Te l’ho confessato qualche tempo fa, il mio dirty pleasure per i robottoni di Go Nagai. In quell’occasione ho anche ammesso che non mi sono mai ritenuto un completista delle sue opere, però di recente non sono rimasto indifferente all’entusiasmo e alle, a volte anche aspre, critiche preventive che ho percepito in rete in vista dell’esordio di Grendizer U, nuova serie animata dedicata a quello che qui conosciamo come Goldrake, il cui primo episodio è uscito lo scorso 6 luglio sulla rete televisiva giapponese Tv Tokio.
Poi attorno allo scorso Natale uno dei miei fratelli mi ha addirittura confessato di essere in trepidante attesa dell’uscita di questo reboot – lui ha vissuto in diretta il fenomeno Atlas Ufo Robot al tempo – e insomma, mi pareva carino fruire di una serie animata in comune, seppur a distanza. Per quanto riguarda le informazioni tecniche del caso, Grendizer U (グレンダイザーU, Gurendaizā U) è prodotta dallo studio Gaina, diretta da Mitsuo Fukuda e Shun Kudō, scritta da Ichirō Ōkouchi e sceneggiata da Tatsuto Higuchi. Il character design è di Yoshiyuki Sadamoto e Arakimari, il mecha design di Kō Inaba, AF_KURO, e Junichi Akutsu. La colonna sonora è stata composta da Kōhei Tanaka. Gō Nagai è il produttore esecutivo.
Prima che continui a leggere ti avviso che non mi pongo problemi di spoiler, procedi solo se sei sicuro. Intanto, sono rimasto piacevolmente colpito dal fatto che questo Grendizer U si innesti con la storia di Mazinger Z. Oddio, di uno dei milioni di Mazinger Z del multiverso nagaiano ma insomma, il nostro Duke Fleed, che precipita in una zona desertica vicino a Riaad in Arabia Saudita, si ritrova in un mondo in cui Koji Kabuto è il pilota di Mazinger Z.
L’ambientazione in Arabia Saudita è spiazzante: non riesco ancora a dirti cosa ne penso esattamente. Da un lato mi sembra quasi un’operazione di marketing turistico, dall’altra ho apprezzato che il baricentro della storia non fosse il solito Giappone e anzi, una parte di mondo in cui non ci capita spesso di vedere ambientate avventure che, a tutti gli effetti, andranno a costituire un tassello di un immaginario globale comune.
Poi è straniante vedere Sayaka muoversi a suo agio in… costume?, in mezzo a tutti questi veli.
Come al solito, a Mazinger Z spetta la sua razione di botte: non si può neppure considerare spoiler dirti che ne esce tutto rotto. Gli succede sempre. E lo smemorato Duke Fleed, nel momento dell’umiliazione di Mazinger (sconfitto, attaccato a sorpresa, di spalle, nel momento in cui tutti esultavano per la sua vittoria), ricorda finalmente di essere precipitato sulla terra a bordo di una enorme astronave e, con una sequenza che non ho trovato del tutto logica, si ritrova a bordo già con tuta e casco, tira fuori il robottone Grendizer U, e in pochi secondi sconfigge le minacce venute dallo spazio.
Con l’ormai classico spezzone dopo i titoli di coda veniamo introdotti a altri personaggi, scoprendo che all’attivazione di Grendizer U qualcuno, dal pianeta Vega, ha percepito che Duke Fleed è vivo e in che pianeta si nasconde, e si metterà sulle sue tracce per vendicarsi di un orribile misfatto…
Non avrei pensato che un reboot di Goldrake (a cui, come ho già ammesso, ho sempre preferito lo scassato Mazinga Z) sarebbe potuto piacermi così tanto, ma l’ho trovato fresco, efficace come primo episodio. Non so se avrò voglia di guardarli tutti e, soprattutto, di guardarli presto. Non ho più la forma mentis da “guardo un episodio a settimana” e continuo a non ritenermi un fissato di Go Nagai, ma è certo che, ogni volta che mi affido alla sua guida nel mare dell’immaginario, è rarissimo che ne esca totalmente insoddisfatto e mi lascia sempre da pensare.
P.S. : Su Wikipedia è riportato, ma io l’ho scoperto di persona solo di recente, durante un evento pubblico in cui eravamo ospiti insieme, e mi va di condividerlo con te perché per me è stata una sorpresa. In quell’occasione, il buon Andrea Artusi ha rivelato alla platea che il titolo Atlas Ufo Robot deriva dalla brochure di presentazione francese del cartone animato originale. In quel contesto, la parola “Atlas” in realtà indicava che si trattava di una guida o brochure, mentre il titolo era semplicemente “Ufo Robot”. Tuttavia, questa dicitura è stata fraintesa dall’ufficio acquisti e dai responsabili dell’adattamento RAI e nella memoria di molt* è rimasto come il titolo completo della serie.