Georges Remi (Hergé) e Tchang: Una storia d’amore nel Ventesimo Secolo

Quasi | Affatto |

di Francesca Colaluca

A quarant’anni dalla scomparsa di Hergé, la casa editrice Glénat (Grenoble) riedita Georges & Tchang: Une histoire d’amour au Vingtième siècle di Laurent Colonnier, uscito la prima volta nel 2012. La nuova edizione, apparsa il 18 gennaio scorso, integra due importanti apporti: la prefazione del regista e stimatore di Tintin, Bruno Podalydès e la postfazione dello specialista del fumetto e amico di Hergé, Numa Sadoul.

In questa recensione (un grand merci à mon mentor) troverete: accenni sull’opera; breve biografia dell’autore; sintetica panoramica sul suo stile, sulle sue opere e sul periodo in cui scrive; l’analisi stilistica in generale e infine i miei commenti.

Laurent Colonnier ha 56 anni, è nato a Parigi ed è un fumettista, pittore, illustratore e autore di fumetti e cartoni animati francesi. Inizia la sua carriera come illustratore prima in riviste nazionali (“Marianne”, “Télérama”, “Le Point”, “Le Nouvel Observateur”, “Libération”, “Ouest-France”) poi internazionali (“Reader’s Digest”, “The New Yorker”, “More”, “Le Soir”). Negli stessi anni ha scritto e disegnato fumetti pubblicati su “Spirou”, “Fluide glacial”, “(A SUIVRE)” e in volume collettivo, pubblicato da Soleil, dedicato a Hubert-Félix Thiéfaine. Ha scritto sceneggiature per le riviste “Les Schtroumpfs” e “Teenage Mutant Ninja Turtles”.
Nel 2010, pubblica il suo primo graphic novel, Internal Lobster (La Boîte à bulles). Nel 2012 esce Georges & Tchang : Une histoire d’amour au Vingtième siècle, premio “Jeune Talent 2013” al festival Abracadabulles. Cinque anni dopo per lo stesso editore pubblica Gustave Caillebotte: un rupin chez les rapins, una biografia del pittore impressionista. I personaggi disegnati nelle illustrazioni e nei fumetti sono caricaturizzati mentre le tavole dei suoi graphic novel sono molto realiste, come istantanee a colori (Internal Lobster e Gustave Caillebotte) o in bianco e nero (Georges & Tchang).

L’anno prima della Exposition Universelle di Bruxelles del 1935, Hergé, il cui vero nome è Georges Remi, è alla ricerca di documenti autentici e di testimonianze reali sulla Cina per costruire lo scenario del nuovo episodio delle avventure di Tintin. Infatti, dopo Tintin nel Paese dei Soviet, in Congo e in America, per i quali aveva usato fantasia e immaginazione, luoghi comuni e rappresentazioni stereotipate di quei Paesi, per il nuovo album, desidera essere realistico e veritiero: «j’ai besoin d’authenticité […] d’ancrer mes histoires dans le réel» (pagina 14; «ho bisogno di autenticità […] di ancorare le mie storie nel reale»): vuole raccontare e disegnare la Cina per quello che è realmente. Per tale ragione, l’abbé Léon, cappellano e direttore di una scuola per cinesi in Belgio, presenta a Georges e a sua moglie Germaine, una coppia di cinesi. Lo stesso invia presso i coniugi Remi un allievo cinese delle Belle arti studente in scultura. Georges e Tchang sono coetanei, hanno entrambi 27 anni e dal primo istante si instaura fra i due una complicità e una intesa esclusive. La loro frequentazione segnerà per sempre l’uomo Georges e l’autore Hergé. E mentre in studio, Tchang insegna la pratica del pennello cinese con lo yàn tái (pietra d’inchiostro) al suo amico, in Occidente, il Nazismo avanza e il Comunismo si fa minaccioso. A Bruxelles arrivano prepotenti gli echi delle relazioni burrascose tra Cina e Giappone…

Le tavole sono 75, più grandi di un foglio A4 e rilegate con dorso nero in tela. La copertina, di colore terracotta, ha un drago cinese a sinistra che sembra scendere dal soffitto e che fissa negli occhi Hergé il quale, vestito in jeans e “paletot” (pagina 52), cinge le spalle di Tchang che guarda il lettore. Nella quarta di copertina, a destra in verticale un’imponente vetrata illuminata riflette gigantesche piante di bambù e sovrasta a sinistra in basso un Hergé adulto in tailleur scuro seduto su una poltrona nera, le gambe accavallate e la sigaretta in mano il cui fumo disegna una molla e si congiunge alla luce.
Ogni tavola si compone di 4 strisce, il numero di vignette varia da sette a tredici. L’impaginazione è di tipo convenzionale. Il disegno è molto realistico in bianco e nero nella declinazione del grigio. Le vignette rettangolari sono chiuse, delimitate da un contorno disegnato e circondate da un margine bianco e regolare. Le nuvolette sono omomorfe rispetto al quadro, addossate nella parte alta della vignetta. Ogni enunciatore è indicato distintamente dalla pipa. Le vignette si compongono della zona dell’immagine e della zona del verbale. Quelle mute raccontano di paesaggi – quali la spiaggia, il parco sotto la neve, le facciate dei palazzi – e di visi, di sguardi e di corpi. Il verbale delle nuvolette è di registro colloquiale con segnali rappresentanti l’oralità quali le onomatopee, le espressioni regionali, il linguaggio infantile, l’uso di diminutivi e di vezzeggiativi. Gli enunciati sono in forma di frasi semplici e complesse, brevi e lunghe, sintatticamente corrette. Le variazioni temporali sono indicate dal cambiamento spaziale e l’avvicendarsi delle stagioni è scandito da cinque tavole il cui disegno evoca l’arte cinese e porta impresso il nome della stagione di riferimento. È presente un solo intervento diretto del narratore onnisciente: la riproduzione di una pagina di un quotidiano dell’epoca recante una notizia autentica, mentre sono numerose le note a piè di pagina.

A proposito di Georges & Tchang. Une histoire d’amour au Vingtième siècle.

Il testo e l’immagine di copertina, annunciano chiaramente l’argomento del libro: Georges e Tchang una storia d’amore del secolo scorso. Il logogramma “&” indica, non a caso, l’unione di “e” e di “t”, metafora del rapporto dei protagonisti.
È un romanzo d’amore. Uno spaccato di un’epoca cronologicamente lontana ma significativamente vicina per i temi trattati. Racconta dell’incontro e della frequentazione, durata un anno, di due giovani uomini apparentemente distanti ma che si scoprono vicinissimi.

«– Germaine m’a parlé de votre nouvel ami.
– Tchang ?
– Vous semblez très proches.
– Oui, il est formidable, il m’apporte beaucoup. C’est bien simple, j’ai eu l’impression de trouver un autre moi-même.
»

(«- Germaine [prima moglie di Hergé] mi ha parlato del suo nuovo amico. – Tchang? – Sembrate molto vicini. – Sì, è formidabile, mi arricchisce molto. È semplice: ho l’impressione di trovare un altro me stesso».)

Hergé e Tchang si conoscono a Bruxelles nel 1934, la Vita li separa l’anno seguente e si ritrovano (non nel libro ma nella realtà) a Bruxelles quasi 50 anni dopo. È una storia d’amore moderna intorno alla quale si muovono vicende personali autentiche e romanzate, e ruotano avvenimenti politici documentati e veritieri. Non è un caso infatti che il narratore dichiari nel frontespizio che «Tout est vrai. Tout est faux. Tout est vraisemblable. Tout est faux-semblant.» («Tutto è vero. Tutto è falso. Tutto è verosimile. Tutto è finzione.») e che costruisca una storia di complotti e di servizi segreti nipponici. In un Paese occidentale della prima metà del secolo scorso si alternano elementi biografici documentati e ipotesi e fatti immaginati che rendono la storia verosimile. La presunta origine nobile di Georges, l’adolescenza negli scout con esperienze sadomasochiste e omosessuali, il fantasma di abusi subiti in famiglia, una cura ai raggi X che l’avrebbe reso sterile. E poi ci sono il racconto disegnato delle giornate trascorse al mare o in giardino a giocare a volano e la conoscenza di quelle persone nel mondo di Hergé che diverranno personaggi nell’universo di Tintin. «Je vous ai dessiné dans la salle de cinéma» dice Georges a Tchang indicando la vignetta in Le Lotus bleu (pagina 69). E dopo una notte animata da immagini bizzarre, arriva la consapevolezza del sentimento che lega indissolubilmente i due amici (pagina 66).
Perché leggere questo fumetto? Perché Colonnier è uno studioso attento e appassionato. E poi, perché per chi conosce e ama Tintin, il racconto offre uno spaccato di vita dell’autore e permette una maggiore comprensione dello stesso e della sua opera. Mentre coloro che non hanno mai letto Tintin, o che ne hanno soltanto sentito parlare per luoghi comuni, scopriranno che l’incontro tra Georges e Tchang rappresenta la svolta personale e artistica di entrambi i protagonisti e che il tempo che i due hanno trascorso insieme suggella un amore che supererà ogni distanza.

18th March 1981: Belgian cartoonist and creator of Tintin, Herge (George Remi) (1907 – 1983), welcomes his old Chinese friend Tchang back to Belgium after 46 years apart. Herge based a character in two of the Tin Tin books (‘The Blue Lotus’ and ‘Tintin In Tibet’) upon Tchang who is now a retired professor living in Shanghai. (Photo by Keystone/Getty Images)
Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)