Eppure, dovrebbero piacermi

Paolo Interdonato | post-it |

Non mi piacciono gli sport di squadra. Quelli in cui due gruppi di avversari, riconoscibili per i colori indossati, si fronteggiano. A volte, mi impegno. Cerco di capire le regole, seguo il gioco, simulo interesse… per un po’. A volte mi illudo di poter fare il tifo. Poi arriva “l’effetto fuorigioco”: in quello sport c’è sicuramente una regola così complicata da risultare incomprensibile. Non serve a niente, solo a far sì che si possa ampliare il sistema delle irregolarità e dei vincoli, dando un potere incomprensibile a chi amministra il gioco.

E giù a insultare l’arbitro.

Quello dell’arbitro è il più nobile dei mestieri. Una figura paragonabile al cameriere o al traduttore: sta lavorando bene solo quando nessuno si accorge della sua presenza. Non appena aumenti il sistema delle regole, significa che il potere legislativo ha acquisito troppo rilievo e la burocrazia sguazza felice in un pantano di regole e regolette. A quel punto, l’arbitro diventa potere esecutivo e potere giudiziario, in un solo corpo. Lo sai, se quei poteri non sono separati, ecco, la situazione degenera facilmente. Prova a pensare a un governo che cercasse di concentrare i tre poteri in un’unica area di controllo: sarebbe decisamente fascista.

Non mi piacciono gli sport di squadra. Adoro quelli in cui si confrontano individui. Soprattutto quando ci sono due contendenti che si fronteggiano per sconfiggersi.

C’è una frase di Daniel Clowes che fa molto ridere: «Essere il fumettista più famoso del mondo», dice, «è un po’ come essere il giocatore di Badminton più famoso del mondo».

Fa ridere. Molto. Però è, senza ombra di dubbio, una frase stronza, da nordamericano spocchioso, pregno di quella indifferenza ignorante che fa ci fa godere delle origini europee. Il badminton è uno sport molto popolare in Asia.  È una sorta di incrocio tra Tennis e Pingpong, giocata con una palla con le piume che si chiama volano.

Nel mondo di noi europei, in qualunque parte del mondo abitiamo Europa, Stati Uniti, Argentina, Israele… – quella è una disciplina della cui esistenza ci ricordiamo solo in occasione delle Olimpiadi, da una trentina d’anni a questa parte.

È uno sport noiosissimo, con un sistema di regole così articolate che, per capire chi deve servire, quando e da dove, ci vogliono delle tabelle con n dimensioni. Poco meno noioso del Tennis e del Pingpong, si colloca ai livelli del Golf. Uno di quegli sport che, come diceva George Bernard Shaw, non serve essere stupidi per amarli, però aiuta.

Comunque, ecco a te questo esercizio. Lo chiamerò “test di Clowes”.
Chi sono questi tipi?

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