Originariamente pubblicato sul blog “bistrot Babeuf”, il 30 settembre 2013.
Tecnicamente, direi, sono tempi di merda. Tanto lavoro, pochi soldi e un sacco di debiti. Mi rilasso cucinando. Ho appena messo in forno un kilo di carré di maiale, che farò caramellato. Mi viene sempre una delizia. C’è questa cosa bellissima quando cucini. I tempi morti. Devo aspettare. Quaranta minuti almeno, prima di accendere il grill e passare alla parte delicata: aggiungere lo zucchero e caramellare.
Mi prendo una bottiglia di madeira. La stappo. Mi siedo al tavolino sul balcone, mi servo un bicchiere abbondante e mi accendo una camel di quelle senza additivi. Bevo, fumo e spengo la testa.
Passano un bel po’ di minuti.
Mio figlio, quello grande, legge da qualche giorno e con avidità tutto il Calvin e Hobbes che abbiamo in casa. Mi piomba lì e mi fa: «Dì papà, ma Hobbes è una tigre vera o è solo di pezza?».
Cerco di spiegargli che quello che importa non è quello che penso io di Hobbes, ma quello che sembra a lui ogni volta che legge… no, cazzo, che guarda le strisce di Watterson. Ma non lo convinco.
«Non so decidere», mi ribatte, «aai, lo so che è vera quando Calvin ci gioca e che è finta quando la guardano gli adulti, ma ci sono volte in cui la cosa non è proprio così… così…»
«…lineare?»
«Sì. Proprio. Vedi a me sembra vera, perché è la tigre di Calvin e lui lo deve sapere se è vera o finta. Quindi credo più a lui, però alle volte, per esempio quando ci sono i suoi genitori è finta…ma ci sono delle volte che è vera lo stesso e delle volte che è finta anche quando c’è Calvin. Cavolo! i Peanuts sono più facili, gli adulti non ci sono mai… e io su Snoopy non ho mica dubbi.»
«Allora. Vediamo se riesco a spiegartelo. Ci sono delle volte che Hobbes è una tigre reale e delle volte che Hobbes è una tigre di pezza. Ma c’è una cosa di cui puoi andare certo, Hobbes è sempre, sia quando è reale che quando è di pezza, un tigrotto vero.»
«…?»
«Insomma. È un fumetto no? Come quelli dei super eroi. Quindi lì dentro, in quelle strisce, è più probabile che sia vero quello che vede Calvin, che quello che vedono i suoi genitori. Non credi? E’ una cosa che assomiglia alla geometria. Per esempio: tu conosci il teorema di Pitagora, vero?»
«Certo!»
«Bene. Anche se ancora non lo sai, esistono geometrie in cui il teorema di Pitagora resta vero senza essere valido. Così è nel fumetto. Il mondo dei genitori di Calvin è quello dove il teorema di Pitagora è sempre valido. Ma quando lo stai leggendo tu sei nel mondo di Calvin, dove una tigre di pezza può essere una tigre reale. Qui ognuno dei suoi due modi di essere è vero, anche se uno contraddice l’altro. La Tua domanda iniziale, quella per cui volevi sapere quale dei due stati di Hobbes è quello vero, è una domanda legittima. Sei, come tutti i ragazzini della tua età, alla ricerca di una conoscenza significativa semplice e assolutamente certa. E quello stronzo di Bill Watterson ti dice così, facendoti pure ridere, che non è possibile nel mondo– aiuto!- una conoscenza di quel tipo. Figurarsi nel fumetto. Devi fare una scelta. Tu: devi guardare la complessità e farla, una scelta. Questo è il fumetto, piccolo. E’ una roba iperbolica, mica euclidea. Qui sta il suo bello.»
«Non ci sto capendo niente. Spiegati meglio…»
«Va bene. Ma devo prenderla un po’ alla lontana, e non adesso, che è suonato il timer del forno.»
Non fa un cazzo da anni, ma è invecchiato lo stesso. Vive a Milano, e non potrebbe farlo in nessun’altra città italiana. Legge e parla di fumetti dal 1972 (anno in cui ancora non sapeva leggere). Ha una cattiva reputazione, ma non per merito suo. Ama e praticava la boxe, poi si è rotto. Beve tanto in compagnia di gente poco raccomandabile, tipo Paolo con il quale – per colpa di una di quelle bevute – si è ritrovato a curare QUASI.