Da Stockton a Boston

Francesco Barilli | C'era una volta il west |

Se vuoi sapere di cosa sto parlando sarà meglio che recuperi le puntate precedenti.

L’estate 1982 se ne sta andando. La sua coda spazza in fretta la gioia del Mundial di Spagna e porta tragedie. Il 3 settembre a Palermo viene ucciso in un agguato il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la moglie e l’agente di scorta. Pochi giorni dopo il Parlamento approva una legge che introduce il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Fra il 16 e il 18 settembre a Beirut avviene il massacro di Sabra e Chatila.
È in questo periodo che rientriamo in edicola. Anche stavolta ci fermiamo per un po’.


I soliti Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero ai testi si uniscono a Renato Polese, qui più convincente, ai disegni in Prossima fermata: Stockton.
Ken sta proseguendo il complicato e lungo viaggio verso Boston, per raggiungere il figlio adottivo Theba. L’episodio, seppure drammatico, non è privo di momenti comico/grotteschi. A Stockton, infatti, il protagonista viene accolto come una sorta di salvatore…

… ma l’accoglienza si rivela presto frutto di un equivoco.

Smaltita in fretta la fase comica, l’episodio vira verso una tematica spesso affrontata sulle pagine di Lungo Fucile. La contrapposizione fra il semplicistico giustizialismo e il ben più difficoltoso percorso della giustizia, proprio di una comunità matura e civile. I cittadini di Stockton, però, non hanno coraggio e capacità per ribellarsi ai soprusi dei fratelli Burden e scelgono di affidarsi a un pistolero professionista. Non ascolteranno la voce della saggezza, qui interpretata, più che da Ken, dal giornalista Stewart Morrison.

Ne La collera di Naika i disegni sono affidati alla coppia Carlo Ambrosini e Giampiero Casertano. La storia anche stavolta è imperniata su un tema caro al genere western: il massacro dei nativi americani da parte dei bianchi, stavolta avvenuto per un motivo futile e, oltretutto, infondato.

La rabbia di Naika, però, non è dovuta solo all’uccisione di innocenti Kiowa, quanto al sequestro del proprio figliastro, un bambino già a suo tempo rapito proprio dai Kiowa che Naika considera un figlio.

La storia scorre secondo gli stilemi classici del genere, fra inseguimenti mozzafiato e la lotta decisiva, dall’esito scontato quanto doloroso.

È il finale a offrire un messaggio di speranza e, come spesso accade nelle storie di KP, uno sguardo aperto e moderno verso la società. Se ci pensi, una testimonianza sulle famiglie «diverse» la trovi già in Chemako, con il figlio adottato da Ken, la scelta di Belle Mc Keever di accudirlo in una famiglia atipica e multietnica, eccetera (rinfrescati la memoria, anche perché fra poco Belle e Theba torneranno sulla scena). E pure la conclusione de La collera di Naika vede nascere una nuova famiglia «atipica e allargata» che proverà a dare un futuro al piccolo Jimmy.

Ne I pionieri un altro imprevisto rallenta Ken sulla strada verso Boston. In Kansas, il nostro soccorre un uomo, sorpreso da una tempesta di sabbia, e lo riporta alla fattoria dove vive assieme alla moglie Sarah e i figli Jeff e Harry. Gli Andrews sono al limite delle forze e della sopravvivenza, a cominciare dal piccolo Harry ormai morente. In effetti la famiglia ben rappresenta quegli sventurati che, allettati dal sogno di terra fertile e a buon prezzo all’ovest, hanno lasciato la propria vita precedente, provando a «inventarsi» agricoltori senza alcuna esperienza nel campo e sono stati stroncati da una realtà aspra e faticosa.

In una storia che presenta ben poca azione, Giorgio Trevisan è spaventosamente efficace nel dipingere sguardi…

… e nell’accompagnare una vicenda che ha il suo punto di forza nelle complicate e dolorose relazioni personali che si sviluppano…

… fino alla delicata storia d’amore platonico fra il protagonista e la signora Andrews.

Incroci di sguardi in cui le vignette di Trevisan dicono davvero tutto. Dell’attrazione fra Ken per Sarah (diversa da quelle mordi e fuggi delle sue avventure amorose, fin qui, fatta eccezione per Tecumseh)…

… fino alla disperazione di Harvey, quando capisce di star perdendo l’amore della moglie.

La storia ha comunque un finale lieto, seppur venato di amarezza. E Ken prosegue la sua strada lasciando la famiglia Andrews nuovamente unita.

A fare da controcanto a I Pionieri, dove il delicato lavoro di approfondimento psicologico è preponderante, arriva Boston, in cui l’azione è vorticosa. Episodio cardine della serie e, di conseguenza, disegnato da Ivo Milazzo.

Finalmente in treno diretto a Boston, il protagonista finisce, tanto per non perdere l’abitudine, in un avventuroso viaggio, segnato dalla sparizione di un passeggero e dalla ricerca di preziosi brillanti. Ken, ça va sans dire, sarà coinvolto nell’inchiesta, insieme ad alcuni fra i più famosi (e classici) investigatori del genere giallo.

Investigatori che vengono dipinti in tutte le loro idiosincrasie e vezzi, con Milazzo che non disdegna vignette dall’insolito tono grottesco per farsi burla dei grandi detective e delle loro stravaganti ricostruzioni…

… mentre, sempre ça va sans dire, sarà il pragmatico Ken a svelare l’inghippo.

La seconda parte dell’episodio vede finalmente Ken arrivare nella capitale del Massachusetts, incontrare la vecchia amica Belle McKeever…

… e, vivaddio, ricongiungersi col figlio Theba, che da ora in poi conoscerai come Teddy.

Un incontro non privo di problemi, ma alla fine Ken riesce a conquistare l’ammirazione, prima ancora che l’affetto, di Teddy grazie al suo fascino di «uomo che ne ha viste tante, di storie e avventure…».

L’episodio si rivelerà essere snodo cruciale per la vita del protagonista e, ovviamente, per la serie, che abbandona gli scenari da selvaggio West a cui ci aveva abituato. Il finale chiarisce subito la nuova prospettiva, su cui tornerò nei prossimi episodi.

Siccome ci stiamo avvicinando a una svolta epocale nella vita di Ken e nelle sue vicende editoriali (la fine della prima e storica serie è alle porte) sarebbe importante mettere un punto fermo cronologico. Ma, come ti ho già detto, la cronologia degli episodi si è fatta più vaga e ambigua. Comunque sia, ne I Pionieri un accenno preciso alla morte di Tecumseh, moglie indiana di Ken uccisa nel 1871 in Chemako (quinto episodio) e la lunga permanenza del protagonista nella fattoria degli Andrews sembra ambientare le due storie qui affrontate nel 1879.


Abbiamo cominciato a leggere con l’ultimo e tiepido sole dell’estate 1982. Ci siamo persi nella lettura un bel po’, indossando felpe prima e maglioni poi. Nel frattempo, in Unione Sovietica il 10 novembre è morto il segretario del Partito Comunista, Leonid Brežnev, in quel ruolo dal 1964, figurati te. Gli succede Jurij Andropov, che durerà assai meno (morirà il 9 febbraio 1984).
Ma la lettura ci ha distratto parecchio. Con Boston stiamo già assaporando le prime giornate che si allungano, i primi segni della primavera 1983. Fai come dice Guccini: «Riempi il bicchiere e con l’inverno butta la penitenza vana. L’ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già lontana, la guardi, è già lontana…»

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