Il sedicesimo capitolo di Monster di Naoki Urasawa

Francesco Pelosi | Affatto |

Il veterano e la bambina, sedicesimo capitolo di Monster, la serie seinen del mangaka Urasawa Naoki, comincia in un giorno di pioggia fuori dagli uffici della questura di Giessen, in Germania. C’è una bambina, il cui volto è coperto dal grosso ombrello con cui si sta riparando, che gioca saltando sui gradini dell’ingresso, mentre noi leggiamo in fuori campo il dialogo che si sta svolgendo all’interno dell’edificio.

Fino ad ora, nelle quasi quattrocento pagine dei quindici capitoli precedenti, abbiamo assistito alla parabola discendente del protagonista, Tenma Kenzo (omaggio di Urasawa al Black Jack di Tezuka Osamu), geniale chirurgo giapponese di stanza a Düsseldorf, che da super star della medicina, fidanzato con la figlia del primario dell’ospedale in cui lavora e pronto per una brillante carriera, si ritrova a essere sospettato di omicidio e ricercato. 

Tenma si è dunque appena dato alla clandestinità per sfuggire alle accuse, quand’ecco che, all’inizio del capitolo sedici, scompare anche dalla nostra vista di lettori. Lo fa solo per qualche pagina, certo, ma questo basta a spiazzarci. Al suo posto, con una splash page che ce lo presenta come il vero protagonista dell’episodio, troviamo invece Hugo Bernard, ex legionario e  mercenario.

Chi è questo sconosciuto e perché l’ispettore Lunge, colui che darà la caccia a Tenma per tutta la serie, lo sta interrogando? Bastano quelle quattro pagine iniziali per scardinare il patto di abitudine che Urasawa aveva stretto con noi lettori e intavolare nuove regole: ora non è più Tenma l’oggetto della sua e nostra attenzione, ma Bernard il mercenario. Tenma ritorna comunque subito dopo, a pagina 5, ma lo fa quasi in sordina, senza enfasi. Bernard sta infatti raccontando a Lunge che cinque mesi prima Tenma si è presentato da lui per essere addestrato all’uso delle armi.

Le tavole di Urasawa sono zeppe di mezzi busti e primi piani, raramente vediamo corpi interi o azioni dinamiche. È principalmente nei volti e nelle espressioni (e di conseguenza nei dialoghi) che molti suoi fumetti si muovono. Sia chiaro, Urasawa costruisce tavole dal forte impatto e spesso con un bilanciamento perfetto delle forme che appaga sempre l’occhio, ma la sensazione è che il suo racconto sia profondamente cinematografico più che fumettistico. I suoi disegni sono attori e in Monster in particolare realizza un impossibile ritmo da serie tv. L’arte del mangaka è tale, che l’immobilità dei suoi disegni sulla carta illude perfettamente in merito alla loro possibilità di movimento.

E così, senza essere subito inquadrato in faccia, ma prima sui piedi e poi di spalle e solo dopo un’intera pagina finalmente in volto, Tenma ritorna sulla scena della sua serie dopo una breve latitanza gestita in maniera tale da farci sembrare che siano passati mesi. E in effetti, nel tempo del racconto, ne sono passati cinque.  

Siamo in un casale isolato nella campagna tedesca dove Bernard ha il suo campo di addestramento. Tenma gli dice che non ha mai usato un’arma, ma che ora è costretto a imparare (il perché riguarda la macro trama di Monster e a noi qui non interessa) e Bernard, che a questo punto riconosciamo come “il veterano” del titolo dell’episodio, per prima cosa lo mette a fare degli esercizi con la corda, proprio come sta facendo una bambina dai tratti asiatici lì vicino. Non sappiamo nulla di questa bambina, e non ne sapremo mai il nome. Ha l’espressione seria e sembra molto brava a saltare la corda, al contrario di Tenma.

Dopo un po’ di esercizio il medico è sfinito mentre la bambina è seduta sull’erba lì a fianco a guardarlo senza espressione. Nel cielo passa una peppola e la bambina sembra attirata dall’uccello. Tenma commenta che forse il passero è in cerca di cibo per i suoi piccoli e poi ricomincia l’allenamento mentre la bambina continua a guardarlo inespressiva.

Stacco. Ci trasferiamo in cucina, durante la cena. Tenma, molto stanco, fatica a mangiare, e Bernard gli dice che anche il cibo fa parte dell’allenamento. D’improvviso la bambina se ne va dalla stanza, sbattendo la porta e Tenma chiede al veterano se è sua figlia oppure sua nipote, e qui Urasawa, appena prima della metà esatta dell’episodio (siamo nelle pagine 11 e 12 delle 26 totali) sgancia la bomba emotiva che in una sola vignetta ci fa appassionare al veterano e alla bambina conosciuti appena una decina di pagine fa. Con lo sguardo basso e continuando a mangiare, Bernard risponde: «Le ho ucciso la madre davanti agli occhi». E poi racconta che in Birmania, cercando riparo in una casa durante un’azione, si è trovato davanti la donna armata pronta a far fuoco per difendere la figlia e che se non avesse sparato lui per primo, sarebbe morto.  E cosi ha poi portato con sé la bambina che, come dice lui, lo odierà per sempre.

La forte emotività scaturita dal momento è data ovviamente, oltre che dalla messinscena dei volti recitanti di Urasawa, dalla potenza drammatica del rapporto che intercorre fra l’uomo e la bambina. Ma il fatto che a così poche pagine dall’inizio ci siamo già completamente legati a questi due nuovi personaggi è ancora più notevole se si considera che il fumetto giapponese, al contrario di quello europeo e americano, diluisce moltissimo gli avvenimenti e in questo Monster non fa eccezione. Nelle dodici pagine appena trascorse sono state messe in scena appena tre situazioni: l’interrogatorio, l’allenamento, la cena. Nelle quattro pagine dedicate a ognuno di questi eventi (pagine piene di silenzi, sguardi e piccoli gesti), Urasawa ha condensato tutta la sua arte sottrattiva per introdurre dal nulla due personaggi e il loro complesso rapporto e incatenarci qui, completamente rapiti dal colpo di scena che ci spalanca la loro storia.

Il racconto prosegue di nuovo all’aperto, durante una sessione di allenamento. Tenma corre nel bosco, osservato dalla bambina. Distratto dal profumo di una pianta, cade in una buca e la bambina, pur mantenendo l’espressione impassibile, gli tende la mano per aiutarlo. L’attenzione di Tenma per la natura (la peppola, il profumo della pianta), l’ha conquistata. Stacchiamo di nuovo e per una pagina appena vediamo finalmente Tenma con la pistola in mano davanti a un bersaglio di allenamento. Non rimaniamo però a guardarlo sparare, perché è di nuovo tempo per la cena. Stavolta il cuoco è Tenma, che ha preparato per tutti un tipico piatto giapponese con carne e patate, mettendo in tavola anche le bacchette. Bernard non riesce a mangiare con quei due strani bastoncini e Tenma se la ride. La bambina che invece non ha nessun problema, osserva la scena, al solito, impassibile.

Due pagine, non di più, e siamo di nuovo nel bosco per l’allenamento. Una peppola appena nata cade dal nido, la bambina la vorrebbe portare a casa con sé ma Tenma la ferma: se la portano lontano dalla mamma, la peppola morirà. Il medico si arrampica sull’albero e rimette il piccolo uccello nel suo nido mentre la bambina lo guarda stupita.

Torniamo così, ormai a pagina 21 (mancano solo cinque pagine alla fine), nella stanza dell’interrogatorio. Bernard non sa dove sia Tenma (o non vuole rivelarlo a Lunge) e dopo avergli detto che saper usare una pistola e saper uccidere qualcuno sono due cose molto diverse (suggerendo che Tenma non è un assassino), se ne va.

Mentre esce dall’edificio, Bernard ricorda il giorno in cui Tenma se n’è andato dal suo campo di addestramento, lasciando i soldi del pagamento e un tegame di carne e patate alla giapponese preparato per loro. Il veterano e la bambina mangiano in silenzio e di nuovo all’uomo non riesce di usare le bacchette. Un pezzo di patata gli sguscia buffamente dai bastoncini e cade sul tavolo. Voltiamo pagina ed ecco il colpo di scena finale: la bambina sta ridendo.

Stacco. Bernard esce dalla questura e la bambina con l’ombrello che gioca lì fuori, e che ancora non abbiamo visto in volto, gli tende la mano. Ormai l’abbiamo capito, ma l’effetto è comunque potente: la bambina è la stessa a cui il veterano ha ucciso la madre che ora, grazie alla mediazione di Tenma, ha imparato a fidarsi di lui. Bernard ha le lacrime agli occhi e i due si allontanano per mano sotto la pioggia.

La manciata di elementi narrativi citati all’inizio si riduce dunque alle tre scene già elencate, che si ripetono ciclicamente: l’interrogatorio che apre e chiude la storia, l’allenamento e la cena. Tre momenti che, dividendo ulteriormente le sessioni di allenamento in due (Tenma e la bambina alle prese con la peppola e Tenma e Bernard alle prese con la pistola) diventano quattro, perfettamente speculari a due a due. Da una parte abbiamo i momenti di dialogo e indagine (esteriore e interiore), ovvero l’interrogatorio di Lunge a Bernard e la cena Tenma-bambina-Bernard, e dall’altra i due momenti di azione, le due sessioni di allenamento, Tenma-bambina-natura e Tenma-Bernard-pistola.

Le soluzioni a cui queste quattro ricerche portano sono anch’esse speculari: l’interrogatorio di Lunge porterà a un risultato “negativo”, in quanto non si arriverà a nessuna rivelazione da parte di Bernard, se non a quella che rappresenta anche l’esito dell’allenamento con la pistola, anch’esso concettualmente “negativo”, in quanto il risultato è che Tenma non è in grado di usare l’arma con l’intento per cui ha cercato Bernard, uccidere; la cena e l’allenamento nel bosco portano invece alle due soluzioni “positive”, anch’esse collegate fra loro: grazie allo sguardo con cui Tenma ha mostrato alla bambina il rapporto con la natura e il rituale della cena in famiglia, la piccola è riuscita a perdonare l’assassino di sua madre e, forse, a vederlo anche come un padre, l’artefice, a tutti gli effetti, di quella che è la sua nuova vita.

L’allenamento nel bosco e la cena sono poi fortemente collegati dal tema del cibo e del nutrimento che passa dalla madre al figlio (la prima volta che vediamo la peppola, è in cerca di cibo per i suoi piccoli) e quindi da un padre putativo (Tenma che prepara carne e patate per tutti e che “mostra” alla bambina come, nonostante la tragedia passata, nel presente si possa ridere) a un altro (Bernard che viene finalmente accettato e perdonato). D’altronde è stato proprio Bernard a dire a Tenma che «anche mangiare fa parte dell’allenamento», frase simbolo di questa piccola storia, custode di significati che sembrano moltiplicarsi a ogni nuova lettura.

Il sedicesimo episodio di Monster di Naoki Urasawa non è niente più che un filler all’interno della serie, un tassello narrativo tolto il quale il resto dell’affresco non soffre. Ma è anche – e soprattutto – una chiave eccezionale per il metodo dell’autore, un condensato dei massimi vertici della sua arte.

[Monster è stata pubblicata in Giappone dal 1994 al 2001 e poi più volte ristampata in tutto il mondo. L’ultima edizione italiana per Planet Manga/Panini Comics è del 2019, in una “perfect edition” di nove volumi comprendenti tutti i 162 capitoli della storia. Nel 2004 Monster è anche diventato una serie anime, disponibile da qualche tempo anche in italiano, su Netflix]

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