La (non tanto) sottile linea esistenziale

Beniamino Malacarne | Squared Circle |

Ovvero, perché The Iron Claw fa presa sugli appassionati di wrestling (e la mia ironia a volte fa un po’ schifo)

Qualcuno di voi se lo ricorda, Texas Tornado. Mascellone, muscoloni, look da rockstar anni Ottanta col capello lungo vagamente glam. E ok, fin qui il cerchio pare non stringersi perché in effetti il suo look era piuttosto generico. Quel che molti di noi non sapevano è che Kerry Von Erich, questo era il suo ring name prima che la WWE allora WWF lo portasse sotto i riflettori, viene da una famiglia di wrestlers e ha una storia estremamente drammatica. Droghe, un incidente che gli fa perdere un piede ma non gli impedisce di lottare, un suicidio e non fu l’unico in famiglia. Una storia che, nell’era di internet, qualsiasi fan può conoscere e da cui hanno tratto un film, The Iron Claw, titolo tradotto malamente con The Warrior per il mercato italiano buttando a mare il riferimento alla mossa finale omonima che tutti i membri della famiglia Von Erich hanno preso dal padre. Un film che, lo dico subito chiaro e tondo, non mi ha fatto impazzire.

La narrazione è piatta così come lo è la caratterizzazione dei personaggi, tra l’altro tutti sbagliati visivamente a partire da Zac Efron che tutti lodano ma per conto mio assomiglia a un pupazzo da ventriloquo con uno sguardo alieno che un pochino mi mette pure a disagio. La tragedia dei Von Erich è lunga e articolata, si svolge nel corso degli anni, una moltitudine di eventi che nel film sono gestiti male e nonostante l’omissione di uno dei fratelli, qui cancellato tout court dall’esistenza, non trovano spazio e il tutto risulta un pelo frettoloso, si arriva alle scene madri un po’ di corsa e con il fiato corto.

Eppure, al netto di eventuali fisiologiche distorsioni della bolla social, a molti “addetti ai lavori” è piaciuto. Metto le virgolette perché in Italia il wrestling mai o quasi mai è un lavoro, quindi parlare di addetti è metterla giù dura, ma tant’è. Buona parte di chi in Italia è dentro al wrestling, lottatori ed ex lottatori, fan, articolisti e opinionisti assortiti, lo hanno apprezzato trovandoci del buono anche dove io, francamente, non ce ne vedo granché. Ecco, The Iron Claw si fa vedere ma per quanto mi riguarda nulla più. Tuttavia capisco perché tanti appassionati lo apprezzano.

La questione è tutta esistenziale.

Non importa che tu salga sul ring per portare il pane a casa, che tu lo faccia qualche weekend all’anno come faccio io o che semplicemente tu ne scriva su un sito, il wrestling ti fa vibrare una corda profonda che, anche quando non ci fai il cash, comunque è un investimento che si trova una o due tacche sopra la categoria hobby. Ovviamente ognuno prova questa cosa a diversi livelli di intensità, ma chi per qualche motivo ha lasciato un pezzo di cuore a battere su quel tappeto sporco di sudore vecchio e del colore che i suoi compagni usano per pitturarsi la faccia capisce, ed è una cosa che va oltre le parole. Il wrestling è una storia nostra e le storie sul wrestling ci toccano nel profondo. Un biopic come The Iron Claw non è come un biopic su Freddie Mercury o Maradona. Per noi è qualcosa di più.

Perché chi è stato in quell’arena è stato parte di quello show, e lo sa.

Il wrestling senza il pubblico muore più delle altre forme di spettacolo. Il wrestling ha bisogno di esseri umani radunati per partecipare. Chi monta e smonta, chi fa le riprese, chi mette le musiche, chi insulta la mamma del cattivo di turno, tutti si collocano lungo quella linea rossa non tanto sottile, quel confine esistenziale che pur a diversi livelli separa chi fa parte del business, perché così noi lo chiamiamo, e chi no. Non esistono wrestler della domenica, anche quando esistono. Quella roba lì è anche roba tua, per questo The Wrestler con Mickey Rourke ti proietta in un mondo che riconosci e persino un film che non ha niente di memorabile come The Iron Claw ti fa risuonare delle corde profonde.

Perché il wrestling è qualcosa di profondo. Ce l’hai o non ce l’hai. E se ce l’hai, ti piace il film su Von Erich.

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)