Microplastiche

Boris e Paolo | QUASI |
disegno di Massimo Giacon.

Si sa: a noi due la fatica fa proprio schifo. Abbiamo ascoltato con attenzione Il banditore, prodigioso disco di Enzo Del Re, e giunti a Lavorare con lentezza, nonostante la gioia che ci veniva infusa da quella canzone bellissima, non siamo riusciti a mettere a tacere il vago fastidio che ci si infilava sotto la cute. «Amo il lavoro ma detesto la fatica», dice il cantautore; noi detestiamo l’uno e l’altra, con un atteggiamento che definiamo fieramente bipartisan.

Diciamocelo. Quando abbiamo iniziato a fare QUASI, abbiamo un po’ sottovalutato la fatica.
Schiacciati da un lavoro prevalente che, decisamente nolenti, si mangia gran parte del nostro tempo, abbiamo deciso che quella che consideriamo la nostra parte migliore merita di prendersi più spazio. Un quarto di secolo fa, abbiamo iniziato a scrivere di fumetti firmandoci Boris Battaglia e Spari d’inchiostro: e mica si può pretendere che Battaglia e Spari siano confinati in un’aiuola minuscola, mentre tutto intorno il traffico della vita rende l’aria irrespirabile. Volevamo espandere quella aiuola fino a che fosse in grado di fagocitare il mondo! Volevamo abbracciare l’universo! Volevamo, con la forza delle nostre idee, trasformare la realtà di plastica in una vita che valesse la pena vivere!

Va be’… Ci siamo fatti prendere la mano. Provaci tu, invece di stare lì a criticare, a progettare la rivoluzione quando quel taccagno del ristoratore decide di risparmiare sulla quantità di bottarga negli spaghetti e sulla qualità del vino nei calici. Tendi a incupirti per la fregatura e a sottovalutare i particolari. Ecco… che poi il problema è proprio quello. La bottarga e il vino. Proprio non riusciamo a rinunciarci. E allora, per necessità alimentari che non si accontentano di essere elementari, ci tocca di soccombere alla schiavitù impostaci da quel lavoro prevalente di cui dicevamo sopra.

Non dovremmo dirlo noi. Dovremmo lasciare che qualche voce asettica e distante dichiarasse, con timbro fermo e a ragion veduta, che QUASI è senz’ombra di dubbio la migliore rivista letteraria pubblicata qui e ora. Siccome non ci fidiamo poi così tanto di voci che non sono riuscite a darci quella rivista di cui avevamo un bisogno spietato, come sempre, ci tocca fare tutto da soli.
QUASI è un miracolo di volontariato. Quattordici post alla settimana che dispiegano le voci più limpide e meno allineate che ci sono in giro: Alberto Choukhadarian, Alessandra Falca, Arabella Urania Strange, Francesco Pelosi, Giorgio Trinchero, La Came, Lorenzo Ceccherini, Lucia Lamacchia, Mabel Morri, Omar Martini, Peppe Liberti. Vuoi mettere? Tutte e tutti straordinariamente bravi. Bisogna solo avere la forza di tenere tutto insieme e di definire, insieme, temi che valgano una settimana di ossessioni.

A volte è un po’ faticoso e, poiché come ti dicevamo la fatica ci fa schifo, abbiamo ceduto all’impulso di una scaltrezza che viola un po’ le regole. Inizia la settimana del riciclo. Ed è un casino…

Allora… La carta nel bidone bianco, l’umido in quello verde, le lattine vanno insieme al vetro in quello blu. La plastica deve essere messa nel sacco viola trasparente e passano a ritirarla il sabato mattina. Il secco e tutto ciò che non è differenziabile nel sacco giallino che deve essere messo sul marciapiedi il lunedì sera. L’olio delle fritture lo si travasa in bottiglie che devono essere portate al centro di raccolta. Per i rifiuti ingombranti bisogna chiamare il numero verde e prenotarne il ritiro. Poi, quando finalmente hai buttato tutto ciò di cui era necessario liberarsi, ti restano in mano le cose che valeva la pena salvare. Magari le devi aggiustare un pochino, con minuscoli interventi di chirurgia estetica: microplastiche che, per una volta, non sono una cosa schifosa che ci avvelena.

Ed ecco una settimana di QUASI all’insegna dell’economia circolare.

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2 risposte su “Microplastiche

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(Quasi)