Arabella guarda Buffy The Vampire Slayer per la quinta volta: stagione 1 episodio 01

Arabella Strange | Perduta in Sunnydale |

Ho promesso a Boris che avrei scritto qualcosa sul mio quinto rewatch di Buffy alla fine di una telefonata in cui il mio entusiasmo per l’esperienza aveva raggiunto, credo, il limite della sua tolleranza. Paolo, che ha provato a guardare Buffy dopo che l’ho stressato per anni e l’ha mollata al quarto episodio perché «non succede niente”», mi ha ricordato più volte la promessa fatta a Boris. Il mese di marzo è stato dedicato al POP! e la cornice per parlare di Buffy The Vampire Slayer (BTVS) sarebbe stata perfetta, ma io ho raccontato due film horror canadesi.
La ragione, per chi mi conosce anche solo un pochino, è ovvia: ho troppe cose da dire, e l’entusiasmo che mi strangola. Posso parlarne per ore – anche contro la vostra volontà – ma scriverne mi costringe a seguire un filo logico e a tagliare, a contenere, e io soffro fisicamente. Perché BTVS è uno dei due o tre grandi amori della mia vita.

Paolo, Boris, facciamo che ne scrivo in forma di elenco numerato. Così quando il numero diventa troppo alto capisco che sto esagerando.

UNO. La prima stagione di BTVS è debole. Avevo visto l’episodio 01 e avevo pensato che fosse stupido. Era il 1997, avevo ancora la tv. Warner Bros ha cominciato a trasmettere BTVS il 10 marzo 1997. Quando il 20 maggio del 2003 è andato in onda l’ultimo episodio della settima stagione, questa serie aveva cambiato per sempre il modo di raccontare le storie in una serie televisiva, aveva rotto alcune convenzioni che neppure sapevamo quanto fossero radicate nel nostro immaginario e aveva esteso i confini di un teeen supernatural drama fino a coprire territori che, in seguito, sono stati esplorati da innumerevoli studiose – e studiosi – nei Buffy Studies, o Buffology: centinaia di libri e paper di sociologia, psicologia, filosofia, teologia e studi di genere che esaminano la serie.
Dopo BTVS le questioni di genere, la famiglia, l’etica nel racconto televisivo – e, secondo me, nel racconto in generale – subiranno un cambiamento irreversibile. Reading Buffy: The Vampire Slayer di Jane Barnes and David Lavery è il testo che sdogana l’interesse accademico per la serie creata da Joss Whedon, e ne cito almeno altri due, Buffy the Vampire Slayer and Philosophy: Fear and Trembling in Sunnydale diJames B. South del 2003 eFeminism and the Buffyverse di Sara David and David Lavery del 2007. Del Buffyverse si continua a scrivere anche oggi.
Nella mia libreria c’è il gigantesco, in termini di dimensioni e di intenti, Buffy The Vampire Slayer: Myth, Metaphor and Morality di Mark Field, pubblicato nel 2017. Originariamente un blog, in formato cartaceo pesa tre chili. Analizza la serie da vari punti di vista, soprattutto quello etico e psicanalitico, episodio per episodio.

DUE. Proprio Mark Field afferma che Buffy «is the greatest american hero». Il più grande eroe americano: in italiano sono costretta a usare il maschile, ma in inglese l’affermazione non ha genere. È una sentenza che suona come quelle iperboli che usavamo io e la mia banda dei brocchi a 20 anni per fare i fighi, ma ne posso discutere solo con chi ha guardato sette stagioni di Buffy.  Altrimenti la chiameremo punto 2 o martedì.

TRE. Ho spregiato, e abbandonato, BTVS al primo episodio per due motivi: il primo è che la prima stagione non sembra un granché al primo giro, poi ci torni quando riguardi l’intera serie per la seconda volta e ti accorgi che ognuna delle cose che te la hanno fatta amare è già presente, nascosta in una battuta, un presentimento, un dettaglio. Il secondo motivo, più importante, è che era trasmessa da una rete generalista e la stavo guardando doppiata. Doppiare Buffy è come chiedere a Giorgia di doppiare Maria Callas. Come se per descrivere i rami di ciliegio di Van Gogh diceste alla vostra amica, «aspetta, ti faccio un disegnino».  BTVS ha cambiato il linguaggio. Nella Writers’ Room, Whedon e il suo staff di scrittori prendono il linguaggio degli adolescenti degli anni Novanta nella South California e lo ricombinano con l’elasticità dell’American English e con un universo di riferimenti alla pop culture in un caleidoscopio scintillante che risulta intraducibili.
E poi c’è l’umorismo! Buffy fa ridere. Anche nelle puntate più drammatiche ci sono momenti di comedy perfetta. E alcune battute iconiche – il fandom di Buffy sa praticamente i dialoghi a memoria – compaiono già nella stagione 1. Personalmente ho un “sottotitolo” su Reddit che è To read make our speaking english good. Lo dice Xander quando va in confusione mentre deve giustificare la sua presenza nella biblioteca del liceo, e io la uso per giustificare l’inglese legnoso dei miei post su Reddit, ma anche per proclamare la mia affiliazione al popolo delle biblioteche.  Non so tradurlo. È una frase goffa, tipo leggere fa il nostro parlare inglese buono, ma sono 14 sillabe contro le 9 dell’originale – indoppiabile, quindi – e non fa neanche ridere.

QUATTRO. Ho detto che BTVS ha cambiato il linguaggio: ci sono moltissimi studi sull’argomento. Cito Buffy the Verb Slayer: Grammar, Gender, and Supernatural Speech di David W. Brown e Laura Steinberg (2006) perché è un titolo che mi fa ridere, ma ci sono studi, per esempio, sull’uso dello slang all’interno di un gruppo per costruirne la coesione. Questo parte dal famoso suffisso “-y” di “thinky”, “fighty”, “watchery”: Solidarity and the Scoobies: An Analysis of the -y Suffix in the Television Series Buffy the Vampire Slayer di Susan Mandala, 2007. Adesso basta accademia ma Verb Slayer resta uno dei miei soprannomi preferiti per Buffy.

CINQUE. Ho cominciato a guardare BTVS quando, nel bar vicino alla radio, ho visto gli occhi arrossati del mio compagno di trasmissione: mi ha confessato che aveva appena finito di riguardare la serie e che ogni volta alla fine piangeva.  Non era uno che si commuoveva facilmente. Era un cinefilo duro. Gli ho dato retta e non smetterò mai di essergli grata. Adesso sono una Scoobie. Quando sento il tema di Buffy di Nerf Herder ho una botta di dopamina. Auuuuh!

SEI. L’ultima volta – la quarta – che ho guardato BTVS mi sono fatta accompagnare da Mark Watches, un blog in cui Mark Oshiro commenta cose che gli suggeriscono e non ha mai visto o letto prima.  È stato confortante poter condividere l’esperienza con qualcuno, ma Mark ha una caratteristica che mi innervosisce: guarda una serie degli anni Novanta come se l’avessero scritta ieri pomeriggio. È ovvio che certe cose sono invecchiate male, in particolare il personaggio di Xander fa spesso battute che oggi fanno digrignare i denti perché sono sessiste (l’uso del termine “slut” adesso è proprio fastidioso), ma BTVS è ancora una serie femminista e queer. Diciamo che potevano esserci più persone nere, che è una cosa che poi noterà anche il demone Sweet nella sesta stagione: «There’s not a lot of Black people in Sunnydale». No, non c’è molta gente nera a Sunnydale. D’altra parte, non è un posto in cui ti piacerebbe vivere. È l’Hellmouth, la bocca dell’inferno, e morire è facilissimo a causa di vampiri, demoni, incarnazioni di incubi, e nella prima stagione anche liceali cannibali. In questo quinto rewatching mi sto facendo accompagnare da Buffering The Vampire Slayer,un podcast in cui Kristin Russo (attivista LGBTQ+) e Jenny Owen Youngs (cantautrice) dal 13 gennaio 2016 hanno commentato, a uno a uno, tutti i 144 episodi di BTVS (ora hanno ricominciato da capo). Hanno cominciato quando erano sposate e sono andate avanti anche mentre divorziavano. A me che lo so già sembra di percepire segni di tensione fin dall’ultimo episodio della stagione 1, ma posso sbagliarmi. No, non credo: hanno divorziato nel 2018, i conti tornano. Segni di tensione. Percepibili. Il podcast è bellissimo e alla fine di ogni episodio si può ascoltare una canzone originale di Jenny che riassume la puntata di Buffy. Stupendo. Mi sento anche più a mio agio con i commenti di due donne, femministe e queer, che conoscono già la serie e la commentano senza quel revisionismo che mi aveva infastidito in Mark, Poi, se devono dire che Xander è fuori luogo, lo fanno.

SETTE. La stagione 1 fa un bel lavoro nel presentare i personaggi principali, i componenti della squadra di supporto della Slayer che inizialmente si auto battezzeranno Slayerettes ma poi diverranno gli Scoobies, con un esplicito omaggio al gruppo di indagatori dell’incubo di Scooby Doo.  Buffy Summer è la sfortunata erede del lignaggio delle Slayer: in ogni generazione, recita una voce fuori campo nelle prime puntate, c’è una prescelta. «In every generation there is a Chosen One. She alone will stand against the vampires, the demons, and the forces of darkness. She is the Slayer.»
Non traduco, perché dire La Cacciatrice mi fa senso – Slayer, come ben sanno i membri dell’omonima band metal, è molto più violento, e significa ammazzare, ma con una nota che sa di spruzzo di sangue e annientamento – e perché, visto che sto guardando dei film giapponesi traducendo i sottotitoli (che sono in kanji) con Google lens, ho pensato di autorizzarmi la citazione in lingua originale. Buffy parla americano, la citerò spesso in americano. Il senso però è che, non lo sappiamo ancora, ma nella mitologia del Buffyverse un gruppo di vecchi maschi in epoca antichissima ha creato con la magia la prima Slayer, che ha il compito di proteggere l’umanità dai mostri. È destinata alla solitudine, a morire giovane e a essere immediatamente sostituita da un’altra ragazza adolescente che si attiverà. Non c’è scelta, se non quella stoica di abbracciare il proprio destino. Buffy sovvertirà la regola circondandosi di un gruppo di amici: Xander Harris – maschio, sfigato, proletario – e Willow Rosenberg – femmina, sfigata, nerd –  e, si capisce già alla fine della stagione 1, Cordelia Chase – reginetta della scuola, arrogante, superficiale, ma poi no, intelligente e sincera. Nel tempo agli Scoobies si aggiungeranno altri componenti, ma questo è il nucleo centrale. Buffy sceglie gli emarginati, e gli emarginati cresceranno, insieme a lei, in personaggi incantevoli, straordinari, dalle mille sfaccettature. Gli attori già alla fine della prima stagione sono saliti di livello: in termini di Dungeons and Dragons, dal terzo sono arrivati almeno al quindicesimo. Nelle stagioni successive arriveranno al trentaseiesimo. Sì, tutta questa puntata per (Quasi) di “Perduta in Sunnydale”è una roba da nerd. Solo dire “Scoobies” mi fa diventare una nerd alla diciottesima potenza. Tra l’altro in uno degli ultimi episodi di BTVS qualcuno giocherà proprio a D&D.

OTTO. Giles. Giles! Rupert Edmund Giles è un bibliotecario, e fa onore alla professione. In un certo senso. Di sicuro ha ricevuto un sacco di posta dai fans che lavorano in biblioteca perché è il primo bibliotecario figo, credo, della storia della serialità televisiva. Lo amo, ovviamente. Anche se la Biblioteca della Sunnydale High School funziona solo come quartier generale degli Scoobies, e Ranganathan si incazzerebbe di brutto. È il Watcher di Buffy, più o meno il suo Osservatore, ma ha anche funzioni di allenatore e sorvegliante. Anche lui sovvertirà il ruolo amando Buffy come una figlia e combattendo insieme agli Scoobies invece di limitarsi ad osservare. È il bibliotecario più eroico e divertente che sia mai esistito. Gloria a Giles e alla biblioteca più invisibile del mondo

NOVE. Ok, Angel. Be still my heart! Angel è bellissimo ed è un vampiro, e lui e Buffy non possono stare insieme. Chi ha visto la scena del crocifisso di Buffy che lascia un’ustione sul petto di Angel non se la dimentica più. Whedon nelle prossime stagioni ironizzerà su quello che lo rende così figo, ma per ora siamo nel campo del teen idol. Doveva essere una serie su “la scuola superiore è mostruosa”, fin da subito si comincia a capire che è molto difficile tracciare una linea che ci separi chiaramente dai mostri.
Gli altri quattro protagonisti di BTS sono inanimati. Ma hanno una personalità travolgente. Sono la Biblioteca, la Sunnydale High School , il Bronze e la città stessa, Sunnydale. Cominciamo da:

DIECI. La Biblioteca. È sempre vuota. Ci sono solo gli Scoobies che complottano. Una volta entrerà un ragazzo carino, Owen, a cercare un libro di poesie di Emily Dickinson. Uscirà con Buffy, che sta ancora cercando di innamorarsi di qualcuno che non sia un vampiro. Owen, che pare un sensibile lettore di poesia americana, risulterà essere un adrenaline junkie. Povera Buffy. Comunque, gli unici libri che compongono il patrimonio bizzarro della Biblioteca sono testi di demonologia. Sono tantissimi e staranno tutti tra il 130 e il 133 (“Scienze Occulte” e “Demonologia”) e nel 398.2 (“Creature Mitiche e Floklore”) del Sistema Decimale di Dewey.  Poi ci sarà un ripiano di facciata con Emily Dickinson, Robert Frost e altri due.

UNDICI. La Sunnydale High School. Più volte danneggiata, verrà distrutta completamente alla fine della terza stagione. Gli studenti muoiono, da soli o in gruppo, in ogni episodio. In un episodio il direttore Flutie nomina un Grief Counselor, e in un altro il direttore Snyder (Flutie è stato divorato) si preoccuperà che nessuno faccia causa alla scuola perché è stato spinto giù dalle scale da una ragazza fantasma, ma per il resto della serie, cadaveri negli spogliatoi, docenti decapitati, massacro nella sala comune: si fa scuola normalmente, e che cavolo.

DODICI. Sunnydale. Qui copio da Wikipedia perché un genio ha provveduto a caricare questa descrizione:
«La dimensione e la posizione di Sunnydale sono inverosimili, ma giustificate dalle sue origini: mantenere una popolazione umana che le forze soprannaturali potessero cacciare. Il fondatore della città non ha lesinato spese per attrarre gli abitanti, e così Sunnydale contiene molti elementi di una grande città — che gli scrittori dello show hanno sfruttato appieno per un effetto comico e per comodità narrativa. Durante le prime tre stagioni, Sunnydale ha 38.500 abitanti, poche scuole superiori, quarantatré chiese, un piccolo college privato, uno zoo, un museo, e una modesta strada principale. Nonostante ciò, ha dodici cimiteri gotici. Questi cimiteri sono così frequentati che i servizi vengono talvolta celebrati di notte. Sunnydale è divisa in cinque quartieri. Il primo è il distretto dell’intrattenimento, e contiene il Bronze, il night club di Sunnydale, che attira alcuni artisti conosciuti nonostante una clientela composta principalmente da adolescenti. Il secondo quartiere è costituito dai vicoli direttamente dietro il Bronze, dove si trovano le scorte in eccesso di pallet e cartone della città. La scuola superiore costituisce il terzo quartiere. Il quarto quartiere è interamente occupato da un grande cimitero e, infine, i suburbi formano l’ultimo quartiere. La prevalenza di case molto belle è resa possibile dai bassi valori immobiliari causati dai frequenti omicidi”.
La frequenza di aggressioni nei vicoli pieni di pallet in Buffy è altissima, e ci finisci appena abbandoni la strada principale. Nel tempo arriveranno un porto di attracco internazionale, un aeroporto, una base militare e quando comparirà il castello di Dracula finalmente qualcuno dirà: ma questo castello è sempre stato qui?»

TREDICI. Ohhh… il Bronze! Un poco credibile ma bellissimo club frequentato anche a tarda notte da liceali minorenni senza che nessuno batta ciglio, dove suonano dal vivo delle band fighissime. In un episodio c’è perfino Aimee Mann quindi per me è chiusa lì. Sarei andata al Bronze coi miei amici. Ci andavo nella mia piccola città, ma venivano band più sfigate. I miei amici facevano i DJ. Ooooh, anni Novanta del secolo scorso… minchia, sparatemi.

QUATTORDICI. La recitazione in Buffy è straordinaria, Specialmente il face acting è stellare. Durante la prima stagione stanno tutti prendendo le misure, ma Xander posseduto dallo spirito iena fa veramente paura, e il monologo di Willow dopo la strage nella sala comune, «Hanno preso il nostro mondo e lo hanno reso loro» è il momento in cui ho capito che Buffy era realmente drammatica, e seria, e profonda, e ci sarebbe stato da piangere. Jenny Owen Youngs ne ha fatto una canzone bellissima.
Sarah Michelel Gellar (Buffy), Alyson Hannigan (Willow), Nicholas Brendon (Xander), Anthony Stewart Head (Giles), Charisma Carpenter (Cordelia) e David Boreanaz (Angel) cominciano bravini, finiscono bravi e diventeranno eccezionali nelle stagioni successive, Insieme ad altri personaggi che sto aspettando di rivedere.

QUINDICI. Il Reboot. No. Cioè sì, è il capitalismo, qualunque cosa viene riassorbita e tritata e messa in una nuova vaschetta e rivenduta. Il passato infesta il presente, però a volte sembra che il futuro si riduca alla sua spazzatura.
Buffy dalla stagione 2 avrà la classica lunghezza da serie americana dell’epoca d’oro: più di 20 puntate. Il tempo di creare archi narrativi lunghi, senza il bisogno continuo di incatenare lo spettatore dello streaming con la botta stimolo-dopamina-stimolo-dopamina. C’è spazio per gli episodi deboli, per i fuori pista che a volte sono i colpi di genio che torneranno a intrecciarsi con la storia principale, ma comunque definiranno lo stile e il linguaggio della serie. C’è il tempo per cambiare idea: alcuni personaggi amatissimi dovevano morire dopo tre episodi, ma il fandom, come è accaduto in Supernatural (di poco successiva) costringerà produttori e scrittori a cambiare idea. Non c’è detour in Buffy che non porti da qualche parte. E le idee: ci sono in Buffy almeno 3 episodi che hanno cambiato per sempre la storia di come si può usare il formato puntata all’interno di una narrazione. Nessuno nella stagione 1, ma arriveranno. E adesso tutto questo è stato fonte di ispirazione per altri, come è giusto. E anche le grandi innovazioni dal punto di vista dei personaggi – la ragazzina che combatte i mostri, la coppia queer – sono diventati dei tropes. Perché rifare Buffy? Perche, cazzo, non fare qualcosa di nuovo?

SEDICI. Sedici? Madonna, ho già scritto 2.900 parole. Sono troppe, chissà a quante fermate di regionale Trenord equivalgono. È perché, anche stavolta, sono perduta in Sunnydale! Mi sembra di conoscere ogni angolo. So già chi uscirà da quella porta, chi guarderà attraverso lo specchio. È tutto nuovo perché era nuovo, e la forza che resiste nelle cose che hanno cambiato tutto quello che è venuto dopo. È come la radioattività: continuerà a brillare per 24.000 anni.

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(Quasi)