Lontano dai riflettori da tempo, Sam Kieth è un autore che potresti avere già incrociato. Magari nelle sue storie di Wolverine pubblicate su Marvel Comics Presents nei primi anni ’90, o nella sua serie The Maxx per la Image, che ha persino ispirato uno strano cartone animato trasmesso su MTV.
Per me, la prima volta credo sia stata la mini-serie Aliens: Earth War (Dark Horse, 1990) pubblicata nella prima testata dedicata agli alieni cinematografici da Play Press nel 1991 e ora disponibile in più edizioni tra Salda Press e Panini.
Devi sapere che lo scorso anno ha chiuso la mia fumetteria di fiducia, la compianta Fumetti & Soda di Andrea e Fede. Dopo un lungo periodo di lutto – mesi di acquisti quasi esclusivamente online, complice anche la chiusura della mia edicola di riferimento – solo di recente mi sono appropinquato, zoppicante (dannata sciatalgia del fumettiere!), all’altra fumetteria padovana, accompagnato dall’amico Max. Ad accogliermi, uno scaffale che urla a gran voce “Magic Press 50%”. Mi butto nel mucchio, e tra parecchie cose il mio sguardo si ferma su questo.
Lo apro. Scopro, dalla prefazione dello stesso Kieth, che la storia è ispirata a un evento reale vissuto da una sua amica. Lo sfoglio, e subito mi affascina l’ambientazione claustrofobica: una rigida unità di tempo, luogo e azione. Tutto si svolge in un’auto. In panne. Con quattro amiche a bordo. Lo faccio mio.
La voce narrante è quella di Donna, una delle ragazze, che si sta confessando alla sua analista. La storia è pesantissima e, se hai in mente Wolverine, The Maxx o Aliens, meglio dirtelo subito: non si vedono calzamaglie da queste parti, qui si parla di uno stupro. Ma allo stesso tempo, lo stupro non è il fulcro del racconto. Il vero tema del libro è un altro: cosa siamo disposti a raccontarci per rimanere vivi? Che, pensa te, è la stessa sottotraccia di quel capolavoro di Manu Larcenet che è Blast!.
Quattro donne in un’auto in panne lungo una strada nel deserto. Due uomini di cui non sappiamo e non sapremo niente – e nulla di loro ci fa venire voglia di conoscerli meglio. Una narrazione sincopata, che ruota attorno a un unico accadimento, raccontato con salti avanti e improvvisi balzi indietro nel tempo. Una voce narrante che mente e, pagina dopo pagina, trasforma il racconto. Il tutto, sempre dentro quell’auto.
Nello sguardo di Marion, che si appresta a diventare vittima in una situazione surreale, annega il senso di colpa di Donna, che ci mette in crisi: cosa avresti fatto tu, in quella situazione? E, soprattutto: come farai, poi, a perdonarti?
Four Women di Sam Kieth è stato pubblicato da Image in quattro albi usciti tra il 2001 e il 2002, tradotti in Italia nel volume Quattro donne (Magic Press, 2005).