A. 6 – Appunti sulla vignetta 3, p. 10

Alessandro Lise | Leggere Rusty Brown |

La terza vignetta di p. 10 prende due terzi della tavola (se consideriamo solo la parte di Rusty Brown), e occupa quello che è lo spazio di quattro vignette regolari. L’inquadratura è frontale, altezza uomo; se prima la visuale era dall’alto, l’eventuale telecamera, qui, è atterrata. Siamo noi lettori, in mezzo alla neve, che guardiamo l’edificio, con i nostri occhi. La vignetta grande – l’unica di queste dimensioni in circa una cinquantina di pagine, cioè fino alla fine della narrazione parallela – dà l’abbrivio alla storia e chiede al lettore di fare una pausa prima di lanciarsi nel fumetto.

(Nota: la casa di Chalky non avrà lo stesso trattamento, non la vedremo mai di fronte, ad altezza occhi: in questo caso Ware decide, dopo la visuale dall’alto, di puntare direttamente l’occhio sulla finestra di Chalky; non è una scelta dettata dallo spazio: la casa di Rusty Brown è più importante di quella di Chalky, perché è un luogo iconico, in cui succederanno diversi avvenimenti fontamentali del libro, e che tornerà in altre scene).

La casa è sotto la neve, gli alberi sono spogli, ma non i cespugli sempreverdi; il cielo è grigio, si vedono alcune nuvole rosa sullo sfondo. Tutto è fermo e silenzioso: non esce fumo dal camino, alcune luci di casa sono accese. La neve è disegnata senza bordo nero, i margini sono indistinti: i tetti delle case si conpenetrano tra di loro e con il cielo, i cespugli sembrano come cancellati in parte.

Un unico ballon in basso a destra dice “Ti amo”, e rilancia alla pagina succssiva. Il ballon sembra provenire da una finestra illuminata sulla destra, al primo piano, ma è chiaro, dalla pagina successiva, che invece proviene dall’abbaino in alto a sinistra: è Rusty Brown a parlare. Ware decide di posizionare il ballon in basso principalmente per guidare l’occhio del lettore: chi legge, in questo modo, osserva l’intera vignetta e chiude lo sguardo vicino alla fine della striscia di Chalky. Se il ballon fosse stato dove era logico che fosse, l’occhio del lettore avrebbe seguito un percorso diverso, in alto, diretto alla pagina successiva. Il ballon ha anche un “effetto punteggiatura”, come un punto che chiuda un paragrafo, e rilancia alla pagina successiva: chi parla? a chi?

La scelta di inserire il ballon in quella posizione obbliga Ware a illuminare anche la finestra di una delle stanze al piano terra – verosimilmente la cucina – dove, forse, in quel momento, non c’è nessuno: infatti, alle pp. 12 e 13, che avvengono qualche minuto dopo nella cronologia della storia, gli unici altri abitanti della casa, i genitori di Rusty, discutono tra loro al primo piano.

Se la finestra fosse stata buia la posizione del ballon sarebbe risultata molto più ambigua per il lettore (perché prima la luce è spenta? chi parla e dice ti amo al buio? possibile che siano due voci diverse?). Ma è soprattutto la transizione alla pagina successiva a guadagnarci, con un passaggio da soggetto a soggetto molto fluido: da una finestra con la luce accesa ad un’altra finestra con la luce accesa: sembra uno zoom, ma è, invece, uno stacco. A questa fluidità contribuisce il fatto che Ware disegna la finestra dell’abbaino secondo la stessa diagonale della finestra della cucina, come rovesciandola su un asse di simmetria verticale rispetto a come la vediamo nella vignetta grande.

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(Quasi)