Dèi e mostri

Federico Beghin | Affatto |

Settembre 2024. Arrivano su Netflix le otto puntate di Twilight of the Gods. È la nuova collaborazione tra Zack Snyder e la piattaforma di streaming, dopo Army of the Dead e Rebel Moon, con le sue due parti per tutti (con un minutaggio ridotto) e i director’s cut per adulti (e molto più lunghi).

Nel dicembre 2023, su Netflix, viene pubblicato Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco, il primo film della nuova saga di Snyder. A questo segue, nell’aprile 2024, Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice. Le due pellicole, messe insieme, danno vita a una storia di quasi quattro ore e mezza, che viene presentata come la versione per tutte le età della vicenda ideata da Snyder. Con questa mossa, la produzione annuncia, con quattro mesi di anticipo. il successivo rilascio della versione “estesa” dei due film.

Ad agosto, sono arrivati Rebel Moon – Capitolo 1: Calice di sangue e Rebel Moon – Capitolo 2: La maledizione del perdono, per un totale di 377 minuti di visione. Questi due film dovrebbero distinguersi dai precedenti per l’elevata presenza di sesso e sangue. Nell’estate in cui Tony Effe e Gaia cantano Sesso e samba, Zack Snyder risponde con un’accoppiata che gli sta a cuore e che strombazza, con l’aggiunta di un terzo termine, anche nel trailer di Twilight of the Gods: «Sangue. Sesso. Draghi.»
Capisco che è puro marketing, ma non riesco a non immaginare il regista che si sfrega le mani, con la punta della lingua fuori come il ragionier Fantozzi, mentre ordina agli addetti alle grafiche di inserire le tre parole nello strillo.

Nel primo episodio di Twilight of the Gods, Thor nella sua perenne faida con Loki. passa sopra tutto e tutti, distruggendo un villaggio nel regno di Jotunheim e uccidendo i giganti che lo abitano. Non tutti però, perché Sigrid, per metà umana e per metà jotunn, sopravvive e, in cerca di vendetta, si allea proprio con Loki e giura di uccidere il dio del tuono.

Luglio 2009. Da qualche mese ho ricominciato a leggere i fumetti statunitensi, dopo una lunga pausa, durante la quale ho divorato vari manga. La scoperta di Anno Uno e de L’uomo che ride, grazie al primo volume della collana “Batman: La leggenda”, dà il via a una serie di recuperi, da Man of Steel di John Byrne a Civil War di Millar e McNiven. In estate ho più tempo libero e vado a caccia di fumetti a buon mercato. Durante un passaggio in fumetteria resto colpito da “Ultimates” #16. L’albo spillato ha un prezzo abbordabile e in copertina riporta il titolo Dèi e mostri. Affascinato, lo sfoglio e subito apprezzo i disegni di Brian Hitch. Allora lo compro e, mentre aspetto che arrivi l’autobus per tornare a casa, inizio a leggere. 

So già qualcosa degli Ultimates, quelli che all’epoca erano i Vendicatori in versione aggiornata e più cazzuta, perché in seconda media avevo scoperto “Ultimate Spider-Man”, acquistando anche il crossover I Sei che coinvolgeva proprio gli eroi con la base sul Triskelion. Quei superesseri, che in teoria dovevano essere i buoni, sapevano comportarsi come degli stronzi e non c’era neanche bisogno di provocarli più di tanto. 

Appena salgo sul bus, inizio a leggere il mio nuovo albo e ci trovo subito un mostro: dopo averne fatte di cotte e di crude, Bruce Banner è chiamato a pagare per i crimini di Hulk. Qualcuno ha cantato, ora tutti sanno che lo scienziato e il gigante di giada sono la stessa persona, perciò un processo è inevitabile. Nel frattempo, Thor entra in un locale e parla, parla, parla suscitando la perplessità degli altri avventori. Non se ne rende conto e si spertica in proclami di guerra contro Loki e il nuovo ordine mondiale. A un certo punto viene interrotto, gli viene fatto notare che sta infastidendo e terrorizzando i clienti. Hitch allontana lo sguardo da Thor e lo estende alla stanza: l’energumeno biondo sta parlando da solo. O meglio, Volstagg il voluminoso, con il quale credeva di interagire, non è visibile a nessun altro, neanche più a me. Come lettore mi chiedo se Thor sia fuori di testa o se per qualche strana ragione il suo dialogo con Volstagg sia avvenuto su un altro piano della realtà. 

Se ci hai fatto caso, finora non ho mai associato a Ultimate Thor parole che abbiano a che fare con il divino. In Dèi e mostri non si sa ancora se il personaggio sia un mitomane, un dio nordico o un “normale” superumano. Il titolo, anche se è scritto al plurale, sembra fare riferimento proprio a Thor e a Hulk, eppure non è chiaro né se il primo sia un dio né se l’altro sia un mostro. 

Settembre 2024. Arrivo alla visione di Twilight of the Gods bello carico, sull’onda di Calice di sangue e de La maledizione del perdono. Nella versione estesa della prima parte di Rebel Moon il minutaggio superiore dà maggiore respiro al film e a beneficiarne è la costruzione della trama, dell’universo narrativo e, seppur in minima parte, dei personaggi.

Il tanto sbandierato mix di sesso e sangue è in realtà poca roba: qualche schizzo rosso, una bella sequenza iniziale con un certo fetish per i denti (la cantilena latina che accompagna la composizione di un mosaico sui generis è una figata) e una scopata. 

Anche nel director’s cut della seconda parte le nuove scene consentono alla narrazione di svilupparsi meglio. Il magico binomio, ormai l’ho capito, si riferisce a questa seconda parte, in cui il sangue è molto più presente, forse a volte anche in modo esagerato, dato che alcuni colpi inferti da armi bianche ne fanno spruzzare tanto da apparire eccessivo. E il sesso? C’è una bella scena in cui il rapporto assume un significato importante, se contrapposta a quella presente nella prima parte. Snyder dimostra una certa sensibilità: mentre in Calice di sangue, Kora, la protagonista, va a letto con l’uomo più prestante del villaggio e rimane fredda, distaccata, evitando qualsiasi contatto che non sia quello dei loro genitali; invece, ne La maledizione del perdono la donna riscopre la propria emotività grazie al fragile contadino di cui s’innamora. Così ne cerca il corpo, l’odore, il calore, il sapore. Se prima Kora era una macchina da guerra, ora è un essere umano.

In Twilight of the Gods, la serie più recente, è presente, come dicevo, un’altra donna. Sigrid compie un percorso inverso rispetto a quello di Kora: a causa del dolore che Thor le infligge, smette di essere una jotunn in miniatura con i pregi e i difetti di una terrestre e diventa una gelida massacratrice di divinità.

E tutto sommato non la si può biasimare. Gli dèi con cui deve avere a che fare sono dei mostri, il dio del tuono su tutti. Il figlio di Odino è un concentrato di sessismo, mascolinità tossica, brutalità, violenza, cattiveria gratuita e mancanza di autostima. Dopo una serie di rincorse e assalti, si arriva alla carneficina dalla quale emerge, nell’ultima puntata, diretta da Snyder stesso, il concetto di invidia degli dèi. 

Inverno 2010. Il prof di latino e greco sta spiegando le tragedie di Eschilo, passa da I Persiani alla trilogia dell’Orestea e parla di φθόνος τῶν θεῶν, l’invidia che i numi provano nei confronti dei mortali. Mentre ascolto, parole come felicità, ὕβρις, divieto e castigo vorticano nella mia mente e mi chiedo per quale motivo gli dèi dovrebbero curarsi di ciò che fanno, dicono e pensano gli uomini e le donne sulla Terra. Loro, che se ne stanno là in alto, se sono Celesti, o lì in basso, se sono Ctoni, possono godersi le loro belle vite fatte di sesso e sangue, con l’ambrosia al posto dei draghi (perdonali, Zack, non sanno quello che si perdono), senza curarsi di noi poveri disgraziati che, oltre a beccarci un sacco di sfighe, dobbiamo pure fare attenzione a non spingerci chissà dove, altrimenti la paghiamo cara.

Presente e futuro. Secondo Feuerbach l’uomo avrebbe creato dio. A sua immagine e somiglianza, aggiungono millenni di mitologia e scritture più o meno sacre. E, se nelle storie gli dèi sono dei mostri, allora i mostri siamo noi che creiamo questi mostri e le loro storie. Qui mi sa proprio che viene fuori il grande appassionato di “Dylan Dog” che è in me, ma alla fine mi va bene così. Spingermi oltre sarebbe rischioso e non vorrei incorrere nella punizione degli dèi.
Pardon, dei mostri.

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