Tra qualche giorno la scuola finisce.
A fronte dei circa 56.000 detenuti (dati del ministero di giustizia aggiornati al primo gennaio 2023) nella totalità degli istituti penitenziari di questo paese malato, con i suoi oltre sette milioni di studenti l’istituzione pubblica dei tre gradi scolastici (elementare, medio e superiore – che l’università è un discorso a parte, né più sano né migliore, ma a parte) è il più grande sistema concentrazionario d’Italia.
Tra qualche giorno la scuola finisce.
Mi unisco al brindisi per la riacquisita libertà, ma non vorrei illuderti. Ho cinquantasei anni, sono entrato – contro la mia volontà (nessun bambino è felice di iniziare la propria carriera scolastica, perché intuisce la lunga sequenza di noia che sarà quel percorso, ma non sapendo verbalizzare la cosa, se si oppone come sa e può, con il corpo e le emozioni, subito viene medicalizzato con qualche diagnosi) – nell’istituzione carceraria scolastica nel 1973, credevo di aver scontato la pena, vent’anni dopo, quando mi sono laureato, ma ci sono rifinito dentro – maledetta recidiva – con i miei figli e a tutt’oggi mi tocca aver a che fare con la categoria di secondini camuffati che gestisce questa istituzione.
Praticamente un ergastolo.
Tra qualche giorno la scuola finisce.
Ti ho detto che non voglio rompere l’illusione, ma è importante averne consapevolezza: non è una fine definitiva. Lo sarà, e mi auguro che avvenga nel prossimo decennio, il giorno che gli studenti smantelleranno, come i parigini hanno fatto il 14 luglio di 235 anni fa con la Bastiglia, ogni mattone e ogni lamiera di tutti gli edifici fatiscenti che li costringono, per nove mesi all’anno – negli anni più belli della loro vita – ai lavori forzati di sciocche, noiose, novecentesce e sostanzialmente inutili lezioni frontali.
Tra qualche giorno la scuola finisce.
Non sarà che una – neanche tanto lunga – temporanea sospensione della pena. A settembre di nuovo tutti dentro! A farci dispensare un sapere inutile con sistemi già vecchi quando sono stati concepiti. A settembre ricominceremo a scivolare nel nero inverno del nostro sconforto che purtroppo non sarà mai l’ultimo.
Ma.
Tra qualche giorno la scuola finisce.
E comincia l’estate, la stagione che i secondini e gli amanti del freddo odiano perché li fa sudare. A noi sudare piace, perché possiamo stare nudi, all’aperto, sulle spiagge, per i sentieri montani, nell’avvolgente caldo dell’asfalto cittadino.
C’è solo un ostacolo a questa libertà, mica che ci abituiamo troppo a essere liberi: i compiti delle vacanze che ci rifilano.
Ti esorto a non farli. Anzi ti invito a pensarne uno solo di compito delle vacanze. Progettare un piano d’evasione che ti possa servire nei mesi dell’inverno che seguirà. Questo mese, dalle colonne di questa rivista, ci impegneremo a suggerirti soluzioni per gli unici compiti che contano: divertirsi e godere del tuo tempo.
Finché dura l’estate: buona evasione!
Non fa un cazzo da anni, ma è invecchiato lo stesso. Vive a Milano, e non potrebbe farlo in nessun’altra città italiana. Legge e parla di fumetti dal 1972 (anno in cui ancora non sapeva leggere). Ha una cattiva reputazione, ma non per merito suo. Ama e praticava la boxe, poi si è rotto. Beve tanto in compagnia di gente poco raccomandabile, tipo Paolo con il quale – per colpa di una di quelle bevute – si è ritrovato a curare QUASI.