Di matti, contadini, re, regine, fanti, pedine, giullari e un allegro burlone

Garbat | Comix Board |

Due e tre cose sulla rappresentazione grafica, e non solo, di La Matta quella che chiami Jolly Joker.

Il termine “Giullare”, derivato dal provenzale occitano “joglar”, è la traduzione in lingua d’Oc del latino “ioculare” con il significato di scherzareburlareirridere. Insieme al termine, di significato affine, mòtto, derivato dal latino mottum, a mutire o muttire cioè «parlare in tono basso, mormorare», dal medioevo viene utilizzato come frase breve esplicativa di una persona o dei suoi comportamenti. 

Il Matto, colui che fa i motti, non necessariamente per questo un folle ma uno che ha, nel suo modo di fare, i crismi dello scherzareburlareirridere senza freni, perché mentalmente e moralmente “libero di farlo”. 

Nella rappresentazione grafica il primo parente prossimo della carta Jolly, letteralmente “allegria”, è il Matto dei Tarocchi che pur non essendo un elemento autonomo nel mazzo (fa parte dei 22 Trionfi) ha peculiarità tutte sue. Difatti, nei giochi praticati col Tarocco la carta del Matto cattura figure di rango superiore, alla stregua dei moderni Jolly, e soprattutto non ha nessuna numerazione consecutiva agli altri 21 Trionfi. Al limite, lo si può trovare indicato con lo Zero. 

Di più: nelle grafiche dei tarocchi, soprattutto centro europei, l’iconografia del Matto è la stessa del Jolly. In sostanza una carta senza seme e valore, il cui potere per sé stesso è nullo, ma che trova espressione quando si trova a confronto con le altre carte, che può dominare o di cui può assumere il valore.

È una rottura totale nella razionalità delle regole del gioco, nella rappresentazione e determinazione dei semi, nella matematica dei numeri, nella gerarchia del potere di re, regina e fante. È un elemento che porta i colori dei due schieramenti, alle volte anche altri, e la cui alterità/libertà è garantita dalla sua condizione “irrazionale”, condizione che ne determina immediatamente il suo ruolo.

Nasce così il moderno Jolly, che per esteso è Jolly Joker, l’allegro burlone, e non è casuale che questo avvenga in America, sebbene – come sempre – la discendenza sia europea, in particolare dall’Alsazia. Viene infatti introdotto ufficialmente nella seconda metà del XIX secolo, nelle meccaniche del gioco “Euchre” importato nel continente americano due secoli prima, da coloni tedeschi e olandesi. 

“Euchre” è la forma inglesizzata dell’antico vocabolo tedesco Juker, che significa “fante, ragazzo”, che in seguito diventerà il nome della nuova carta del mazzo: il “Joker”. In questo gioco le carte di maggior valore sono due Jack: quello che comanda, la briscola, e quello del seme diverso ma del medesimo colore. Venivano chiamati rispettivamente Right BowerLeft Bower, con un’altra corruzione di una voce tedesca: Bauer, “contadino” ma anche “pedina degli scacchi”, un nome che veniva adottato per indicare il fante anche in alcuni giochi di carte più antichi. 

In alcune varianti dell’Euchre si comincia a fare uso di un terzo Bower, chiamato Best Bower (miglior Bower) che diviene di fatto il Jolly. Figura che nacque proprio per rappresentare quest’ultimo personaggio, andando a sostituire una altra carta del mazzo fino ad allora usata in tal senso: il 2 di Picche. 

Dalla seconda metà del XIX secolo questa carta aggiuntiva assunse quello che è il suo nome attuale, “Jolly Joker”, e dal 1880 circa cominciò a figurare stabilmente nei mazzi da Bridge. Solo nella prima metà del XX secolo i Jolly divennero due, spesso uno rosso e l’altro nero, per corrispondere ai due colori del mazzo, ma si trovano anche mazzi con un Jolly colorato e l’altro in bianco e nero. Da quel momento il Jolly Joker viene rappresentato come un giullare e la figura del vecchio Bower (o Bauer) è finita a sovrapporsi e mescolarsi con quella del Il Matto del Tarocco.

Il giullare entra nell’affollata corte delle carte da gioco che si compone di quattro re, quattro regine e quattro fanti; oltre le somiglianze esteriori, il Matto e il Jolly indossano abiti rattoppati, hanno facce grottesche e assumono pose informali, posseggono però un carattere distintivo comune: rappresentano l’alterità.

La loro essenza è nel marcato contrasto fra la loro condizione mortale e intellettuale: la stessa imperfetta natura umana, che nei contesti sociali caratterizza il Matto e il Jolly Joker, li eleva a un livello, che per gli altri è irraggiungibile, di autorità simbolica tale, da divenire – all’interno dei mazzi e nelle meccaniche di gioco – il potere vincente.

L’iconografia e l’immaginario legato al gioco delle carte valicarono l’ambito del gioco, andando a influenzare le forme e le rappresentazioni di personaggi come i clown e i buffoni nel teatro di fine Ottocento e nel nascente cinema di inizio Novecento. Al punto che, nel 1928 nel film muto l’Uomo che Ride di Paul Leni, tratto da un racconto di Victor Hugo, la figura del protagonista, il clown Gwynplaine, ha il volto e le fattezze tratte da alcuni famosi disegni di Jolly di mazzi di carte. 

Sarà proprio questo personaggio a delineare la fisionomia del Joker acerrimo nemico, fin dal primo numero del 1940, di Batman; un nemico che in origine doveva morire in quel primo numero, morte di cui però non furono mai disegnate le tavole, permettendone il ritorno e il successo, rendendone menifesto l’inscindibile legame con la figura delle carte da gioco.

Se mi chiedi di parlarti di un gioco da tavolo che riprenda la figura di un Joker il più possibile simile a quello dei mazzi di carte, penso che il più aderente a questa descrizione possa essere “JOKER – A DIABOLIC PARTY GAME”. Un semplice gioco di carte, ovviamente ambientato nel mondo della DC Comics di Batman, dove risulta assolutamente importante utilizzare capacità strategiche e deduttive sapendo che ogni mossa conta nei limitati turni di gioco.

Tu sei uno dei nove famigerati criminali tra gli storici avversari del Cavaliere Oscuro e il tuo obiettivo è corrompere la città e accumulare punti eliminando i tuoi avversari, sottraendogli soldi e portafogli dove si accumulano carte e punti. 

Il tuo compito è fare punti e spedire gli altri criminali nel manicomio di Arkham Asylum, evitando di perdere posizioni per le azioni del “cattivo” Batman, ma sottostando a regole che cambiano costantemente ad ogni turno, dove ogni carta girata modifica l’andamento del flusso di gioco. Questa variabilità è demandata alla figura di un Joker imprevedibile che tramite le sue carte genera caos e confusione in città: il livello delle tre carte del Burlone è, dal basso all’alto, “scherzo” “instabilità” “anarchia” … il vero Jolly del gioco …

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