Una scatola sola

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“The Richard Sala Interview” di Darcy Sullivan, da “The Comics Journal” #208, novembre 1998

La morte di Richard Sala ci ha fatto male. Amavamo perderci nei suoi fumetti e giocare con il suo immaginario. Lo abbiamo sempre considerato un maestro dello spavento e dell’erotismo. Uno di quei maghi della paura che giocano con l’inchiostro. Come Chas Addams, Edward Gorey e il suo caro amico Charles Burns.

Se n’è andato e noi possiamo solo rileggere i suoi fumetti e le sue interviste.

Ne è uscita una sul numero 208 del “Comics Journal”, datato novembre 1998. Il blog della rivista Fantagraphics l’ha riproposta in questi giorni. È una cosa vecchia, lo sappiamo. Ma, a questo punto, il tempo non ha più importanza.

«All’inizio degli anni Ottanta avevo finito l’Accademia di Belle Arti e ho iniziato a vedere in giro roba come “Raw” [la rivista di Art Spiegelman e Françoise Mouly, ndr] e si è riacceso in me l’interesse per i fumetti. Avevo quasi trent’anni e mi ero accasato con la fidanzata che sarebbe diventata mia moglie. A quel punto ho trovato un libro, All in Color for a Dime [una raccolta di memorie d’infanzia di collezionisti dei fumetti, ndr]. Mi sono sentito come se stessi vivendo una seconda infanzia. Mi sono ricordato quanto avevo amato i fumetti e all’improvviso mi sono tornati in mente tutte le scatole piene di fumetti a casa di mia madre. Le ho chiesto di spedirmi quei fumetti un po’ alla volta. Non potevo recuperarli tutti insieme perché conducevo un’esistenza morigerata e non volevo venisse schiacciata dal pattume. Allora le chiesi: “Puoi spedirmi una scatola, una sola, di “Famous Monsters”?»

Puoi leggere l’intervista QUI.

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