Ci sono più cose sotto i nostri piedi di quante ce ne siano in ogni filosofia che volge lo sguardo alle stelle. Un po’ dispiace, ma su questo argomento non siamo d’accordo con il buon Kant: una delle cose che ci commuove di più non è il cielo stellato sopra di noi, ma l’idea delle meraviglie di cui brulica il mondo sotto di noi.
Datti assolutamente la pena (la vale tutta) di leggere I misteri del sottosuolo, di Will Hunt e scoprirai meraviglie senza eguali. Il mondo sottoterra, tra caverne, catacombe, passaggi segreti, rifugi antiaerei, cantine, prigioni, bunker, fogne, metropolitane e intere città sotterranee, è così pieno di cose e di vita (assente invece, fino prova contraria, tra le stelle) che, come noi ne resterai stupita… o stupito (a seconda del tuo genere biologico o di adozione).
Te lo ricordi quando hai avuto tra le mani il primo numero dei “Fantastici Quattro”, pubblicato da quella casa editrice fondata da Andrea Corno e da suo cognato? No, lo sappiamo, non sarà stato quando è uscito. Non sei mica una vecchia… o un vecchio boomer! Nell’aprile del 1972 avevi solo quattro anni e mica sapevi leggere, guardavi giusto le figure. Sarà stato qualche tempo dopo, tipo nel 1978, quando la Corno ristampò la serie in un formatone da 21×27 cm chiamandola, con fantasia radicale (questa, come quella sul cognato di Andrea Corno, oggi, è facile ironia, lo ammettiamo) “I Fantastici Quattro Gigante”.
Nel 1978 avevi dieci anni, sapevi leggere e consideravi i fumetti la cosa più bella del mondo… vero, stavano per arrivare Goldrake e i cartoni giapponesi a toglierei il primato ai fumetti, ma non perdiamo tempo: la classifica delle tue passioni infantili non è una questione da affrontare qui.
Torniamo ai “Fantastici Quattro”. Quel giornaletto, se non ricordiamo male, raccoglieva i primi due numeri del comic book originale, dedicato dalla Marvel nel 1961 al fantastico quartetto inventato da Stan Lee e Jack Kirby.
[Concedici un inciso: sarebbe interessante, un giorno, fare un’analisi storico-economica del perché (e se è vero che) non sarebbe stato possibile in Italia vendere giornaletti con una ventina di pagine di fumetti, come gli albi americani, a un prezzo adeguato, ma si dovette mandarli in edicola con 48 pagine a un prezzo di copertina di 200 lire.]
E, nella seconda storia, facevi la conoscenza con Harvey Rupert Elder, uno scienziato pazzo conosciuto come Uomo Talpa, che viveva sotto la città di New York, dove si era costruito un mondo sotterraneo di cui era l’incontrastato signore.
Ecco. Sai che l’Uomo Talpa è esistito davvero? Lo abbiamo scoperto leggendo il libro di Hunt. Si chiamava William Lyttle, ed era un ingegnere edile inglese, completamente suonato, che a metà degli anni Sessanta del secolo scorso, ispirato forse proprio dal fumetto dei Fantastici Quattro, avendo cominciato degli scavi per farsi una cantina, aveva costruito, praticamente quasi tutto da solo, sotto casa sua a Hackney (sobborgo di Londra) un villaggio sotterraneo. Fu scoperto solo quando, come accade nella seconda storia del Fantastici 4 che la città si riempie di crepe per le strade, negli scantinati dei vicini cominciarono a prodursi crepe e cedimenti strutturali.
La stampa locale lo battezzò subito: l’Uomo Talpa di Hackney.
Non sappiamo se la stampa italiana abbia mai dato evidenza di questa storia. Siamo pigri e non abbiamo fatto le ricerche necessarie. Ma siamo convinti che in qualche modo Guido Crepax ne sia venuto a conoscenza. Perché quando nel 1966 pubblica su “Linus” l’avventura di Valentina intitolata I sotterranei, è innegabile che lo speleologo Leone Carrandini, a parte gli occhiali, è identico a William Lyttle. Sì, vabbè, in realtà, già dal nome, è più ispirato a Trotzky, ma dobbiamo farlo funzionare questo strano anello, no? E allora caliamoci anche noi nei sotterranei in cui si perde Valentina. Se mettiamo da parte letture psicanalitiche e ideologiche (di cui la trilogia dei Sotterranei è comunque ricchissima) la discesa di Valentina nel mondo sotterraneo, dove gli Eguali e i Supremi lottano da sempre come il Bene e il Male, rimanda da una parte agli inferi danteschi e dall’altra, non tanto al Viaggio al centro della Terra di Jules Verne come vorrebbe una critica superficiale, quanto all’Icosameron, romanzo fantastico di Giacomo Casanova. Sappiamo che Crepax aveva una passione per Casanova, al quale dedicò due storie originariamente pubblicate da Franco Maria Ricci, e non dubitiamo che ne conoscesse questo romanzo.
Nello sfortunato romanzo di Casanova (fu un vero fiasco commerciale), Edoardo ed Elisabetta, fratello e sorella, ritornano a casa dai loro genitori dopo essere scomparsi per ottant’anni. Che i genitori fossero ancora vivi è fatto strano ma Casanova non sembra curarsene. I due hanno la stessa età di quando sono scomparsi, e raccontano di essere precipitati nella Terra Cava, dove per tutti quegli anni hanno vissuto nel mondo utopico dei Megamicri, esseri pacifici, molto colorati ed ermafroditi. Che ricordano abbastanza gli eguali crepaxiani.
Dice Casanova che con ogni probabilità la terra dei Megamicri è il nostro perduto Paradiso Terrestre.
Non è assolutamente d’accordo con questa visione (d’altra parte quella di Casanova era l’età dei lumi, si era ottimisti all’epoca) Guillem Lopez, che nel romanzo Ventuno, del mondo sotterraneo ci dà una descrizione terrificante. L’umanità vive sottoterra, nei pozzi, condannata a scavare senza conoscere il motivo del proprio agire. Ventuno, che è il protagonista della storia, vive scavando, ma scavare non ha senso per lui e non lo fa per vivere. Il romanzo nerissimo e angosciante di Lopez ci mostra l’insensatezza della nostra vita nel sistema capitalistico. Andare, scavare, lavorare.
Forse è proprio per questo, per sfuggire da tutte le meraviglie che ci stanno sotto ai piedi e che, in fondo, incantandoci ce li incatenano, che alziamo lo sguardo al cielo. Sperando nel nulla che sta lassù.
Questo strano anello è composto da:
- Will Hunt, Le meraviglie del sottosuolo, Bollati Boringhieri, 2019
- I Fantastici 4 Gigante #1, Editoriale Corno, marzo 1978
- Guido Crepax, Valentina, Milano libri, 1968
- Jules Verne, Viaggio al centro della terra, qualsiasi edizione (tanto, per colpa di traduzioni datatissime, sono tutte illeggibili)
- Giacomo Casanova, Icosameron, Luni Editrice, 2019
- Guillem Lopez, Ventuno, Eris, 2019
A Londra, al 13 di Kingly Court, c’è una fermata della UNDERGROUND in disuso da cui hanno tirato fuori un bar stile anni Quaranta. Si chiama Cahoots e ci servono un cocktail che a noi piace un sacco: l’Off the Rails. Quattro parti del rum che preferisci, due parti di bitter, due parti di liquore al bergamotto, una parte di ginger e una di sciroppo al miele, cannella a piacere e una scorza di limone. Fattene una caraffa da un litro e percorri, bevendolo, questo strano anello.