Un nuovo tema ogni mese, cercando di non cavalcare – per quanto possibile – le occorrenze inevitabili come i centenari e i complemorti, a volte è facile, altre è più impervio. Questa volontà di trovare un nodo attorno al quale sviluppare il discorso di chi fa (Quasi) ha una grande controindicazione. Il tema non è (Quasi) mai vincolante e questo fa sì che chi fa questa rivista possa decidere di assecondarlo, di ignorarlo perché interessato ad altro, di proseguire il discorso che sta facendo da tempo.
Supponiamo che dichiarino la guerra e nessuno ci vada.
Supponiamo che definiamo un tema e nessunə ha voglia di parlarne o leggerne.
A febbraio, forse un po’ intristiti dall’enumerazione degli accadimenti del 2023 cui (Quasi) si era dedicata nel corso del mese precedente, abbiamo scelto il verso di una canzone di Loredana Bertè: “Tra stracci e amore”.
Dietro una copertina baccante di Claudio Calia, abbiamo affrontato un tema decisamente occasionale, componendo il settantaduesimo numero di (Quasi). La luna cantata da Bertè bussa un po’ ovunque e cerca accoglienza nei posti più disparati. Anche noi non abbiamo percepito vincoli di sorta, pur di planare «più vicini al marciapiedi, dove è vero quel che vedi».
Nel corso del mese, abbiamo ricordato l’importanza di Alfredo Castelli, Alessandro Lise ha iniziato a leggere Rusty Brown di Chris Ware – vignetta per vignetta – con cadenza da metronomo, Sualzo ha voluto regalarci il suo racconto dell’importanza di Franquin.
Siamo arrivati a marzo stremati dalla lettura e dall’ascolto delle notizie. (Quasi) non è un collettivo politico; (Quasi) è una rivista che raccoglie persone con posizioni anche molto distanti. Però abbiamo una centro di gravità chiara, almeno sui modi d’uso di storia, memoria e critica: su una cosa eravamo e siamo tutte e tutti in assoluto accordo. Il tema di marzo non ha trovato resistenze ed è stato accolto da chiunque bazzichi la rivista: “Cessate il fuoco!”.
Editoriale di Claudio Calia e copertina di Alpraz, il settantatreesimo numero di (Quasi) continuiamo a sentirlo molto nostro.
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi).