Te l’avevo detto che sto rileggendo con calma “Marvel Integrale: X-Men”, la collana di Panini Comics, ripercorrendo tutta la lunga gestione di Chris Claremont e tappando il piccolo buco narrativo che mi ero lasciato dietro nel passaggio dall’edizione italiana a quella statunitense. Mi giro e vedo, tra i dorsi gialli sulla libreria, una cartolina spuntare da un punto indefinito del numero 53, mentre la sequenza continua fino all’ultimo uscito, il 73, e pare che tutto finirà con il numero 76.
Il viaggio è stato bello, anche se mi mancano ancora un paio di numeri che non avevo mai letto. Devo ammettere, però, che a volte la sensazione più forte che mi coglie tra le pagine è la pura e semplice noia. Credo che “entrare” in Claremont sia l’ostacolo più grande: ci vuole il giusto tempo per acclimatarsi, ma una volta dentro non vuoi più smettere. È un’operazione consapevole, un atto di volontà. Alla fine, però, non mi sembra di essermi perso chissà cosa all’epoca (ora almeno so chi è Sinistro, ooook).

Subverting gender in the X-Men
J. Andrew Deman
University of Texas Press
October 24, 2023
Tra le tante letture che accompagnano la mia routine, alterno anche questo saggio: The Claremont Run – Subverting Gender in the X-Men, di J. Andrew Deman, uscito nel 2024 per University of Texas Press e vincitore del Will Eisner Comic Industry Awards 2024 per il miglior saggio accademico. Ironia della sorte, nel giro di pochi mesi una certa parolina nel titolo è praticamente diventata illegale negli USA.
Te lo dico subito: non l’ho ancora finito, ma voglio condividere qualche spunto illuminante tratto da questa prima metà abbondante.
Ora dimmi: quale personaggio hai visto di più leggendo “Uncanny X-Men” dal numero 97 al 278, ovvero l’intera gestione di Claremont?

Secondo me hai pensato Wolverine. Io ho pensato Wolverine.


E invece.

Perfino in copertina se la combattono alla pari.
Negli Stati Uniti, questi numeri sono usciti tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta. Qui da noi sono arrivati nei primissimi anni Novanta. “Uncanny X-Men” era spesso il fumetto più venduto in America, con vendite mensili che superavano regolarmente le 500.000 copie.
Ma te la ricordi Tempesta in quel periodo? Ti ricordi quando cambia costume? In un batter d’occhio passa da così a così (te la riassumo con due disegni di Arthur Adams):


E soprattutto, te la ricordi la reazione di Kitty Pryde?

Io ricordo bene quando ho letto quella storia. Avrò avuto cosa, quattordici o quindici anni? Ho avuto la chiara percezione di trovarmi davanti a qualcosa che non avevo gli strumenti per capire fino in fondo. Ororo era sempre stata un punto di riferimento per Kitty, la più giovane del gruppo, e la sua trasformazione mi aveva spiazzato. Non capivo nemmeno la reazione di Kitty, che mi sembrava esagerata.
Ecco un piccolo estratto dal saggio che affronta proprio questa scena:
In the spectacle of Storm’s transformation, her relationship to young Kitty Pryde models the ways in which White Americans have learned to perceive women of African descent as caretakers. Despite the many routes they have taken in matters of work and family, Black women have been associated with mothering other people’s children, particularly White children, since the era of slavery.
Che tradotto a braccio diventa:
Nello spettacolo della trasformazione di Tempesta, il suo rapporto con la giovane Kitty Pryde rappresenta il modo in cui gli americani bianchi hanno imparato a percepire le donne di discendenza africana come figure di accudimento. Nonostante i molti percorsi intrapresi in ambito lavorativo e familiare, le donne nere sono state associate al ruolo di madri per i figli degli altri, in particolare per i bambini bianchi, fin dall’epoca della schiavitù.
Se ci pensi, per anni abbiamo letto le avventure di un gruppo di supereroi che, per la prima volta, aveva al centro della squadra una leader donna, nera, povera e punk.

Cosa succederebbe, oggi, di fronte a un personaggio così, letteralmente intersezionale?
Esiste un sentire comune di molte persone, generalmente aggressive e poco inclini alla discussione, per le quali al mondo d’oggi “non si può più dire niente” – con particolare rammarico soprattutto quando “niente” corrisponde a qualcosa di violento nei confronti di minoranze etniche, religiose, di genere… e Ororo le incrocia praticamente tutte (!) -, quelli che ci tengono a dircelo da ogni spazio pubblico possibile, che gli è impedito di parlare.
Negli ultimi lustri sono vari i personaggi finiti nel mirino, chi per il colore della pelle, chi per motivi religiosi, chi per le sue preferenze sessuali.



E invece ci pensi? C’è stato un lungo momento tra fine anni Settanta e inizio anni Novanta in cui il fumetto più venduto era tutto un Dio ama, l’uomo uccide, e nessuno se ne lamentava.
“Non si può più dire niente“, dici? Credi a me, per quanto mi senta fin quasi reazionario nel risponderti con una frase altrettanto fatta, prendendo come il segno di una resa invincibile (cit.!) lo stesso pensarlo, ti dico: “si stava meglio quando si stava peggio“, e tu te ne stavi zitto. Forse perché, all’epoca, non avevi ancora capito di essere tu quello fuori posto.