Le orecchie del topo

Boris Battaglia | La cassetta degli attrezzi |

Nel marzo del 2017 su “Topolino” n. 3197 fu pubblicata la parodia disneyana di Una ballata del mare salato per celebrare i 50 anni della nascita di Corto Maltese. La storia era scritta da Bruno Enna e disegnata da Giorgio Cavazzano. Qualche tempo prima, come si usa ormai in questi tempi così social, furono diffuse varie immagini a mo’ di anteprima. Queste due vignette tra le altre, mi colpirono per un dettaglio, che trattandosi di un marinaio non mi sembrò trascurabile: l’orecchino del topo.

L’unico oggetto di valore posseduto da un marinaio. L’assicurazione per avere un funerale decente dovunque gli capitasse di morire. La posizione di quell’orecchino sollevò la mia curiosità, perché essendo tutto quello che un marinaio ha, deve essere assicurato bene, mica lo puoi far saltare da destra a manca così. Prima a destra, poi a sinistra. Da che parte l’ha doppiato il Capo il Topo?

Diciamo subito che poi l’editore fece cancellare l’orecchino risolvendo ogni mio dubbio. Nella storia pubblicata né Pippo né Topolino hanno orecchini di sorta, che poi ai bimbi magari gli viene voglia di farsi il buco al lobo!

Ma all’epoca, mentre era stata diffusa la coppia di vignette non lo sapeva nessuno, così mi divertii a sollevare il problema su Facebook.

Corto, a cui il personaggio di Topolino si ispira, ha un solo orecchino a sinistra. Ha doppiato il capo sottovento. Quasi roba facile. Metterlo a destra al topo è come dire che è più tosto di Corto, ha doppiato il capo controvento. Mettergliene due non avrebbe avuto senso. Per me era una distrazione dovuta alla sottovalutazione dell’importanza dell’orecchino per i marinai della prima metà del secolo scorso.

Mi si rispose che era l’effetto di una sintesi grafica che dava l’impressione di due orecchie diverse, in realtà l’orecchino era piazzato sempre sullo stesso orecchio.

La cosa però non mi convinceva. La sintesi grafica posiziona le orecchie in verticale certo, ma mica sposta la destra e la sinistra. e poi non avesse avuto il cappello avrei anche potuto far finta di accettare la spiegazione, ma il cappello per come era calcato faceva da sparti-orecchie perfetto. Nella prima vignetta l’orecchio sotto era quello di destra, nella seconda per come era girata la testa e per la posizione del cappello l’orecchio sotto era quello di sinistra. In modo inequivocabile.

A questo punto nella conversazione interveniva Francesco Ciampi, aka Ausonia, con argomenti decisamente interessanti.
Non so se le sue argomentazioni mi hanno convinto (un po’ si), ma per l’assoluto interesse che ricopre il suo sguardo di disegnatore, ho deciso di riportarla per esteso.

Ausonia: Infatti i copricapi sono sempre un casino perché scoprono quello che è un inganno visivo. Un piccolo trompe l’oeil. Topolino non ha un orecchio destro e uno sinistro, ma uno in basso e uno in alto. e l’orecchino è corretto. È talmente un inganno grafico che sarebbe impossibile trarre un modello 3D di quel cappello e di quelle orecchie.
I critici… se invece di speculare su ogni cosa usassero quel tempo per farsi un corso di disegno base farebbero un favore all’umanità.

Boris: Quindi il cappello ha un taglio dietro per farlo calzare sull’orecchio superiore? Vedi come le parole non sono le cose e tutti gli artifici letterari non cambiano la realtà, così (benché il suo valore simulacrale abbia molta più forza di quello della scrittura permettendogli queste soluzioni) gli artifici del disegno non costruiscono una nuova realtà, nemmeno nel più spinto degli astrattismi. Capisco perfettamente che sia una scorciatoia prospettica (vanificata però dall’orecchino che ricontestualizza allo sguardo del lettore il sopra sotto nella sua originarietà di destra sinistra), ma le orecchie del topo restano una a destra e una a sinistra (come dimostra il fatto che il cappello ne evidenzia la separazione: destra sinistra e non sopra sotto e non ha fessure per farcene passare una). È per questo che non puoi trarre un modello 3D di quell’espediente, perché è appunto un espediente per rendere una cosa che in 3D starebbe in modo diverso. Perché la realtà assunta da chi disegna e da chi legge resta l’unica che conosciamo. Se la tua tecnica di disegno avesse potere demiurgico e potesse cambiare il mondo, allora sì, povera umanità.

A: Devi rispolverarti il cubismo e poi capisci anche quell’orecchino. Forse hai ragione dal punto di vista anatomico, ma non dal punto di vista della sintesi attuata, della convenzione. Altrimenti uno dovrebbe obbiettare anche sulla forma identica delle orecchie ogni volta che il topo gira la capoccia un po’ colì e un po’ colà. Che sono delle palle.
È una questione squisitamente legata alla gestalt. non devo collocarla sul piano del reale. Quel cappello e quell’orecchio sono un paradosso che funziona bene così. Non lo devi capire, il paradosso. Te lo devi solo (saper) godere.

B: Se fosse un paradosso non potrebbe funzionare senza collocarlo sul piano del reale. Un paradosso che non ha un’esperienza di realtà da negare e contraddire non è un paradosso. Quindi, stando a quanto hai affermato prima, le orecchie di Topolino non sono un paradosso, al limite un costrutto concettuale valido solo nell’universo Disney. Ma se attui la parodia di qualcosa che appartiene a un altro universo strutturale (il mondo di Pratt) non posso prescindere – io che leggo- da quella realtà. Altrimenti la parodia non funziona. Devi cioè adattare quel tuo costrutto alla realtà che stai parodiando, altrimenti mi fai perdere il piacere della parodia. A me dispiace dirlo, ma gli autori, per quanto bravissimi, non hanno tenuto conto del mondo in cui hanno collocato i loro personaggi, creando cortocircuiti difficili reggere, come quelle due orecchie squartate dal cappello e riposizionate da quel “maledetto” orecchino. Poi se è meglio non dirlo perché Cavazzano è un santino che non si tocca, va bene così. Godiamoci il paradosso che non c’è.
Comunque risolvimi il problema: se l’orecchio con l’orecchino di profilo e di tre quarti è sempre quello sotto, quando il topo è disegnato di fronte l’orecchio con l’orecchino a quale corrisponde? Il sotto del profilo è la destra o la sinistra del frontale?

A: Ti rispondo così:

Se tu provassi a ruotare questa struttura noteresti che le colonne non hanno aderenza al sopra e al sotto. La testa di Topolino è esattamente come questa struttura: si sfascia se la ruoti. E allora deve funzionare solo nella singola vignetta. Se cerchi una relazione logica tra la prima vignetta che hai postato e la seconda, non hai capito cos’è Topolino e non hai capito in generale cosa sia un fumetto (graficamente parlando). Quindi sul volto frontale l’orecchino potrebbe stare a destra come a sinistra. Siccome è il Maltese, il disegnatore lo metterebbe a sinistra. Ma non c’è logica. C’è solo l’inganno.

B: Hai mai letto Robert Trivers? Non può esistere, proprio per la nostra struttura biologica e il nostro sistema sensoriale, inganno senza logica (non necessariamente riferita al nostro mondo reale). Nessun mondo, tanto meno uno narrativo come quello di Topolino può stare insieme senza una logica interna. Non esiste il “graficamente parlando” avulso da un sistema fumetto, perché non esiste prima il come e poi il cosa. Dammi pure lezioni di disegno, non posso che giovarmene, ma non dirmi che non so cosa è un fumetto, perché il fumetto non è scorporabile in elementi. Se sostieni una cosa come questa, che non c’è logica tra la vignetta prima e quella dopo, neghi la natura del fumetto.

A: Nei fumetti (in questo caso sì, graficamente parlando) ce ne sono moltissime di cose illogiche. Che ci piaccia o no. E si vive bene lo stesso. Comunque mi correggo, che nel commento sopra ho perso due parole e ne viene fuori una frase assolutamente sciocca: “in generale cosa sia QUEL TIPO di fumetto (graficamente parlando)”, altrimenti sembra che sto a negare la base della sequenza giustapposta. E ti faccio arrabbiare per nulla.

B: Ma va’. mica mi arrabbio. Ritengo l’idea del fumetto come sistema sequenziale una gran cazzata. Il che non significa che sia un sistema illogico. Nemmeno quel tipo/topo di fumetto.

A: Ho detto che nella singola vignetta l’orecchino funziona. È nel cercare rapporti tra le due vignette che si crea una situazione paradossale. Sono entrambe corrette e attinenti al reale tranne se le si comparano, e il paradosso sta tutto lì: nel cercare una logica tra l’una e l’altra.
Questo perché la testa del topo è costruita con un inganno grafico. non mi sembra così complicato da capire…
Ma il giochino non è “individuare la cosa” (che è ovvia), piuttosto capire come funziona. E soprattutto capire perché non è un errore. Anzi è plausibile. Anche l’immagine di Escher che ho postato qui sopra pare plausibile, e la controprova è questa: se nella seconda vignetta l’orecchino fosse sull’orecchio in alto, ti chiederesti perché quell’orecchio ha risalito la verticale della testa del topo.
Comunque cerchi di risolverla graficamente… a colpo d’occhio sembrerà sempre un errore.
Cavazzano non ha messo quell’orecchino a caso, proprio per niente. Ha seguito solo quella che è la struttura della testa del topo che è una struttura non-logica. E coerentemente a quell’inganno grafico l’orecchino va proprio dove lo ha messo lui. Chiaro. Ma se fosse una svista (parlo di queste due vignette) sarebbe una svista assolutamente giusta. Paradosso nel paradosso.

Daniele Cauzzi: Il fenomeno che vi confonde si chiama pseudorotazione, come la pseudorotazione di Berry, che cambia una geometria piramidale a base quadrata in una bipiramidale a base trigonale. In un topo normale non sarebbe possibile senza staccare le orecchie, ma in un Topolino sì, è possibile nello stesso modo per cui il topastro parla e guida una automobile.

Ausonia: Esatto! Ho fatto anche un disegnino… e non avevo mai disegnato il topo in vita mia…

B: Quindi, se ho capito: la testa del ratto è composta da sue semisfere, quella del muso e quella delle orecchie. la semisfera del muso può girare di 90 gradi sia a destra che a sinistra, mentre la semisfera della calotta cranica (quella con le orecchie) gira, ogni volta che gira il muso, sempre di 90 gradi solo a sinistra e poi di 180 gradi in basso. in modo che l’orecchio di sinistra sia sempre quello in basso.
Se è così, perché sostieni che tra le due vignette non c’è alcun collegamento logico, quando ce ne sarebbe addirittura uno meccanico?

A: Ah ah no. Fai solo confusione. Perché il problema meccanico se lo sono posto e lo hanno risolto solo quando hanno dovuto realizzare il 3D del topo. Prima, e lo hanno disegnato per millenni, si ragionava come ti ho spiegato io. Cavazzano quando disegna Topolino non pensa alla meccanica delle rotazioni, ma aggiusta semplicemente un’immagine 2D.

B: Quindi, se ho capito bene c’entra un cazzo la meccanica, quella che Daniele ha definito pseudorotazione, che è necessaria all’animazione. Il problema di Cavazzano (e di Gottfredson prima di lui) è come rendere la prospettiva delle due orecchie con un’immagine 2D senza farle finire una nascosta dall’altra. Ma allora torniamo lì. Le orecchie del topo in 2D non ruotano. Quando la testa è girata a destra l’orecchio sotto è quello sinistro, quando è girata a sinistra l’orecchio sotto è quello destro. e come tali, io lettore, li assumo. Altrimenti il cappello non ci starebbe (infilacelo nella verticale che hai esemplificato tu!). È solo un espediente grafico per rendersi la vita comoda. Quindi l’orecchino nella seconda vignetta è sull’orecchio sbagliato.

A: E insisti! No, non è quello sbagliato. Hai capito perché ti parlavo di Esher. No? Perché si tratta di un inganno. Non esiste più destra/sinistra ma alto/basso. Nel 2D non applichi la rotazione ma INVERTI le coordinate. Quindi se decidi che l’orecchio in basso abbia un orecchino, resta quello sia nel tre quarti che nel profilo. Che poi se ci fai caso l’orecchio più distante è sempre disegnato più piccolo e quindi verrebbe da mettere l’orecchino una volta in alto e una volta in basso. Ma come soluzione sarebbe comunque monca perché quelle orecchie poste sull’asse della testa in questo caso darebbero la sensazione di salire e scendere. E sarebbe ancora peggio.
Se la questione sono le due vignette postate qui non si può parlare di errore o incoerenza. Le due vignette sono coerenti a una (possibile e consapevole) scelta. poi se nelle altre la cosa cambia in modo randomico è diverso.
Poi per me la cosa appassionante di tutto ciò… non era tanto l’orecchino (che era solo un pretesto), ma lo spazio altro in cui il disegno ti può portare. Quelle due vignette non giocano le regole del 2D. Sono finestre aperte sulla N dimensione. In cui manca la profondità ma ci sono altre leggi che muovono addirittura le cose. Cambiano loro la polarità, le coordinate, il senso… vabbeh, il disegno è una cosa serissima.

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