1.2 Ancora sulla griglia
Dicevamo: Chris Ware usa nella parte alta della pagina una griglia a sei, nella parte inferiore una griglia a sette. Ha senso trattare le due narrazioni parallele come se fossero su due pagine distinte? Non dovremmo descrivere la gabbia in maniera diversa, come se fosse un’unica griglia? Non dovremmo quindi dire che la pagina è divista in tre strisce, due uguali (più grandi) e una più piccola?
1.2.1 La simmetria come elemento strutturale
Una delle ipotesi di lavoro (probabilmente errata, sicuramente semplificatoria, ma necessaria come chiave di lettura) è questa: la narrazione di Chris Ware si basa sulla duplicazione (non solo la simmetria, dunque). Con “si basa” intendo dire che è il punto di partenza per l’elaborazione del racconto; ma è anche, dal punto di vista della narrazione, l’impalcatura su cui vengono costruite le singole scene.
1.2.1.1 Per esempio?
Intanto basta sfogliare tutti i suoi libri per rendersi conto, immediatamente, che Ware ragiona per doppia pagina. Elabora l’apertura, non la singola tavola, né la singola vignetta: tutto si inserisce in un discorso armonico, in cui la simmetria (e lo spezzare improvviso della simmetria) definiscono il ritmo della lettura – o meglio, dello sguardo. Per entrare più nel dettaglio: vedi le pagine 13-14, dove le simmetrie delle due tavole sono evidentissime. Ma ci torneremo.
1.2.1.2 Una banalità
L’impressione è che l’unità minima del fumetto, per Chris Ware, non sia la vignetta singola, ma la coppia di vignette. Si dà fumetto se c’è sequenza (direbbe Will Eisner, direbbe Scott McCloud), e non c’è sequenza se non ci sono almeno due vignette legate da un rapporto di temporalità.
1.3 Sì, certo, comodo, e anche opportunistico
Dunque la divisione della pagina in due griglie distinte è necessario per una descrizione più chiara; ma è anche una divisione che ci permetterà di vedere meglio i rapporti interni. D’altronde, come abbiamo visto dalle misure delle vignette e dello spazio bianco, è la stessa pagina che ci permette di leggere le due vicende come separate: sono come disposte su due blocchetti diversi, gerarchicamente ben definiti.
1.3.1 E il lettore?
E il lettore deve fare una scelta: è una scelta che vale per tutte le prime cinquanta pagine, ma anche per ogni coppia di tavole. Il lettore può seguire prima tutta la vicenda di Rusty Brown e tornare indietro e leggere le vignette più piccole solo successivamente; oppure fare il contrario, prima la vicenda nel fondo pagina, poi quella principale.
1.3.2 Sì, ok, ma qual è il modo giusto?
Le due narrazioni sono piuttosto diverse per temporalità: la vicenda di Rusty Brown ha stacchi netti, almeno tre punti di vista diversi, molti personaggi; la storia di Chalky White è più fluida come andamento narrativo, non più di due punti di vista diversi, e pochi personaggi. Tuttavia le due vicende hanno incroci e sovrapposizioni che fanno pensare a uno sviluppo parallelo.
1.3.3 Non mi hai risposto
Perché non c’è un modo giusto di leggere. Qui noi leggeremo in parallelo, pagina per pagina. Ma il modo per notare meglio tutti i rimandi interni tra le due vicende è quello di rileggere tutto diverse volte.
1.3.4 Ma perché due narrazioni in contemporanea?
La risposta più semplice è: per dare un senso di contemporaneità, che, con il montaggio alternato, non sarebbe stato così forte. Certo, tenere a mente due storie che si svolgono in contemporanea non favorisce l’immersione, anzi: il lettore è spesso costretto ad uscire dal racconto per fare mente locale, ritrovarsi, connettere i fili della trama. Ed è proprio per questo che la rilettura diventa fondamentale: avere già in mente tutte le vicende della narrazione permette di apprezzarne meglio l’intreccio.
1.3.4.1 Una parentesi non del tutto svincolata da quel che dicevamo
Ho posticipato l’analisi del testo introduttivo perché volevo immergermi subito nella descrizione delle tavole, ma dovremo tornarci prima del previsto, perché è abbastanza chiaro che il “fiocco di neve”, oltre ad essere una metafora per le vite di ognuno di noi (e dei personaggi di Ware in particolare), sia anche una metafora metanarrativa. In due sensi: non esiste una narrazione uguale all’altra, ma anche: ogni narrazione si forma in un modo suo del tutto particolare. Ci torneremo.
1.3.5 Nota a margine
Solo per chiudere il discorso: questo impianto narrativo non l’ha inventato Chris Ware. Qui alcuni altri esempi. Certo, in Rusty Brown, come vedremo, c’è un’invenzione, un’attenzione al dettaglio, che altri autori non hanno, e vabe’.
Tra le altre cose, ha pubblicato “Un diario pressappoco” (con lo pseudonimo brèkane, RGB, 2007), e, insieme con Alberto Talami, i volumi a fumetti “Quasi quasi mi sbattezzo” (Beccogiallo, 2009), Morte ai cavalli di Bladder Town (Autoproduzione, 2010, premio Nuove Strade al Comicon di Napoli, 2011), “Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich!” (BeccoGiallo, 2018, premio Miglior Sceneggiatura al Comicon di Napoli, 2019) e Jungle Justice (Coconino Press, 2022).