Aprile ’24: “La cacca di Arale” e “Viva Max Capa!”

Paolo Interdonato | post-it |

La sepoltura dei morti
«Aprile è il più crudele dei mesi, generando
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L’estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un’ora intera.
Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch.
E quando eravamo bambini stavamo presso l’arciduca,
Mio cugino, che mi condusse in slitta,
E ne fui spaventata. Mi disse, Marie,
Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.
Fra le montagne, là ci si sente liberi.
Per la gran parte della notte leggo, d’inverno vado nel sud.»

T.S.Eliot da La terra desolata

Non ci ho mai creduto.
Che aprile è il più crudele dei mesi, dico. Eppure, quel verso di Eliot è il titolo italiano del primo romanzo di Derek Raymond che ho letto. In inglese, quel libro si intitolava The Devil’s Home on Leave, ma l’editor o il traduttore avevano deciso, per una volta, di non tradurre letteralmente e di lasciarsi trasportare da una suggestione.
In aprile (in occasione della festa che amiamo di più, ma questo ormai lo sai perché te lo ripetiamo allo sfinimento) abbiamo fatto nascere (Quasi). In aprile festeggiamo il compleanno di questa rivista. Di solito ci diamo un tema che muove attorno alla Liberazione e all’antifascismo. Quest’anno sono successe un po’ di cose:
1. Avevamo attraversato un marzo di “Cessate il fuoco!”;
2. Non riuscivamo a riprenderci dallo strano – inaspettato, anche – malessere per la morte di Akira Toriyama;
3. Avevamo ricevuto una serie di messaggi attoniti di Ivan Hurricane che ci diceva del fatto che, senza che nessuno se ne accorgesse, era morto Max Capa.
Abbiamo deciso di sdoppiare le uscite di (Quasi), pubblicando in contemporanea gli articoli di due numeri della nostra rivista: un bel modo per festeggiare il quarto compleanno di (Quasi).

“La cacca di Arale” è il titolo del settantaquattresimo numero di (Quasi). Akira Toriyama, disegnato da Titti Demi, passeggia sulle mani e sulla copertina, in prossimità di una grande cacca (ambita da molte mosche).
Mentre ricordavamo il genio di Toriyama, abbiamo trovato tempo per un sacco di altre cose:

Mentre componevamo il numero di (Quasi) dedicato ad Akira Toriyama, abbiamo lasciato le chiavi di casa e la totale gestione di metà appartamento a Ivan Hurricane Manuppelli. Al grido di “Viva Max Capa!” ha chiamato a raccolta amici e compagni inattesi per raccontare un pezzo di storia oscura del fumetto italiano: e, senza (Quasi) accorgercene, ci siamo trovati con un numero 74bis della rivista.
Sulla pagina dedicata a Max Capa si leggono queste due avvertenze:

[Questo speciale “Viva Max Capa!” è il nostro sentito omaggio al fondatore del fumetto underground italiano. Ci teniamo a riservargli uno spazio che restituisca, per quanto possibile, la sua importanza e offra la possibilità di conoscerlo. Intendiamo avvantaggiarci del fatto che siamo in rete e, di conseguenza, non abbiamo limiti di tempo e di spazio per la pubblicazione. Per cui, se hai ricordi personali o materiali difficili da reperire di Max Capa e ti piacerebbe fossero un patrimonio comune, non esitare a contattarci.]

[nota: questo speciale potrebbe dare ancora sorprese. Se vuoi aggiornamenti su “Viva Max Capa!”, ripassa a controllare questa pagina.]

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(Quasi)