Quand’ero bambino non perdevo neanche una puntata del cartone animato di Batman, eppure i ricordi che ho conservato negli anni sono pochissimi. Per esempio, se non l’avessi rivisto apposta per scrivere questo articolo, non avrei saputo dire assolutamente niente di Un piccolo favore, l’episodio della serie in cui esordisce Harley Quinn. A dire il vero avrei tranquillamente potuto farne a meno: nel giro di quei venti minuti Harley non è altro che l’ennesimo scagnozzo di Joker preso a cazzotti da Batman. L’unica differenza è che si tratta di una donna, mentre gli altri tirapiedi sono uomini grandi, grossi e stupidi.
Dopo averla creata per la televisione, Paul Dini e Bruce Timm decidono di dare importanza all’ex Dottoressa Quinzel dedicandole un fumetto di una sessantina di pagine, in cui raccontano le sue origini e delineano il contesto in cui si sarebbe mossa da lì in avanti, fino al momento dell’emancipazione da Joker, del consolidamento della relazione amorosa con Poison Ivy e dell’andirivieni nel gruppone dei buoni.
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Harley Quinn è sostanzialmente la terza incomoda tra Batman e Mr J e la sua posizione è piuttosto scomoda: il pagliaccio la maltratta, la picchia, la umilia, la deride, se la tiene accanto quando gli fa comodo, ma la respinge quando rischia di rubargli la scena. Non c’è posto per l’arlecchina sul palco del clown!
Il vero passo falso della psichiatra pazzerella, però, consiste nel volersi sbarazzare dell’Uomo Pipistrello: non capisce che Joker vuole vivere con il nemico un rapporto esclusivo, senza interferenze. L’Amore folle si consuma tra i due avversari più che tra Harley e il criminale ed è folle lei a non comprenderlo. Quinn è una vittima dell’ego del suo «pasticcino», è una donna abusata che non riesce a reagire e insiste a negare l’evidenza.
Bruce Timm trova per la storia ideata insieme a Paul Dini un ritmo veloce, perfettamente adatto a due personaggi tarantolati come i matti protagonisti. Velocità però non significa superficialità, pertanto attraverso i movimenti dei corpi e le espressioni facciali ogni elemento narrativo è esplicito, ben visibile: non ci sono dubbi sulla tossicità della relazione, sul fatto che abbiamo davanti un amore a senso unico con tutta la sofferenza che ne consegue.
Sognava di diventare un calciatore professionista, ma a sedici anni si è svegliato e l’incubo è cominciato. Continua ad amare il calcio tanto quanto ama leggere fumetti di tutti i tipi. Cerca di sbarcare il lunario, scrive per QUASI e Lo Spazio Bianco, parla per il podcast hipsterisminerd e per LSB Live.