Post-it: Aprile 2022

«Dimmi un fumetto che devo assolutamente leggere!». Rispondendo a questo invito, Massimo Giacon mi diceva di Locke & Key, una serie scritta da Joe Hill e disegnata da Gabriel Rodriguez. Stavamo tornando a casa da Lucca in auto ed eravamo stanchini. In quel momento, i discorsi rispondevano a logiche tutte loro e probabilmente ci siamo messi a raccontarci vicendevolmente aneddoti su Hill e sul suo iniziale rifiuto di farsi riconoscere come “figlio di…”. Tornato a casa mi ero procurato i volumi della serie indicatami da Massimo e, per un po’, mi ci ero anche divertito.
Il 28 aprile esce, per Magic Press, il primo volume di un nuovo ciclo di storie. Si chiama L’età dell’oro e dalle note sembrerebbe un prequel che racconta le origini segrete delle chiavi. Il rischio che sia una cosetta facilmente dimenticabile è molto alto, ma vale la pena tentare.

Tayo Matsumoto è un gigante che a volte mi annoia. Guardo con grandissima ammirazione a tutti i suoi lavori. Qualche volta da lontano e con rispettoso sospetto. Nel corso del mese, J-pop porta in libreria la serie No. 5, uscita in Giappone tra il 2000 e il 2005 in otto volumi. Dalle note parrebbe proprio che l’edizione italiana si debba risolvere in sue soli libroni, ma il conteggio delle pagine non mi torna e mi pare proprio ce ne vogliano almeno quattro (ma sicuramente sbaglio qualcosa). Siccome all’editorie pare brutto distribuire delle note di presentazione della serie, tocca di affidarsi a quelle usate da Viz quando ha pubblicato il primo volume del manga negli Stati Uniti:

«In un mondo in cui la maggior parte della superficie del pianeta si è trasformata in un deserto inospitale, il Consiglio Arcobaleno dei Corpi di Pace deve gestire una crisi che sta per esplodere. Numero 5, uno dei membri del gruppo di guardiani con superpoteri della sicurezza globale e un tiratore scelto, ha tradito. Gli altri guardiano ora devono darei la caccia a Numero 5 e al suo misterioso compagno Matriosca. Ma per quale motive Numero 5 si è ribellato al consiglio? E cosa significherà tutto ciò per il future del mondo?»

Leggo il riassunto e sbadiglio. Poi vedo le due copertine e mi dico che devo ASSOLUTAMENTE leggere questo manga. O almeno averlo in un posto in cui potrò guardarlo a distanza con rispettoso sospetto.

Nel corso del mese Star Comics pubblica il secondo volume di Rasputin il patriota. Un impianto da storia se non vera verosimile, romanzata da Masaru Sato, adattata al fumetto da Tagashi Nagasaki, storico collaboratore alle sceneggiature di Naoki Urasawa, e disegnata da un efficacissimo Junji Ito. La vita carceraria di un professionista della diplomazia e della politica giapponese e il complesso impianto giuridico locale per raccontare una storia che avvince senza che accada davvero niente.

Add, nella collana curata da Matteo Gaspari, pubblica Tinderella di M.S.Harkness. Storia autobiografica incentrata su una formazione sentimentale filtrata da app per appuntamenti, povertà, allenamenti in palestra e a vent’anni si è stupidi davvero. Pare sia divertentissimo. Ci conto.

Esce anche il secondo volume di Kaiju n.8 di Naoya Matsumoto. Si tratta del più recente fenomeno commerciale nipponico. Storia di mostroni che cercano di distruggere il Giappone e di soldati specializzati che, come in Pacific Rim di Guillermo del Toro, li fanno fuori. Una promessa d’infanzia che orienta le vite dei personaggi, come spesso accade nel manga, e un tizio apparentemente innocuo, la cui incapacità di essere un’infallibile macchina ammazzamostri lo ha costretto a trasformarsi in un addetto allo smembramento degli enormi cadaveri che, dopo le battaglie, rimangono a putrefarsi in mezzo alle città. Poi il tipo diventa un mostro a sua volta (piccolo, ma fortissimo e buono) e la sua vita ha una svolta.
Divertente, come sanno esserlo i manga di grandissimo successo.
Guardando l’elenco dei fumetti giapponesi che, nell’ultimo ventennio, hanno avuto un enorme successo, osservo che i protagonisti sono sempre molto giovani.
Kaiju n.8 segna uno strano cambio di paradigma. Il protagonista ha 32 anni e la sua età, in un mondo di reclute tutte molto più giovani di lui, viene rimarcata con insistenza.

La sessualizzazione dei corpi femminili è un misfatto cui dovremmo smettere di soccombere. Dovremmo sbuffare annoiati ogni volta che un disegnatore maschio ed eterosessuale infittisce le sue storie di donnine. Dovremmo guardare con sospetto a quella pratica che precipita nella denominazione “good girl art”.
Prima o poi ci riuscirò anche io. Per il momento, ogni volta che esce un nuovo fumetto di Frank Cho, ci casco e me lo procuro. Poi a casa lo sfoglio, con la gioia del vecchio rattuso, solo per vedere donnine prosperose e discinte che si muovono con agilità in ambienti incongrui.
Fight Girls in arrivo. L’autore, se non ho capito male, è al Comicon, firma copie e disegna donnine prosperose nelle dediche.
Se vuoi sapere cosa aspettarti, dai un’occhiata QUI.

Da qualche tempo, Sergio Bonelli Editore pubblica volumi illustrati allo scopo di raccontare la storia della casa editrice. Sono libri belli e costosi, costruiti con una certa autoindlgenza e una spinta al completismo dei collezionisti più estremi.
Mi stupisce l’annuncio di un volume dedicato a un gigante del fumetto italiano che solo marginalmente ha incrociato le rotte della casa editrice di “Tex”.
Giorgio Cavazzano è uno straordinario costruttore di pagine e un vulcano di storie e aneddoti. Per esempio, può succedere di sentirgli raccontare di quella volta che stava per abbandonare Venezia, pungolato da Sergio Aragonés, per trasferirsi a New York e diventare un autore di “Mad”. A quel punto, può anche succedere che ti dica del suo grande amore per Harvey Kurtzman, che di quella mitica rivista americana è stato il fondatore, e trascorra il resto della serata a dirti cosa un gigante vede nelle pagine costruite da un altro.
Giorgio Cavazzano: Un veneziano alla corte del fumetto di Francesco Verni.

Dave Sim è il genio che, con un monumento alla propria follia cangiante, ha cambiato la storia del fumetto statunitense. Omar, sulle pagine di QUASI, ha analizzato la corsa dell’oritteropo “Cerebus”, scandagliando la struttura dei sedici volumi che compongono quella saga straordinaria. Non pago dell’operazione, Omar ha scelto un’immagine da ciascuno dei trecento albi che compongono quel racconto fluviale e ci ha mostrato, con grande precisione, come le modifiche nel pensiero dell’autore (e il pervertimento ideologico cui si sono accompagnate) traspaiano nella precisione crescente della costruzione dell’anatomia del suo personaggio.
Dopo la conclusione di “Cerebus”, Sim si è dedicato ad altri progetti.
Il più affascinante è stato sicuramente “Glamourpuss”, un albo che, per metà della sua foliazione, riproduceva modelle nella tradizione di Alex Raymond intente a fare discorsi un po’ strambi in accordo alle abitudini dell’autore, e, per l’altra metà, raccontava gli ultimi giorni di vita del disegnatore di Flash Gordon e Rip Kirby.
Quella perla di follia ossessiva e precisione maniacale, rimasta incompiuta per troppo tempo anche per i problemi alla mano del disegnatore, è stata completata da Carson Grubauch e compare, inaspettatamente, in edizione italiana per editoriale Cosmo.
La strana morte di Alex Raymond: inevitabile.

Canicola annuncia due titoli che mi costringono a trattenere il fiato: Il libro dei sogni di Yoshiharu Tsuge e Tono Monogatari di Shigeru Mizuki (del quale nelle settimane scorse abbiamo ricordato il centenario della nascita).
Dei due libri so solo ciò che è riportato nelle poche righe di presentazione della casa editrice. Amo tantissimo questi due autori giapponesi e sono pronto a scommettere che siano due volumi assolutamente necessari.

Martin Vaughn-James è un mito. Tra i ventisette e i trentadue anni ha pubblicato, in Canada, quattro fumetti fondamentali. L’ultimo di questi, The Cage (1975), ha conosciuto in tempi recenti belle edizioni: negli Stati Uniti con prefazione di Seth e in Francia, in un’edizione curata da Thierry Groensteen (che a quel fumetto ha dedicato il saggio La construction de la cage. I primi due fumetti canadesi di Vaughn-James, Elephant (1970) e The Projector (1971), vengono raccolti in un solo, costoso, volume da New York Review Comics. L’editore presenta il libro così:

«Elephant and The Projector linked graphic novels that guide the reader (and a bespectacled Everyman) through landscapes built out of both the everyday and the nightmarish. Jam-packed superhighways, plummeting horses, vast urban wastelands, colossal businessmen, demented cartoon animals and interstellar oranges are just a small part of Vaughn-James’s prophetic vision of society’s turn away from the natural world to the artificial. Together for the first time in a single volume, designed and edited by Seth and with an introduction by Jeet Heer, Elephant and The Projector stand as a reminder that we have yet to catch up to Vaughn-James.»


Sul frigo, spesso, rimangono i post-it con le liste della spesa precedenti. Sul mio ci sono:

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