#1
Una presenza scenica impressionante. Un’energia travolgente. Un’etica del lavoro fuori misura. Suonano bene. Sono bellissimi. Sono – come si dice ora – gender non conforming. E sono dei ragazzi.
All’esordio hanno tra i 16 e i 18 anni. E chi ha buona memoria si ricorda com’era tra i 16 e i 18 anni. Adesso, di anni, ne hanno tra i 21 e i 23.
Vincono Sanremo e reagiscono come dei ragazzi di quell’età: piangono, hanno paura, la bassista, Victoria ha un sorriso incredulo e infila una raffica di parolacce che manco Boris quando gli tocchi l’anarchia… Poi riprendono gli strumenti ed eseguono il loro pezzo di nuovo. Con un grado di controllo che a me tira su la pelle.
Siccome sono un anziano distratto, fino a qualche giorno fa per me erano solo un nome e un’infilata di notizie nella pagina degli spettacoli dei quotidiani. Li ho scoperti mentre scavavo la cronologia del 2021 per fare i conti con l’anno in chiusura. Da quel momento non ascolto altro. [Paolo]
#2
Carmen Consoli nelle orecchie, con quell’accento da Sicilia settentrionale che ha il sapore delle mie estati bambine trascorse a Messina. Ho un rapporto difficile con la Sicilia: oggi non la frequento più. Il cognome scritto sulla mia carta d’identità è lo stesso usato per identificare i limoni più buoni dell’isola. A Messina ho scoperto i fumetti che, come forse hai capito, per me sono vita. Una città piccola che permetteva a me, cresciuto al Lazzaretto di Senago, in provincia – ma solo in provincia – della gran Milàn, di muovermi in centro senza accompagnatori. Ho dilapidato le mie mancette tra le edicole, le bancarelle e uno splendido negozio che si chiamava “La cassaforte del vecchio papero”. Lì ci ho trovato i miei primi comic book, le mie prime riviste e i tascabili de “Lo Sconosciuto”. E poi, con quel tesoro da nascondere agli occhi adulti (perché pieno di bellissime donne nude), una sosta al bar per una granita al caffè con la panna e una brioche. E di corsa nel giardino dei miei nonni a correre con i cani, spenzolarmi sul pergolato e vivere avventure di carta.
Carmen Consoli ha sei anni meno di me. Aveva obiettivi diversi. Ma questa canzone è mia e mi commuove. [Paolo]
#3
Leggo pochissima narrativa fatta di sole parole. Leggo prevalentemente fumetti e qualche saggio. Alla fine se devo riassumere le mie letture, posso dire che leggo fumetti, saggi e Yasmina Reza. Se non hai mai letto niente di questa autrice, facciamo così: ti procuri Felici i felici o Bella figura, li leggi e poi torni a ringraziarmi. Mi piace vederti sorridere. Uno dei suoi testi teatrali più noti è Il dio del massacro e proprio da quello Roman Polański (sì, lo so cosa ha fatto, ma ho amato i suoi film per così tanto tempo anche dopo averlo saputo che proprio non riesco a rimuoverli dalla sfera dell’amore) ha tratto il film Carnage.
Quando quest’anno è uscito un disco molto atteso con lo stesso titolo, non sono riuscito a evitare il corto circuito. Si tratta di lavori apparentemente distanti, ma ancora, a separarli, non ci riesco proprio. [Paolo]
#4
Io parto dai grandi che ci hanno lasciati in questo 2021 merdoso che ho odiato con tutta me stessa. Tranne il fatto che sono approdata a Quasi.
Ci ha lasciato Erriquez della Bandabardo. Beppenna è la mia scelta. [Monia]
#5
Raffaella Carrà, bene culturale nazionale, incubo dei bacchettoni e regina degli ombelichi. Scusate, mi è sembrato di sentire un Rumore. [Monia]
#6
Milva, l’ho scelta nella canzone dove se la ricordano tutti. Proprio tutti: Alexander Platz. [Monia]
#7
Nella via lattea con Milva e Battiato. [Monia]
#8
Battiato ha sventolano Bandiera Bianca in questo 2021. Una tristezza tremenda. [Monia]
#9
Charlie Watts, ho il sospetto che non stia suonando per gli angeli. [Monia]
#10
Mary Wilson delle Supremes mi ricorda che Our day will come, che dire… Visto che sei andata per prima, guardati attorno e dicci com’è.
Ne ho altri ma adesso non mi vengono i nomi. [Monia]
#11, 12, 13, 14
Non saprei citare un solo pezzo uscito nel 2021, sono stato una persona molto distratta.
Quindi, senza spiegoni, pezzi ancorati al tema, non all’anno di uscita, ché sennò mi tocca leggere il the best di questo o del tal altro sito e ci trovo la roba che non mi piace ma proprio per niente anche se dicono che è fichissima (ci provo ad ascoltarla, l’ho appena fatto più volte, ma niente…) [Lorenzo]
Portishead, Sour times
Al Stewart, The year of the cat
London Grammar, Wasting my young years
Tool, 10,000 days (wings for marie pt 2)
#15
Continuo ad avvilupparmi in cose vecchie e scopro cose vecchie, per cui e’ un po’ complicato mettere qualcosa di nuovo uscito nel 2021… Soprattutto dopo che Paolo mi ha scippato, senza colpo ferire, Carnage. Per cui come novità posso mettere solo Damon Albarn, in un video che dimostra l’inutilità stessa dei video. [Omar]
#16
Però ora che ci penso, con un doppio tuffo carpiato, riesco a infilarci uno dei miei pezzi preferiti degli anni Sessanta realizzata per uno dei film più interessanti che ho visto in sala lo scorso anno. [Omar]
#17
Io ho la fissa di mettere un solo pezzo per ogni playlist. Non fateci caso, è una roba mia: io metto un pezzo solo. E per “l’anno difficile” metto Pretty Good Year di Tori Amos. Che non ho mai capito se è uno sguardo positivo o meno, verso l’anno. «Greg scrive lettere e brucia i suoi CD»… Uhm, non direi… In ogni caso, m’accontento: ogni anno di cui si vede la fine è un anno abbastanza buono. [Baro]
#18
Anne Erin Clark è una delle musiciste più interessanti dell’ultimo decennio. I suoi St. Vincent (2013) e Masseduction (2017), li avessi avuti in vinile li avrei consumati. Invece ho solo musica liquida e non c’è il consumo dei solchi a indicarmi il numero di volte che li ho suonati. Vabbé: cazzate.
In questo anno difficile ha fatto uscire un disco che ho amato visceralmente, forse più degli altri due. Daddy’s Home è dedicato al difficile rapporto con il padre carcerato per reati fiscali. Un disco sporco, a tratti sordido, in cui il soul e il pop si intrecciano senza soluzione di continuità. Un disco apparentemente semplice, in realtà sofisticato e doloroso (come l’anno in cui è uscito).
Se devo sceglierne una traccia, sicuramente quella d’apertura. [Boris]
#19
Amyl & The Sniffer, se non ricordo male, li ho conosciuti tempo fa grazie a una recensione a fumetti di JC Menu (credo su “Fluide Glacial”). Chiusi nella stessa casa a causa della pandemia, invece di sgozzarsi a vicenda (come è comprensibile dopo mesi di convivenza forzata) hanno realizzato un disco duro, raffinato, politico e molto, molto punk. Comfort to me.
Credo che un anno difficile come il 2021 possa ben essere rappresentato dal brano Security. [Boris]
#20
il 17 febbraio di quest’anno (che anno di merda!) è morta di cancro Françoise Van Hove, una delle due teste (insieme a Friedrich Ziegler) degli Stereo Total. Uno dei gruppi più dissacranti e godardianamente postmoderni che io abbia mai ascoltato. Il loro ultimo album (Ah! Quel cinema!) risale al 2019. Quest’anno però è uscito un box (curato dalla stessa Françoise) con la raccolta dei primi sei album del gruppo.
Monokini, il secondo album (per me il più bello) è del 1997. È con Supergirl, brano tratto da questo album, che mi va di ricordare Françoise. [Boris]
#21
È vero, i Måneskin son proprio bravi. Bell* e brav*. Han tutte le carte in regola per essere dei professionisti (con la speranza che riescano prima o poi a emanciparsi da questa grama condizione). Ma ripensando al loro pezzo sanremese, mi si è stagliata negli occhi la vera folgorazione musicale del 2021: Orietta Berti che a settantotto anni ha ancora tutta la voce e la usa da dio. Il suo pezzo sul palco di Sanremo, datato e perfetto per una balera o un dancing di provincia, era ostico e con un salto di tonalità notevole all’inizio del ritornello ma lei, statutaria come Lenin nella piazza di Cavriago, lo ha interpretato senza colpo ferire, riportandomi la sensazione di una disciplina ferrea e di una totale devozione al proprio talento. Sono ammirato. [FrancescoP]
#22, 23
Il 21 settembre, all’Arena di Verona, i collaboratori più stretti di Franco Battiato hanno organizzato un concerto in suo ricordo, invitando molti musicisti amici o estimatori. La particolarità delle più di quattro ore di spettacolo è stata che gli ospiti hanno dovuto cantare sugli arrangiamenti originali di Battiato senza potersi appropriare musicalmente delle canzoni, come si fa solitamente in questi casi. L’ arrangiamento è parte integrante e fondamentale di quei brani, ma l’operazione ha messo in risalto la difficoltà di quasi tutti gli interpreti di esserne all’altezza. D’altronde, il mondo sonoro di Battiato è uno dei pochissimi a essere allo stesso tempo pop e di nicchia, arrivando al pubblico pur essendo totalmente aderente alle scelte dell’autore. A dicembre è poi uscito il disco che testimonia la serata, e l’ascolto è purtroppo davvero povero di emozioni, se non in due casi, che sembrano invece riportare pienamente il senso e il sentimento dei pezzi: Il Re del Mondo di Angelo Branduardi e Povera Patria di Paola Turci. [FrancescoP]
#24
Gli Old Goats sono un gruppo parmigiano di musica folk irlandese, molto bravi oltre che miei cari amici e collaboratori. Nel 2021 hanno fatto uscire il loro secondo disco autoprodotto con una serie di brani notevoli. Questo è quello che amo di più. [FrancescoP]
#25
Poco prima della fine dell’anno è uscito anche Fogo nero il nuovo disco di Toni Bruna, cantautore triestino straordinario. Il precedente Formigole aveva impressionato parte dell’indie nostrano, e Toni aveva aperto un po’ di concerti di Afterhours e Teatro degli Orrori, per poi ritirarsi nuovamente nel silenzio fra i monti. Ora è tornato con questo disco, scuro, intimo e innevato. Tutto in dialetto, ovviamente. [FrancescoP]
#26
Chiudo il sestetto dei rari ascolti fatti nel 2021 con questa bella Canzone del finale dall’ultimo disco di Max Manfredi, uscito anch’esso a dicembre. [FrancescoP]
#27
Ciao 2020 con la sua parodia/omaggio alla musica pop italiana anni Ottanta in sballatissimo pastiche maccheronico italiano, il 1° gennaio scorso ha favorito il passaggio da un anno di merda a un ulteriore anno di merda risollevandoci il morale in pieno isolamento sociale durante le feste. Visto che poi Ciao 2021 è ancora più bello. Andrei proprio a sentimento, sparando questa. [Carlotta]
#28
Anche se forse la più rappresentativa è questa. [Carlotta]
#29
E se vogliamo andare a rispolverare le origini trash di questa operazione ci sarebbe anche questa. [Carlotta]
#30
Giocando la carta “Dead Parents” metto un pezzo che non c’entra se non perché lo adoro al punto che lo faccio anche dal vivo: Little birds di Lisa Hannigan. Parla di perdita di un amore, e la perdita è una cosa a cui penso molto, con dolore e stupore, perché non è mai come pensi, anche se ne hai incontrate altre. [Arabella]
#31
I fratelli Severini e io siamo coetanei. Li amo, li seguo (ogni concerto raggiungibile in giornata da piazza De Angeli), li ascolto e li ballo dai tempi di Barricata Rumble Beat.
L’ultimo disco, uscito in questo anno di merda, però è imbarazzante per quanto è involuto, retorico e fuori dalla realtà. Due vecchi intorno al fuoco che, mentre il mondo balla in infradito e Bermuda alla fine del mondo, si raccontano la balla romantica e sdolcinata di quanto era meglio prima. Faccio fatica a salvare qualcosa di questa roba. Ma devo e mi fa male. [Boris]
#32
Si chiamano Thru Collected e nel 2021 hanno cantato A voc ru padron… Giovanissimi! [Lucia]
#33
Aaron Frazer, Over You. [FALCA]
#34
Non è un pezzo uscito nel 2021 ma è stato riarrangiato per orchestra e eseguito da quella meraviglia che è Bjork al primo (11 ottobre 2021) dei 4 concerti tenuti in Islanda e in streaming per Bjork Orkestral: quale pezzo migliore di I’ve seen it all (non ripetuto nelle altre date)?
(L’esecuzione dell’11 ottobre è stata rimossa dai custodi del copyright. Ho trovato quest’altra che non è quella che volevo ma funziona bene lo stesso)
[Tiziana]
#35
Tutti gli scribacchini delle stampa musicale decantano il ritorno degli Arab Strap, dopo sedici anni di latenza. Per me un grande Boh. Preferisco, ma sarò io che capisco niente, il ritorno di Liz Phair, dopo 11 anni di silenzio. Tra il 1993 e il 2003 Liz Phair ci dà 4 album bellissimi. Arrabbiati, femministi, cattivi. Poi in cinque anni due albetti così così. Dopo di quelli, undici anni di silenzio. Nell’anno difficile che ti abbiamo appena raccontato, è tornata con un album, a mio avviso, bello e urgente. Forse meno arrabbiato, ma sempre potente. Questa, quasi laneganiana, la mia traccia preferita. [Boris]
#36
Su “Rumore” di questo mese liquidano il disco di Zaz come la solita robetta pop francese per orecchie facili. Anglofili del cazzo. Isa, uscito nell’estate del 2021 è un disco raffinatissimo, nel quale Isabelle Geoffry fa i conti con la propria vita e con la storia culturale della canzone francese. Un gioiellino. Su tutte, la mia canzone preferita, sarà per quella strizzata d’occhio melodica a Serge Gainsbourg, è questa. [Boris]
#37
Eberhard, lavoro postumo dello sfortunatissimo e sempre troppo sottovalutato Lyle Mays, dedicato a un altro gigante delle note, anche lui mica tanto fortunato, il contrabbassista Eberhard Weber. [Peppe]
#38
Emily, vecchio brano di John Mandel e John Mercer, che Julian Lage aveva già eseguito da solo nella sua stanzetta nel 2020, è stata inserita nel suo ultimo album, Squint, e qua ve la regala accompagnato dagli amichetti suoi (Dave King alla batteria e Jorge Roeder al contrabasso). [Peppe]
#39
No plan è una canzone di David Bowie che fa parte dell’omonimo EP uscito nei primi giorni di Gennaio 2016, in occasione del primo anniversario della sua morte e del settantesimo della sua nascita. In quel disco suonano gli stessi straordinari musicisti di Blackstar, tra questi il batterista Mark Guiliana la cui moglie, Gretchen Parlato, è una delle autrici e interpreti più raffinate e capaci che potete incrociare sui palchi del mondo occidentale. La sua versione, contenuta nel suo ultimo album, Flor, è questa qua. [Peppe]