govi, Renzo Cerutti, Gaia Montagnoli e, ovviamente, la stessa Titti Demi. La presenza di rubriche che richiamano la struttura delle grandi riviste di fumetto che non ci sono più, un modo per affermare che il dialogo tra immagini e parole può ancora essere ampio, libero, imprevedibile. E poi l’omaggio esplicito – nella copertina, nell’editoriale – a “Linus”, che proprio in questi giorni compie sessant’anni, un riferimento che non è nostalgia ma coscienza della bellezza che è stata e che – con ogni evidenza – può essere ancora. Giovanna Gandini e i suoi amici, a fare “Linus”, si divertivano veramente tanto. Titti Demi, pure.

C’è anche una parentela molto stretta: “Il Lapino” è un fratellino di (Quasi), non solo per alcune collaboratrici in comune (Titti Demi, Alpraz, Margherita Govi) o per una rubrica condivisa (#quasiamore di Rosso Foxe e Titti Demi), ma per quell’aria di necessità e libertà che lo percorre. Le due riviste nascono lo stesso giorno, in occasione della festa più bella che c’è, il 25 aprile: il giorno della Liberazione, il giorno delle cose giuste.

“Il Lapino” non è una rivista per tutti. Ed è proprio per questo che serve. Chi ne ha bisogno, lo sa.

(Se vuoi “Il Lapino”, lo trovi sabato 29 marzo – insieme a Titti Demi – allo Spazio Wow a Milano, in occasione di “Bricola”; oppure chiedilo a lei mandandole un messaggio a tittidemi@gmail.com o un dm a titti_demi)

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(Quasi)