Domenica 27 dicembre 1908, il “Corriere della Sera” esce con una prima pagina densamente composta su sei colonne stampate a piombo. Il giornale si apre con un fondo di Luigi Einaudi, “Commercio internazionale e consumi crescenti in Italia”, cui segue una tassellatura di articoli. In centro pagina, il titolo più evidente strilla “Dopo le dichiarazioni d’Isvolski alla Duma” e introduce il racconto in presa diretta dell’ingenuità del ministro russo Aleksandr Petrovič Izvol’skij e le origini della crisi bosniaca.
Sotto la testata campeggia il prezzo del quotidiano, «In tutta Italia centesimi 5 – un numero arretrato centesimi 10»; poco più in basso uno scarno riquadro riassume le offerte di intrattenimento e informazione del giornale di Albertini:
«Le pubblicazioni che il “Corriere della Sera” offre ai suoi abbonati sono: la “Domenica del Corriere”, settim. di 20 pagine riccamente illustr. a colori; “La Lettura”, rivista mensile illustrata; “Il Romanzo mensile”, che esce verso il 15 di ogni mese».
Accanto a queste indicazioni d’acquisto, che, per i lettori del “Corriere” sono abituali, ne compare una completamente nuova: «Il “Corriere dei Piccoli”, settim. di 20 pagine riccamente illustrato a colori».
In quel dicembre Achille Beltrame si avvicina alla fine dell’anno con incedere sicuro. Nel corso del mese, sente l’approssimarsi delle festività e addolcisce progressivamente le sue immagini.
Il 6 dicembre il disegnatore asseconda ancora pulsioni cruente e regala ai lettori della “Domenica” un arresto. Le forze dell’ordine con le pistole spianate prendono d’assalto una cascina e la didascalia recita: «Gli ultimi briganti siciliani: carabinieri che ne affrontano due, uccidendone uno e costringendo l’altro ad arrendersi».
La domenica successiva la sua grande illustrazione sente ancora di tragedia. Una donna corre sul palcoscenico, con la gonna in fiamme e le braccia alzate, mentre gli altri attori la guardano preoccupati e inermi: «Una valente attrice bruciata sul palcoscenico in un teatro di prosa».
Il 20 dicembre, finalmente, non ci sono né morti né feriti e la prima pagina della “Domenica” si riferisce a uno scontro solo commerciale. Più che il Gran Bazar di Istanbul, il mercato rappresentato sembra essere ispirato ai dipinti di Cesare Biseo e rielaborato dalla sensibilità di Beltrame: «Boicottaggio delle merci austriache in Turchia: mercato dei fez bianchi in opposizione a quelli rossi, di provenienza austriaca».
Il 27 dicembre, l’illustrazione della “Domenica del Corriere” presenta un fatto gioioso. Civili e marinai lanciano in aria il cappello ed esultano mentre una nave scivola in acqua, abbandonando i binari su cui si è mossa fino a quel punto: «Il varo dell’incrociatore corazzato “San Marco” del cantiere di Castellamare di Stabia, il 20 corrente».
In quella stessa domenica, chi normalmente compra il “Corriere del Sera” assiste a un altro varo e può fare una sorpresa ai figli: al prezzo di 10 centesimi, lo stesso della “Domenica” e il doppio di quello del quotidiano, può portare a casa il nuovo «supplemento illustrato» del suo quotidiano preferito.
Il neonato settimanale si chiama “Corriere dei Piccoli” ed è diretto da Silvio Spaventa Filippi, già responsabile del “Romanzo mensile”.
C’è una sorta di contrappasso nella dialettica delle origini del fumetto. A New York, per parlare con un pubblico vastissimo dalle pagine dei quotidiani di Pulitzer e Hearst, Richard Felton Outcault aveva messo in scena Yellow Kid, un immigrato irlandese che viveva nei tenement. Quella figura poverissima guardava il mondo dal vicolo di Hogan e spiegava con chiarezza come vive l’altra metà. In un mondo diviso in due c’è una linea di demarcazione che indica con chiarezza l’esistenza di un’altra parte. Outcault, dopo il successo di Yellow Kid aveva inventato nuovi personaggi. Uno in particolare era stato baciato da un successo paragonabile a quello del bambino con il camicione giallo: si chiamava Buster Brown ed era biondo, anglosassone, protestante, ricco e assai dispettoso. Un bambino cattivo che si iscriveva nella tradizione letteraria del ragazzaccio, il cui solco era stato tracciato proprio da Thomas Bailey Aldrich con il romanzo La storia di un cattivo soggetto. Tanto Yellow Kid era brutto, sporco, povero e sgraziato, quanto Buster era bello, elegante, ricco e armonioso.
Il primo numero del “Corriere dei Piccoli”, per rivolgersi ai figli della borghesia meneghina, pubblica sulla prima pagina proprio una tavola del Buster Brown di Outcault. Per aprire il giornale viene scelta una pagina uscita esattamente un anno prima negli Stati Uniti, ma perché essa sia pubblicabile sul nuovo settimanale non basta tradurre le parole inscritte nei balloon. Per trovare le differenze tra la pagina uscita sui quotidiani di Hearst e quella del “Corrierino” non bisogna essere un enigmista: la versione statunitense racconta una storia in dodici vignette, i personaggi parlano tra di loro e i dialoghi sono riportati nelle nuvolette che fuoriescono dalle bocche; sul “Corriere dei Piccoli” le vignette sono solo nove e nessuna di queste contiene balloon; sono state sostituite da versetti in rima baciata collocati sotto ciascun quadretto.
Note
L’archivio del “Corriere della Sera” è una delizia ma anche una condanna. Ho trascorso più serate di quante avrei voluto a zoomare quelle distese di testo fittissimo.
Per parlare di Buster Brown ho usato The Comics: An Illustrated History of Comic Strip Art 1895-2010 di Jerry Robinson (Dark Horse Press, New York, 2011) e la raccolta di pagine di Richard F. Outcault intitolata Buster Brown: Early Strips in Full Color (Dover Publications, New York, 1974). Quel libro contiene una prefazione di August Derleth in cui ho trovato un riferimento esplicito alla traiettoria che conduce da Story of a Bad Boy di Thomas Bailey Aldrich a Buster Brown di Outcault.
La tavola originale di Outcault pubblicata sul primo numero del “Corriere dei Piccoli” è stata identificata durante l’allestimento di una mostra allo “Wow spazio fumetto” di Milano sul finire del 2018. Parla di questa scoperta uno dei curatori della mostra, Alberto Brambilla, in “Scoperta l’origine della copertina del primo numero del «Corriere dei Piccoli»”, articolo pubblicato il 16 ottobre 2018 sul sito www.fumettologica.it.
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi).