28 luglio 1794: Saint-Just e la fine del Terrore

Boris Battaglia | Pantomime del Calisota |

Tra l’ottobre e il dicembre del 1793 Saint-Just viene inviato come commissario politico a Strasburgo sul fronte alsaziano, insieme a Philippe Le Bas, membro del comitato di sicurezza generale, con la cui sorella Saint-Just ha un’appassionata storia d’amore. In Alsazia riorganizzano l’esercito per poi occuparsi delle manovre di guerra. Il 26 dicembre l’esercito repubblicano, tra mille difficoltà, respinge gli austriaci al di là del Reno. Saint-Just si è distinto più volte in prima linea. Conclusa la loro missione militare Saint-Just e Le Bas tornano a Parigi.
Anche sul fronte interno la Repubblica comincia a raccogliere i primi successi militari. Una alla volta, tra agosto e dicembre, Marsiglia, Lione, e ultima Tolone – riconquistata grazie ai piani militari di un giovane capo di battaglione corso, un certo Bonaparte (l’operazione gli varrà la nomina a generale di brigata) – le principali città dell’insurrezione federalista tornano sotto il controllo centrale. Sempre a dicembre, con la vittoria di Savenay, la Repubblica infligge un netto colpo d’arresto alla rivolta vandeana.
Così, nei primi mesi del 1794, Robespierre valutò la situazione favorevole per lo scontro decisivo con la sinistra hebertiana, che intendeva dare alla rivoluzione una svolta sociale estrema, e con Danton e i suoi seguaci che volevano porre fine al Terrore, pacificare il paese e trattare la pace con le potenze europee. Lo scontro è feroce, senza esclusione di colpi, ma tutto sommato breve. Tra marzo e aprile si conclude prima con la sconfitta di Hébert e poi di Danton. Finiranno entrambi sulla ghigliottina.
Durante il suo processo, il 3 aprile 1794, Danton aveva preso la parola e tenuto un discorso che aveva suscitato l’entusiasmo e l’approvazione del pubblico al punto di convincere la Convenzione a sospendere il processo stesso. Per evitare che Danton possa uscire vincitore da questo scontro politico e per convincere la Convenzione a riprendere subito il processo, Saint-Just, il 4 aprile, tiene davanti ai deputati un fervente discorso.

«La pubblica accusa del Tribunale rivoluzionario ci ha comunicato che a causa della reazione degli accusati è stato sospeso il dibattito finché la Convenzione non abbia preso una decisione. Siete scampati al più grande pericolo che mai abbia minacciato la libertà: ora, tutti i complici di questo crimine sono stati scoperti, e la loro rivolta contro la legge e la giustizia rivela, proprio in questa sede, i reconditi segreti della loro coscienza; la loro disperazione e la loro rabbia attuali dimostrano come la bonomia di cui facevano mostra fosse la più ipocrita delle trappole tese alla Repubblica.
Quale innocente si è mai rivoltato davanti alla legge? Non serve altra prova della loro colpevolezza, è sufficiente questa loro audacia! Adesso vi è chiaro! Coloro che abbiamo accusato di essere stati complici di Dumouriez e dell’Orleans, coloro che volevano fare la rivoluzione in favore di una nuova dinastia, coloro che hanno cospirato per la sconfitta e la messa in schiavitù del popolo, hanno rivelato tutta la loro infamia!
Se davvero amate la libertà, se nei vostri cuori alberga quella passione che prova solo chi desidera veramente liberare il proprio paese, vi renderete conto che non si tratta di scoprire e punire dei cospiratori, questi cospiratori lo hanno fatto a viso aperto. Cospiratori che, contando sull’aristocrazia con la quale da anni stringono alleanza, speravano di colpire il popolo con la vendetta della tirannide! Si vantano di provvedimenti fatti a proprio solo vantaggio spacciandoli come fatti per il popolo, come vedrete da quello che ha detto Dillon, l’amico del re. Ma il popolo è forte e ama la libertà. Quindi no! La libertà non arretrerà di un passo davanti ai propri nemici.
La loro coalizione è stata smascherata. Dillon, che ordinò alle sue truppe di marciare su Parigi, ha dichiarato che la moglie di Desmoulins aveva ricevuto del denaro per organizzare una sommossa contro il Tribunale rivoluzionario e uccidere tutti i patrioti. Grazie per averci concesso questo posto d’onore, proteggeremo la patria con i nostri corpi.
Cosa volete che sia la morte se la Rivoluzione trionfa. Che giorno glorioso il giorno in cui il Senato romano lottò contro Catilina, il giorno in cui al libertà fu consolidata per sempre. I Comitati si impegnano in una ininterrotta sorveglianza. Chi potrà rifiutarsi di riconoscervi l’onore che meritate in questo terribile momento in cui combattete per l’ultima volta contro la fazione che fu indulgente con i vostri nemici e che oggi ha ritrovato le sue forze per combattere la libertà? I Comitati valutano poco o nulla la vita davanti all’onore.
Popolo, ne uscirai vincitore! Ma possa questa esperienza farti amare la Rivoluzione per il pericoli ai quale espone i tuoi più sinceri amici!
La giustizia non era mai stata insultata in questo modo, e quando lo è stata si era trattato di qualche esule che profetizzava l’improbabile vittoria della tirannide. Adesso invece questi nuovi cospiratori offendono pubblicamente la nostra coscienza. Cos’altro vi occorre per convincervi della loro colpevolezza? Stolti! Hanno reso palese il loro crimine resistendo alle leggi: solo i criminali temono la giustizia. Quanto erano pericolosi tutti costoro che, camuffati da rivoluzionari, celavano l’audacia del loro complotto! In questo preciso momento nelle prigioni si sta cospirando in loro favore, in questo preciso istante l’aristocrazia sta rialzando la testa.
Avete concesso agli accusati il privilegio di essere insolenti? Richiamate allora dalla tomba il tiranno, Custine e Brisset, dato che a loro non è stato concesso di godere del discutibile privilegio di insultare i propri giudici.
In quest’ora critica di pericolo per la patria, da questi scranni su cui vi ha posto il popolo, dimostrate tutta la distanza che vi separa dai colpevoli. Potrete farlo approvando il seguente decreto proposto dai Comitati: la Convenzione nazionale, ascoltato il rapporto dei Comitati di Salute pubblica e di Sicurezza generale, stabilisce quanto segue:
Art.1- Il Tribunale rivoluzionario riprenderà seduta stante l’istruttoria relativa alla congiura di Fabre d’Èglantine, Danton, Chabot e altri.
Art.2- Il presidente del Tribunale impiegherà tutti i mezzi che la legge gli fornisce per far rispettare la sua autorità e quella del Tribunale rivoluzionario, e per reprimere qualsiasi tentativo da parte degli accusati di interrompere il corso della giustizia e turbare la sicurezza e la tranquillità pubbliche.
Art.3- Qualsiasi sospettato di cospirazione che farà resistenza o insulterà la giustizia nazionale sarà immediatamente messo a tacere.»

Il decreto fu approvato all’unanimità. Impedito, grazie all’articolo 3, l’utilizzo della parola a Danton, la sua arma più potente, la piega che prese il processo fu ovvia. Condannato come cospiratore contro la Rivoluzione, Danton verrà decapitato il 5 aprile 1794.
Nei mesi successivi il Terrore si intensifica. In un mese e mezzo vengono ghigliottinati 1.376 persone. Si calcola che, nell’anno II della Rivoluzione, tra la repressione vandeana, l’epurazione seguita alla sconfitta federalista e l’eliminazione fisica degli avversari politici, il Terrore fece in tutta la Francia 50.000 vittime.
Tra giugno e luglio però la situazione militare volge a completo vantaggio della Francia, l’esercito Repubblicano occupa addirittura il Belgio. La Convenzione rassicurata sul fronte esterno, e spaventata dall’eccessivo potere personale di Robespierre, decide di eliminarlo. L’esecuzione di Hébert è costato a Robespierre l’appoggio dei sanculotti. Privi del sostegno popolare, il 9 termidoro (27 luglio 1794) Robespierre, Saint-Just con altri giacobini fedeli all’incorruttibile, vengono arrestati.
Nel discorso che deve tenere alla Convenzione quel giorno Saint-Just intende difendere Robespierre dall’accusa di tirannide.

«Non appartengo ad alcuna fazione. Le combatterò sempre tutte. So che si estingueranno solo il giorno in cui le istituzioni daranno vita a quelle garanzie che stabiliranno la fine dell’autorità e faranno sprofondare, senza possibilità di ritorno, l’orgoglio umano sotto il giogo della comune libertà.
Il corso delle cose ha voluto che questa tribuna diventasse la rupe tarpea per colui che tante volte è venuto a dirvi quando alcuni membri del governo avevano abbandonato la strada della saggezza. Ho sempre creduto che la verità vi fosse dovuta, vi dovesse essere offerta con prudenza, e che non si poteva rompere senza vergogna l’impegno preso con la propria coscienza di correre qualsiasi pericolo per la salvezza della patria.
Con quale lingua oggi devo parlarvi? Come descrivervi gli errori che state commettendo senza consapevolezza e come spiegarvi il male che una parola rivela e una parola corregge?»

A questo punto Saint-Just viene interrotto. Non riuscirà ad andare avanti. Muto, con le braccia conserte, osserverà con gelido disprezzo gli strepiti dell’assemblea, finché il deputato Tallien minacciando Robespierre con un pugnale, chiederà concitatamente la parola per una mozione d’ordine, al termine della quale verrà chiesto l’arresto di Robespierre.
Dopo l’arresto di Robespierre e dei giacobini rimastigli fedeli, un manipolo di sanculotti libera gli arrestati e li porta in salvo all’Hotel de la Ville. Robespierre tergiversa, non si decide a dare l’ordine di insurrezione cittadina, come gli chiedono gli esponenti della Comune di Parigi. Così la guardia nazionale fedele alla Convenzione, sotto il comando di Barras, riesce ad avere ragione dei pochi difensori del municipio. Il 10 termidoro (28 luglio 1794) Robespierre, Saint-Just e gli altri esponenti del governo terrorista salgono sulla ghigliottina.
Una legge del 7 fruttidoro (24 agosto 1794) abolisce il decreto del 10 ottobre 1793. Il controllo del Comitato di Salute pubblica sugli altri organi di governo e sulla Convenzione è annullato.

Il Terrore è finito.

Ma, forse proprio grazie agli effetti ottenuti dal regime del Terrore, la Rivoluzione no.

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