Colosseo quadrato, immaginazione sferica

Federico Beghin | Ricreazione |

Sono sensibile ad alcune forme di narrazione, rappresentazione e spettacolo. Quelle che più mi emozionano, credo, sono legate ai fumetti e al calcio. Forse perché mi sono più familiari, sicuramente mi accompagnano da tantissimo tempo.

La sera del 26 luglio 2022, davanti a circa diecimila persone, Paulo Dybala è stato presentato come il nuovo numero ventuno della Roma. Fresco di un addio alla Juventus, accompagnato da lacrime e delusione, il calciatore argentino ha salutato i tifosi romanisti dalla scalinata di un Colosseo quadrato per l’occasione illuminato di giallorosso. Quasi stupita da un’accoglienza così calorosa, la “Joya”, così è soprannominato il calciatore, si è esibita nella sua celebre Dybala Mask e ha proferito le parole di rito.

Quella sera ero a Padova a farmi gli affari miei. La mattina seguente ho guardato il video dell’evento e ne sono rimasto piacevolmente impressionato.

Il Colosseo quadrato, ossia il Palazzo della Civiltà Italiana o Palazzo della Civiltà del Lavoro, è un edificio imponente e uno dei simboli dell’EUR. Con tutti i suoi archi e la sua forma geometrica precisa, stupisce e allo stesso tempo può limitare l’immaginazione.

Quando lo vidi nell’a.D., avanti Dybala, non mi fece né caldo né freddo. Non saprei collocare esattamente nel tempo quella visita, probabilmente si parla di tre lustri fa, resta il fatto che il palazzo entrò e uscì dai miei occhi alla velocità della luce. Ci sono tornato durante il mio passaggio per Roma di quest’estate d.D., dopo Dybala, ed è stata tutta un’altra storia. La mia immaginazione, prima spenta dalla razionalità geometrica, si è infine riattivata, innescata dall’associazione con la presentazione del 2022. 

Dopo aver mitigato la calura agostana con una sosta all’ombra di un albero del Parco Lago dell’EUR e aver percorso la Passeggiata del Giappone, ho imboccato Via Cristoforo Colombo, ho visto da fuori la Nuvola di Fuksas, ho scandagliato i vari musei colonnato per colonnato girando attorno all’Obelisco Marconi e, dunque, mi sono diretto verso il Colosseo quadrato per Viale della Civiltà del Lavoro. A mano a mano che mi avvicinavo, nonostante per strada oltre a me ci fossero solo la mia migliore metà e poche anime sudate, ho provato a immaginare di essere circondato da tantissime persone durante l’accoglienza del calciatore argentino.

Al rientro, quando ho dato un’occhiata alle notizie di calciomercato, ho scoperto che Paulo aveva trovato un’intesa economica con un club saudita ed era pronto a mettersi in tasca qualcosa come sessanta milioni di euro in tre stagioni, a sentire le voci degli esperti del pallone. Non sono un romanista e Dybala, da tifoso bianconero, l’ho già salutato una volta. Mi sarebbe dispiaciuto farlo di nuovo, perché amo il calcio e “U Picciriddu” ne è uno dei più raffinati interpreti contemporanei: calcia in porta in un modo personalissimo ed efficace, conduce e difende la sfera con un’andatura tanto particolare quanto elegante, mantiene l’equilibrio perfino quando gli avversari sembrano sottrargli il terreno sotto i piedi. Purtroppo, però, è fragilissimo e si fa male spesso. Per questo motivo, e per il fatto che percepisce uno stipendio elevato, la Roma era disposta a lasciarlo andare in Arabia… non l’ha fatto, sempre a sentire gli esperti, solo perché l’offerta della squadra straniera non era poi così allettante: troppo pochi i tre milioni proposti per rilevarne il cartellino, secondo la dirigenza giallorossa. Capitolo chiuso, per ora, ma chissà quale benvenuto gli avrebbero riservato dall’altra parte del mondo…

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