Il frutto della conoscenza di Liv Strömquist è il libro perfetto (il fatto che ci siano le figure aiuta non poco) per uno dei numerosi conquistadores de femmes che mi capita di incontrare con sostenuta frequenza (quelli che, come mi piace (?!) pensare, confondono una parte con il tutto. e si distraggono dal tutto che conta davvero).
del genere che se, una volta tanto, al bar, perché può succedere, hai finalmente L’ARGOMENTO per intrattenere e non intorbidirti nell’abituale oscurato silenzio imbrattato d’imbarazzo, e parti bello (s)lanciato tipo così: «no, sai che ieri sera, concerto troppo bello. non vado mai da nessuna parte, ma c’era questo gruppo siciliano, The Trip Takers. sono meravigliosi! fanno lo stesso suono garage dei gruppi psichedelici anni Sessanta che ho conosciuto adolescente, grazie ai dischi che portava in casa mio fratello. hanno suonato anche al Cavern Club, quello dei Beatles all’esordio! sìsì, li ho visti a Imperia. c’è un posto dove fanno musica. mi porta ogni tanto un amico» e ti sembra anche di andare benino, vuoi non arrivi il perentorio: «PELO CE N’ERA?».
ecco, per loro, gli stessi de «MA TU NON HAI CAPITO ANCORA NIENTE DELLE DONNE!!» «eh, probabile. se sto ancora al pelo cioènoshcusa al palo, al palo dicevo a cinquantunanni. peraltro, a detta di alcuni amici del calcetto, che si ci scruta, negli spogliatoi, un gran bel discreto pal. …» «C’E’ STATO UN PERIODO CHE NE AVEVO TRE CON-TEM-PO-RA-NEA-MEN-TE!!» «ah. e come è andata poi?» «eh, è successo un casino. ho dovuto lasciare perdere.» «ah. eh. no, ma ti capisco, sai. le relazioni sentimentali sono equilibri così fragili, a volte. certo spiace, specie quando uno ci mette proprio tutto quello che ha. non si nega né si risparmia mai. bello concentrato sul suo unico incondizionato amore. coraggio, dài. (forse) succederà ancora. te lo … ehm … meriti.»
il libro dell’autrice svedese, edito da Fandango Libri nella collana Documenti e contrassegnato con il numero 74, andrebbe benone anche per quelli di «MAI AVUTO PROBLEMI CON LE DONNE, IO.». tipo due giorni dopo: «EH, CON LA DONNA CI VUOLE IL BASTONE E LA CAROTA.» (da pronunciare preferibilmente con accento meneghino).
vabbè.
Strömquist inizia la sua trattazione partendo da una irresistibile classì fica (ehm.) degli uomini che si sono troppo interessati al cosiddetto “organo sessuale femminile”. alzi la mano chi non vi si annovera. la mano, ho detto. grazie. e, in effetti, inorridendo scorrendola ci si rende conto sia l’atteggiamento pure peggiore rispetto a relegarlo nell’oblio: attraverso una documentatissima carrellata sulle ossessioni (alcune davvero peculiari!) dei meglio posizionati si ha la conferma (ce n’era bisogno?) di quanto gli irreparabili danni dell’evoluzione dall’antichità alle società patriarcali degli ultimi secoli abbiano gravi ripercussioni odierne.
nella seconda parte, introdotta dal chiari fica (ehm) tore titolo “Cresta di gallo a testa in giù” Liv si concentra sulla conformazione fisica dell’oggetto della trattazione e sulla rappresentazione (o, per meglio dire, sulla mancanza di rappresentazione) dello stesso in ogni aspetto sociale: dall’arte ai tentativi di comunicare con eventuali popolazioni aliene.
vale la pena aggiungere qui come sia esemplare ed impeccabile la resa dell’intero testo: progetto grafico e adattamento sono affidate alla cura dalle mani sicure di uno dei consacrati campioni della letteratura disegnata nazionale, Paolo Parisi.
il capitolo successivo è dedicato all’orgasmo: la sintesi migliore la realizza la stessa autrice concludendolo con una breve riflessione su quanto sia la sessualità sia l’orgasmo femminili non godano (ehm) di una definizione a sé stante, ma siano descritte sempre a partire da quelle maschili, additandole come peggiori o contrapponendole a esse. e ricadendo così nelle trappole del binarismo di genere, un’altra delle questioni affrontate con competenza.
la conclusione, composta dai capitoli “Feeling Eve” e “Blood Mountain”, è quella più coinvolgente, forse soprattutto per chi, per una mera questione biologica, non saprà mai cosa vuol dire davvero essere soggetti al ciclo mestruale: la chiarezza espositiva dell’autrice svedese unita alla sua vivace intelligenza, che brilla per tutte le (quasi) 140 pagine, la rendono strumento didattico indispensabile. estrapolata dal resto del testo, questa parte finale, dovrebbe essere proposta e studiata sin dalla scuola media.
Liv: grazie!! tanto lo sai che non capiremo niente neanche questa volta, vero? ci perdonerai anche questa volta, vero?