Tuono Pettinato, dell’orale rappresentato

Quasi | Visiting Professor |

di Francesca Colaluca

Per salutare Tuono Pettinato, vorrei proporre l’analisi linguistica di OraMai apparso sulla rivista “Linus” n. 07/21 e già pubblicato nella collana “Comics&Science” n. 2/2014.
La mia scelta ha due motivi. Il primo è legato all’autorevolezza: il fumetto è pubblicato dalle Edizioni CNR nel 2014 e da “Linus” nel 2021, a poco meno di un mese dalla scomparsa dell’autore. La seconda ragione è gnoseologica: conoscere Tuono Pettinato e la sua visione della vita.
Su cosa vorrei investigare? Sull’oralità del testo scritto. Immaginiamo che il fumetto sia un “orale rappresentato” e che lo scritto possegga gli strumenti per ricreare l’illusione dell’oralità. Sono convinta inoltre che esistono delle strutture linguistiche ritenute per convenzione appartenenti al parlato. L’orale nello scritto è delimitato da segni grafici, e fra i più comuni: le virgolette. Nel fumetto, lo spazio più visibile del parlato è la nuvoletta. Tuttavia ogni parte nel fumetto è dialogo. La situazione dialogica caratterizza infatti questa specie narrativa. Il dialogo investe più livelli e più sistemi comunicativi. Linguisticamente “dialogo” porta a supporre l’esistenza di un io che parla a un tu. Esiste “dialogo” nel monologo e nel soliloquio perché, sebbene non sia immediatamente identificabile l’interlocutore, il locutore-narratore si rivolge a se stesso oppure indirizza il suo discorso al lettore. Quand’anche il fumetto impiegasse esclusivamente il disegno, le immagini dialogano fra di loro e con il lettore. La condizione di orale rappresentato non si esaurisce con il dialogo, sia esso visivo o verbale o entrambi. L’orale rappresentato allo scritto possiede dei distintivi (costruzioni sintattiche, lessicali, morfologiche e pragmatiche) convenzionali, codificati e riconoscibili. Tra questi: le frasi brevi, gli enunciati averbali, le frasi non autonome, il registro di lingua, le figure retoriche, le frasi fatte, la punteggiatura, la trascrizione del parlato (onomatopee), i segnali discorsivi.
Vediamo quali fra questi elencati sono presenti in OraMai per giustificare l’ipotesi che il fumetto di Tuono Pettinato sia un “orale rappresentato”. Analizzerò il racconto attraverso le immagini del narratore-disegnante e attraverso le parole del narratore-scrivente.

Nella prima tavola, il narratore-scrivente calca l’incipit di una nota serie televisiva americana degli anni Sessanta, citandone il titolo in italiano Ai confini della realtà, in modo da far udire attraverso il meccanismo della memoria il suono di voci e di musiche proprie di quei film. Il narratore-disegnante inserisce il ritratto di Rod Serling produttore e voce narrante della serie per asserirne l’autorità e completarne il ricordo. L’evocazione di quella serie cinematografica pone d’emblée il lettore in una dimensione sonora e di animazione. Inoltre i puntini di sospensione nella nuvoletta più vicina a Rod Serling, non hanno una funzione convenzionale, quella cioè di indicare un momento di esitazione, ma segnano invece la prosodia che conferisce enfasi all’enunciato.
Nella stessa tavola, il narratore onnisciente (scrivente e disegnante) introduce il protagonista: Tuono Pettinato. Analizziamone il verbale. Ahimè è un segnale discorsivo che valuta il contesto situazionale e il discorso precedente introdotto dall’analogia di due metafore: «l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere». Ahimè inizia la replica, è in modalità esclamativa e introduce une unità sintattica verbale autonoma di polarità negativa e di registro linguistico colloquiale. Ahimè è un’unità averbale autonoma, Isabella Poggi (Le interiezioni. Studio del linguaggio e analisi della mente, Boringhieri, 1981) direbbe un’unità “olofrastica”. Questo segnale discorsivo permette infatti di riformulare lo stato d’animo in una perifrasi. Semanticamente ahimè esprime rammarico e sconforto, pragmaticamente è un motore d’azione che induce il personaggio a muoversi (lo vediamo camminare). Infatti visivamente l’oralità è disegnata con il movimento.

Seconda tavola, prima vignetta: Tuono Pettinato è il narratore interno il quale adotta una focalizzazione esterna. Egli pone verbalmente e visivamente la problematica del tempo, tramite la costruzione interrogativa «Di cosa è fatta questa entità misteriosa […]?», «Come possiamo […] farcelo amico?» e l’immagine del movimento, il narratore-disegnante mostra il personaggio in moto sulla strada.

Nella seconda vignetta della terza tavola, la ripetizione contigua dell’unità averbale “sì” in grafia congiunta, è un dispositivo per rappresentare l’oralità e la situazione enunciativa. Semanticamente sissì indica una risposta netta e priva di ambiguità. Nella quarta vignetta, beh è un segnale discorsivo che valuta il contesto situazionale e l’enunciato precedente. Inizia la replica ed è un’unità autonoma averbale in modalità interrogativa. Secondo Poggi, beh interrogativo esprime stupore e perplessità perché ci si aspettava il verificarsi di un evento che non si è però verificato. L’aspettativa è quindi violata come testimonia l’interrogativa che segue beh?. Nella vignetta seguente, Sant’Agostino impiega due segnali discorsi averbali autonomi ah sì? che valuta l’enunciato precedente, si trova ad inizio frase ed è seguito da una perifrasi. E nella seconda nuvoletta troviamo, a inizio frase, wow!, segnale discorsivo olofrastico di presa di coscienza che esprime gioia. Entrambi i segnali discorsivi sono rappresentati anche visivamente dal narratore-disegnante: gli occhi sgranati indicanti lo stupore e la bocca aperta sorridente che esprime la gioia. L’oralità intesa come conversazione passa anche dall’immagine.

Nella quinta tavola, Tuono Pettinato usa due termini appartenenti al registro linguistico familiare: diamine (prima vignetta) e acciderbolina (quinta vignetta). Si tratta di due interiezioni. Diamine (sovrapposizione eufemistica di domine – domineddio – a diavolo) esprime meraviglia e disapprovazione come acciderbolina (da accidenti con allontanamento eufemistico nella parte finale) che indica stupore e fastidio, sentimenti visibili sul volto del locutore.

Nella sesta tavola, lo stupore e il fastidio di Tuono Pettinato si verbalizzano nell’espressione di registro colloquiale «ma che razza di esempio è» (prima vignetta) con connotazione polemica o spregiativa.
Nell’ottava tavola (2021: 14), eh è un segnale discorsivo d’interazione. Si trova all’inizio della replica ed è seguito da un’unità sintattica autonoma verbale in modalità esclamativa. Eh interpella il lettore e apre a una serie di riformulazioni sintattiche volte a spiegare il senso di rassegnazione espresso dal segnale discorsivo. Lo stesso sentimento è reso evidente dall’impiego della punteggiatura in maniera non canonica come si vede nella quarta vignetta a fine enunciato dove il punto interrogativo e quello esclamativo compaiono insieme. La medesima rassegnazione è raccontata dal narratore-disegnante. Nelle nuvolette di coda, troviamo una frase fatta, «sono degli assassini» in modalità assertiva e l’espressione figurata colloquiale, «mi sono stufato» in modalità esclamativa.

Nella nona tavola, due nuvolette della quarta e della quinta vignetta hanno la coda puntato sul locutore. Tale espediente narrativo indica la continuità discorsiva e rappresenta visivamente la conversazione quindi l’oralità. Osserviamo inoltre l’impiego della frase fatta figurata e colloquiale «rigirare la frittata».

Nella decima tavola, Tuono Pettinato esclama orpo. Questa interiezione di origine friulana è un’espressione familiare derivante dall’aferesi di “corpo” riferita all’espressione “corpo di Bacco” che indica meraviglia. Orpo inizia un’unità sintattica averbale autonoma di tipo esistenziale in modalità esclamativa.

Nell’undicesima tavola, nella quarta vignetta, l’interiezione oh è un segnale che attira l’attenzione e sollecita l’ascolto. Oh si trova all’inizio della replica, è seguito da una ripetizione dell’imperativo “sveglia” in modalità esclamativa che esorta a rispondere. Secondo Cristiana De Santis (“Cresci, cresci, cresci…”. La reduplicazione espressiva come strumento di espressione di relazioni transfrastiche, Aracne, 2014), la ripetizione fa parte dei mezzi a disposizione dello scritto per rappresentare la lingua orale. Questo espediente ha una finalità enfatica cioè «funzionale a ricreare l’effetto della voce che si innalza verso la tonalità del grido».

Nella dodicesima tavola, troviamo l’avverbio colloquiale mica (seconda vignetta) nell’unità sintattica autonoma verbale in modalità interrogativa. L’espressione appartiene al registro colloquiale. Alla fine della tavola tredicesima in posizione topica perché ultima vignetta della tavola di destra (che “dialoga” con la prima vignetta della tavola di sinistra con la quale costruisce un chiasmo visivo e verbale), troviamo la trascrizione alfabetica (e non fonetica) del suono della risata sarcastica e beffarda di Claudia Hammond. Anche in questo caso il racconto del narratore-scrivente coincide con quello del narratore-disegnante.

Nella quattordicesima tavola, nella quinta vignetta, ah è un’interiezione che esprime piacere e soddisfazione. Si trova all’inizio della replica e introduce un’unità sintattica autonoma verbale in modalità esclamativa. Segnala l’accordo esortando il lettore alla partecipazione e alla condivisione di questo stato di piacere. Nelle due vignette successive osserviamo le tre code puntate sul locutore a indicare visivamente la conversazione quindi l’oralità.

Nella sedicesima tavola, l’enunciato dell’astrofisico Stephen Hawking ha un registro di lingua colloquiale con dislocazione del sintagma nominale (soggetto e attributo) a destra e con pronome anaforico: «Che c’hai da ridere […], chimico da strapazzo?!» Osserviamo inoltre l’uso non convenzionale della punteggiatura per rappresentare l’orale. Nella stessa vignetta, l’enunciatore utilizza l’interiezione oh per interpellare il coenunciatore attirandone l’attenzione e sollecitandone l’ascolto. Oh introduce un’unità sintattica autonoma verbale in modalità esclamativa che esprime un ordine.

Nella tavola successiva, troviamo due interiezioni oilà (prima vignetta) e gasp (seconda vignetta) seguite entrambe da due enunciati tronchi perché il referente è presente nella situazione enunciativa. Oilà interpella e attira l’attenzione. Esprime una presa di coscienza indicando sorpresa. Gasp appartiene al registro linguistico del fumetto, è una voce onomatopeica quindi riproduce il suono (l’oralità), suggerita dal verbo inglese to gasp “boccheggiare”, “restare senza fiato”. Gasp riproduce un sussulto causato da sorpresa. L’espressione “per davvero” appartiene al registro linguistico dell’infanzia. L’interiezione ah nella nuvoletta di Tuono Pettinato, tra le vignette terza e quarta, indica sconforto e rassegnazione. È un’unità olofrastica parafrasabile con “come sono deluso!”.

Nell’ultima vignetta, nella nuvoletta di Tuono Pettinato troviamo l’interiezione mmh che esprime dubbio seguito da una pausa debole, la virgola e poi dalla ripetizione contigua dell’unità averbale “sì” in grafia congiunta sissì, seguito ancora da una pausa debole e dall’avverbio certo. Mmh indica incertezza mentre il segnale discorsivo valuta il discorso precedente ed esprime assentimento e accordo confermato da certo ma in realtà si tratta di un disaccordo latente che diviene evidente con l’enunciato uff dell’altra nuvoletta. I puntini di sospensione alla fine di entrambi gli enunciati, segnano la prosodia che conferisce enfasi.

Nella diciassettesima tavola, la psicologa pronuncia l’interazione wow che è una voce onomatopeica. Si tratta di un’unità isolata in modalità esclamativa che esprime ammirazione e entusiasmo e perfino eccitazione. Wow è fortemente evocativo perché rimanda alla specie narrativa del fumetto. L’ultima vignetta della tavola contiene due enunciati in modalità esclamativa appartenenti al registro linguistico colloquiale e familiare. Nella tavola successiva il racconto del narratore-scrivente coincide con il racconto del narratore-disegnante. I due rappresentano l’oralità.

Nella diciannovesima tavola, sant’Agostino pronuncia uhm all’inizio dell’enunciato. Uhm è un’interiezione che comunica il dubbio espresso infatti dalla riformulazione dell’unità olofrastica nella perifrasi che segue uhm. I puntini di sospensione alla fine dell’enunciato conferiscono enfasi. Beh impiegato da Marco Del Mastro, è conclusivo e comunica che prima di affermare, il locutore si è trovato in una situazione di indecisione. Beh segnala questo momento di indecisione che ha preceduto la verbalizzazione.

Nella tavola successiva, Tuono Pettinato usa l’interiezione oh per interpellare il coenunciatore attirandone l’attenzione e sollecitandone l’ascolto. Ma il narratore-disegnante mostra il volto dell’enunciatore rivolto verso il lettore. Quindi il personaggio Tuono Pettinato prestato al narratore onnisciente, interpella il lettore. In questa tavola, l’idea di movimento associata al discorso orale e quindi alla conversazione, più che al narratore-scrivente, è affidata al narratore-disegnante come mostrano le immagini delle vignette. Così come nella ventunesima tavola, quando Vladimir Jankélévitch pronuncia Cowabunga a testa in giù da un monopattino segnando le corna con entrambe le mani. Le espressioni verbale e visiva comunicano l’entusiasmo e la meraviglia. Il termine cowabunga appartiene al registro di lingua del fumetto.

Nella penultima tavola, la figura retorica della mise en abyme gioca con il visivo e con il verbale. Nella terza vignetta, Vladimir Jankélévitch porgendo a Tuono Pettinato «un buon fumetto» usa due figure retoriche quali la metafora e l’ossimoro «tuffarsi nell’umile lusso» mentre, come se fosse un’immagine allo specchio, mostra al lettore il fumetto nel quale è protagonista proprio Tuono Pettinato. L’interiezione wow pronunciata da questi, è un’unità isolata in modalità esclamativa che indica ammirazione, entusiasmo e perfino eccitazione per la «splendida maniera per ammazzare il tempo».

Nell’ultima tavola, Rod Serling annuncia la conclusione dell’avventura di Tuono Pettinato alla scoperta del senso del tempo. E come soluzione all’inquietudine, propone «un momento di pace» animato dall’«ozio creativo» e dall’«amicizia» suggellata da una «bibitina».

La presenza nella zona verbale e in quella visiva di segnali discorsivi e di interiezioni, di espressioni appartenenti a un registro linguistico specifico, di frasi fatte, di figure retoriche, dell’uso non canonico della punteggiatura, delle onomatopee, confermano l’ipotesi iniziale: OraMai è un “orale rappresentato”.

Accenni bibliografici:

Per il fumetto e la narrazione:

  • Thierry Groensteen, Système de la bande dessinée, Presses Universitaires de France – PUF, 1999 e Bande dessinée et narration, 2011
  • Gérard Genette, Figures III, Seuil, 1972

Per i segnali discorsivi:

  • Gaétane Dostie, Pragmaticalisation et marqueurs discursifs : Analyse sémantique et traitement lexicographique, De Boeck Supérieur, 2004
  • Florence Lefeuvre, L’oral représenté en diachronie et en synchronie : une voie d’accès à l’oral spontané ? Lefeuvre-Parussa, Langages, vol. 217, no. 1, 2020
  • Isabella Poggi, Le interiezioni: studio del linguaggio e analisi delle mente, Boringhieri, 1981

Per l’orale rappresentato:

  • Rudolf Maherer, Phonographie : la représentation écrite de l’oral en français, De Gruyter, 2018

Per OraMai, l’intera opera di Tuono Pettinato.

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