Arriviamo a… Sciopero!

Francesco Barilli | C'era una volta il west |

Se vuoi sapere di cosa sto parlando sarà meglio che recuperi le puntate precedenti.

Il 7 maggio 1983 a Roma scompare misteriosamente la quindicenne Mirella Gregori, mentre noi entriamo in edicola per vedere cosa riserva il destino a Ken, dopo la svolta avvenuta a Boston. Non possiamo sapere che quella sparizione si intreccia, un mese dopo, con quella di Emanuela Orlandi. Le due ragazze non saranno mai ritrovate. E pure per il nostro eroe le cose stanno per complicarsi parecchio.


Nel finale di Boston abbiamo saputo che Ken è atteso da un colloquio di lavoro per la mattina seguente. Sarà il detective Alec Browne a offrirgli un posto nella National Agency of Investigation. Il nostro, già lo sai se segui fin dall’inizio questa retrospettiva, si è distinto per capacità investigative in diverse occasioni. E analogamente Berardi ha dimostrato di amare il noir-poliziesco: non è un caso se, subito dopo aver chiuso con Lungo Fucile, abbia scritto le avventure della criminologa Julia.

Il primo incarico arriva con l’episodio successivo, Rapina a Reginald Street, dove ritrovi alla sceneggiatura Maurizio Mantero e ai disegni Sergio Tarquinio. Ken deve scortare dalla banca un malloppo di cinquantamila dollari. Cosa meno semplice del previsto: la carrozza viene assaltata proprio in Reginald Street, con corollario di uno scontro a fuoco, alcune vittime, e soprattutto della prima indagine di Ken per la National.

In A proposito di gioielli e d’imbrogli ritroviamo non solo Carlo Ambrosini ai disegni, ma pure Gordon, abile truffatore già visto in Storia d’armi e d’imbrogli, pure in questo caso geniale e vincente.

Ne Il sicario trovi ancora Mantero e Tarquinio a raccontare una nuova indagine, a seguito dell’omicidio del senatore Hale. Un omicidio dai contorni poco chiari, su cui, manco a dirlo, farà luce Ken.

Fin qui niente immagini, noterai. Gli episodi non sono indimenticabili, forse per la mia personale idiosincrasia verso il genere poliziesco, forse perché Ken non è Julia e l’universo narrativo «crime» è per lui un abito inadatto (proprio come la giacca e la cravatta rispetto a camicia lisa e stivali da mountain man indossati per tanti episodi). Forse, infine, perché queste vicende sono un interludio verso una storia davvero fondamentale: la svolta della serie verso le detective stories è destinata ad avere vita breve e a condurci verso un cambio di direzione ben più radicale. Che arriva con Sciopero dove, come sempre accade negli episodi più importanti, tornano all’opera i coautori della serie, Berardi e Ivo Milazzo. E dove già alla prima tavola, priva di testo e col titolo posposto alla successiva, respiri l’aria drammatica che caratterizza l’intera vicenda.

Al di là della sua importanza storica, sintetizzare la trama dell’episodio è semplice. Ken viene assunto (meglio: inviato dalla National per un lavoro sotto copertura in chiave antisindacale) in un’industria tessile come apprendista. Significa lavorare quattordici ore al giorno a un dollaro, se mi capisci. Una cosa che non c’è da stupirsi se, tra i lavoratori, circolano certe idee…

… e si parla di formare un sindacato, nonostante l’iscrizione sia vietata.

Sciopero non è solo una svolta radicale nella serie. È anche una storia coraggiosa in cui a essere davvero protagonista è la classe operaia nell’America di fine ‘800. Con i soprusi del datore di lavoro, le paghe da fame, la scarsa sicurezza degli operai e le condizioni alienanti, a cominciare dal rumore delle macchine, la cui ossessività è ben rappresentata in numerose tavole.

Davvero non ti viene in mente il precariato odierno? La demolizione delle tutele del Welfare? Le condizioni in cui viene assoldata oggi la manovalanza sui cantieri edili o nelle campagne? Il sistema capitalistico rincorre un’espansione bulimica e su questo si basa: precariato e sfruttamento. Che a loro volta stanno in piedi (anche) grazie al caporalato, specie in agricoltura ed edilizia. Nuovi schiavi persi nel mare della speculazione e dello sfruttamento della manodopera. Se vai nella periferia romana di primissima mattina troverai molti, di solito provenienti da Romania ed est Europa, in scene non troppo diverse da questa… 

Poi, vabbè, se l’analogia ieri/oggi non ti riesce non so cosa farci.

Torniamo alla storia. Che è di fantasia, ma perfettamente aderente alla realtà di quegli anni, richiamata espressamente dagli autori.

Il massacro a Chicago a cui accenna l’amico parlando con Ken è probabilmente quello del luglio 1877. Puoi leggerne diffusamente qui.

Scusa l’ennesima divagazione. Ora torno sul serio a Sciopero.

Vivere accanto agli operai, condividendone la fatica e i soprusi subiti, spingono Ken a meditare la rinuncia all’incarico, che purtroppo per lui non viene accolta.

Insomma, a leggere Lungo Fucile già sai che non troverai solo cow boy o indiani. Ma probabilmente non sei preparato a trovare una fabbrica a Boston, proletari disperati, capitalisti che agitano lo spauracchio del comunismo.

Forse però sei preparato a trovare, in Ken, un uomo che scopre un microcosmo per lui nuovo e scenari inconsueti per la narrazione western, come in Alaska con Nanuk, nella natura con Lily, oppure al Parlamento di Washington. Stavolta Ken è in mezzo a persone che vogliono alzare la testa per rivendicare i propri diritti. Ed è naturale che lui diventi, più che protagonista, testimone di una storia, con tutta la sua carica umana e l’empatia verso i più deboli, con il dovere morale di compiere scelte secondo coscienza. Pagandone le conseguenze.

Infatti, stritolato fra il ruolo di spia e i richiami della propria coscienza, non credo tu abbia dubbi su quale campo sceglierà. Si unisce agli operai e, durante uno sciopero represso con ferocia, uccide un poliziotto…

… diventando così un fuggiasco.

Insomma, la svolta narrativa è di quelle pesanti. Già la cover, che riprende Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, era netta, richiamava la decisione di Ken di schierarsi con il movimento operaio. Ma uccidere un poliziotto, seppure per legittima difesa, è una scelta da cui non si torna indietro. E da ora in avanti le storie di Lungo Fucile prenderanno una via diversa, in più di un senso, da quella a cui eri abituato…

Per quanto riguarda la consueta datazione dell’episodio, il riferimento al massacro di Chicago (avvenuto «qualche mese fa», dice l’amico di Ken) torna utile e, proseguendo con le considerazioni fatte l’altra volta all’arrivo del personaggio a Boston, sembra confermare l’ambientazione di Sciopero verso la fine del 1879.


La frequenza di pubblicazione delle storie si è rarefatta. Segno che qualcosa sta cambiando, non solo nella vita diegetica di Ken, ma in quella editoriale. Te ne parlerò la prossima volta.

Comunque, sta di fatto che di acqua ne è passata sotto i ponti pure nella vita reale, da maggio 1983 ad aprile 1984, dalla lettura di Rapina a Reginald Street fino a Sciopero. Una cosa che come faccio a dirti? Da dove parto?

Per dire, all’inizio ti accennavo alle sparizioni di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Poche settimane dopo, il 4 agosto, Bettino Craxi viene nominato presidente del consiglio. Sarà un governo longevo, strana caratteristica da noi. Tanto longevo che ti accompagna anche mentre stappi lo spumante e saluti l’arrivo del 1984. Tanto longevo che sarà lui, Craxi, il 18 febbraio a firmare il nuovo concordato con il Vaticano. Con quello, la religione cattolica non è più considerata religione di Stato. Spoiler: non cambia poi molto, ma questo lo sappiamo adesso.

Il 4 marzo vengono arrestati Marco Furlan e Wolfgang Abel, responsabili di numerosi omicidi compiuti sotto l’etichetta neonazista Ludwig. Qualche giorno per festeggiare e poi smaltire i bagordi ed eccoti in edicola dove trovi Sciopero, quando ormai manco ci speravi. In compenso non trovi più i super eroi targati Marvel, da noi pubblicati dall’Editoriale Corno. L’editore ha chiuso i battenti e ci vorrà qualche anno perché Uomo Ragno e compagnia tornino in edicola. Asciugati la lacrima, tutto passa, tutto si rimpiazza…

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